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Lo smart working
non è per tutti

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Le riflessioni sul lavoro agile di un esperto manager

La realtà delle aziende odierne

Oggi la quasi totalità delle aziende è strutturata con una rete interna, comunica con le email, ha la fatturazione elettronica per cui, almeno teoricamente il dipendente potrebbe lavorare da casa connesso alla rete.  Ma non dimentichiamoci che noi acquistiamo beni materiali: dagli alimenti, all’elettronica e tutti i materiali che girano per casa e per gli uffici. Oggi, se escludiamo il software, che, pur essendo anch’esso materiale, può essere veicolato in rete, tutto il resto, non essendo ancora capaci di realizzare il teletrasporto di “Star Trek”, viene fatto movimentando materiali fisici. Dobbiamo quindi escludere dallo Smart W tutti i reparti produttivi, le filiere alimentari, i trasporti, la logistica e la grande e piccola distribuzione (dite poco?).

Restano i lavori intellettuali

Cosa rimane quindi: solo i lavori puramente intellettuali e in particolare solo quelli che non necessitano di una presenza fisica in loco. Se anche solo per mezz’ora al giorno un lavoratore (manager, consulente, ecc.) deve passare dall’ufficio il lavoro agile perde di significato. Il lavoro fatto da remoto in situazioni di emergenza: all’estero, in vacanza, per il Coronavirus e altro, non può essere considerato a tutti gli effetti smart working. In tutti questi casi la logica è: “anche se sono meno efficiente è meglio che niente”, e va considerato come tale.

Considerazioni di tipo socioeconomico

Dal punto di vista dell’azienda

Far lavorare il dipendente da casa per l’azienda è economicamente valido, riduce i costi come:

  • Edifici più piccoli, e quindi riduzione di affitti, luce, riscaldamento, ecc.
  • Riduce i servizi al personale come mensa, macchine del caffè, scrivanie, cancelleria e tutto quello che ci sta attorno.
  • Per certe categorie di lavoro, per esempio i venditori, ma questo è già in atto oggi, averne uno ubicato nel centro di un’area geografica di competenza è certamente una riduzione dei costi di trasporto (sia come tempi e Km) e di certo si migliora l’efficienza.

Ma di contro:

  • L’azienda perde il controllo di come e quando viene svolto il lavoro. Se il lavoratore non lavora per obbiettivi, come può essere per un venditore, un consulente, ed altro; il rischio è per l’azienda di non riuscire a valutare la produttività del lavoratore che potrebbe essere totalmente scarico o subissato di lavoro, senza una reale ed oggettiva possibilità per l’azienda stessa di valutare questo importante dato.
  • Nei lavori con scadenze rigide è difficile, se non impossibile, capire se il lavoratore è nelle condizioni di farcela o meno e quindi capire se si deve organizzare per tempo delle azioni di supporto, il rischio è quello di accorgersi quando ormai è troppo tardi.
  • È molto difficoltoso e meno efficiente il lavoro di gruppo, se l’azienda ha bisogno di mettere insieme diverse conoscenze per trovare una sintesi tra diversi punti di vista, un conto è mettere attorno ad un tavolo tutti, un altro è metterli in videoconferenza magari per giorni.
  • Sicurezza e protezione dei dati, se è vero che a prima vista il problema è quello di protezione dei dati nel Cloud, che è lo stesso per i computer in ufficio, di fatto nessuno mi può dire se il lavoratore lavora da solo o se c’è qualche altra persona con lui che non dovrebbe avere accesso ai dati che scorrono sul monitor.

Dalla parte del lavoratore

Ci sono certamente alcuni vantaggi, per esempio:

  • Risparmiare una o due ore di viaggio per recarsi in ufficio.
  • Dove possibile avere un lavoro flessibile, certi lavori intellettuali, con scadenze non pressanti e senza la necessità impellente di interagire con altri soggetti, non necessitano che vengano svolti in determinati orari. Se in ufficio può essere un problema lavorare la sera quando non c’è nessuno a casa è certamente possibile.

Ma di contro dovremmo considerare anche:

  • Quali sono le strutture ambientali che può mettere a disposizione il lavoratore a casa? Se il lavoratore vive in un ambiente piccolo (non ha un angolo tranquillo in casa) e lo deve condividere con altre persone, quale può essere la qualità del lavoro?
  • Quali sono le condizioni famigliari al contorno? Si può anche avere una stanza chiusa a propria disposizione, ma vi immaginate una signora con due bambini in casa, può anche avere una babysitter o magari una nonna, ma il bambino quando sa che c’è la mamma in casa difficilmente lo distogli dal volergli parlare.
  • La mancanza di possibilità di verifica da parte dell’azienda pone il rischio reale che si torni al cottimo, questa volta per gli impiegati.

Conclusioni

Lo smart working ha certamente uno sviluppo possibile, anche se limitato a certi ambiti. Chi scrive lo ha fatto per più di una decina d’anni, ma non è il toccasana, è ancora troppo limitato nelle possibilità da relegarlo in ambiti di emergenza o di situazioni particolari (cosa per altro già operativa da anni nel nostro mercato). A mio avviso c’è un ambito ancora poco utilizzato che potrebbe essere implementato in modo da ottimizzare i tempi e gli spostamenti: la videoconferenza.

L’importanza della videoconferenza

Sembra strano ma nelle nostre aziende non viene implementata di base la videoconferenza, viene considerata un costo notevole (certo in passato lo era) e la possibilità di utilizzare il PC o il telefonino viene valutata quasi un gioco. Vi immaginate in un grande stabilimento di migliaia di metri quadri quando due persone hanno la necessità di scambiarsi dei pareri guardandosi negli occhi quante ore si perdono per spostarsi, percorrendo magari più di un kilometro, per fare una piccola discussione, perché non una videoconferenza?

Un cambiamento culturale

Ma anche attrezzare delle salette di riunioni con videoconferenza, se è vero che per l’azienda sembra essere solo un costo, ma vi immaginate quali implicazioni vogliono dire per chi viene da fuori? Un esempio per tutti, mi è capitato di dover fare 10 ore di viaggio per incontrare una persona in una saletta per un ora, per me è stata una fatica notevole e dei costi rilevanti che alla fine vengono scaricati nei prezzi dei prodotti che l’azienda acquista. Se si cominciasse ad entrare nell’ordine di idee di fare videoconferenze, ciò non toglie che in qualche caso sia necessaria la presenza fisica, le aziende finirebbero per risparmiare senza quasi accorgersi e l’ambiente ne risentirebbe positivamente. Certo serve anche una flessibilità mentale, faccio un esempio: se devo parlare con qualcuno aldilà dell’oceano certamente uno dei due od entrambi devono farlo in orari non proprio consoni alle abitudini aziendali e certo l’azienda non può  chiedere ad una persona che ha lavorato tra l’una di notte e le cinque del mattino in videoconferenza di essere disponibile alle nove del mattino dello stesso giorno. L’alternativa però è pagare il biglietto aereo di andata e ritorno, gli alberghi, i pasti di tre giorni per fare una riunione di qualche ora. Credo che si debba fare un po’ di cultura su questi aspetti.

21/04/2020 | Categorie: Economia e Dintorni Firma: Maurizio Gatti