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L’inflazione cresce… Ma la BCE non sembra preoccuparsi minimamente

Inflazione in dicembre per la prima volta sopra il 2% nell’Eurozona da fine 2008, con un 2,2% tendenziale che è anche superiore alle stime degli analisti della vigilia (2%).

INFLAZIONE: Secondo la prima stima diffusa da Eurostat, si tratta del dato più elevato dall’ottobre 2008, quando si era situata al 3,2%. Il mese dopo il dato è sceso al 2,1% per poi attestarsi durevolmente al di sotto del 2%. L’accelerazione dura ormai da un anno: i prezzi al consumo avevano ripreso la corsa nel novembre 2009 dopo cinque mesi di cali e dall’estate 2010 la progressione era stata dall’1,7% di luglio all’1,6% di agosto, 1,8% in settembre fino all’1,9% di ottobre e novembre. I dettagli sulle varie componenti del dato saranno resi noti da Eurostat il 15 gennaio, ma secondo gli economisti il dato non farà suonare un campanello di allarme alla Bce, in quanto in buona parte riconducibile all’aumento di prezzo di materie prime, petrolio e prodotti alimentari.

STIME: Viene confermata, quindi, la stima di una prima stretta monetaria al più presto alla fine di quest’anno. Per l’Eurotower la stabilità dei prezzi di medio termine viene garantita da un’inflazione "vicina ma inferiore" al 2% e il dato diffuso oggi supera, per la prima volta da tempo, questo target. "Qualcuno aggrotterà le sopracciglia alla Bce" di fronte al dato, commenta Martin van Vliet, economista della olandese Ing, ma "non ci saranno allarmi". Il ‘core rate’ dell’Eurozona, il tasso depurato da energia e prodotti alimentari, dovrebbe situarsi, secondo le stime, all’1,2% in dicembre dall’1,1% di novembre e, aggiungono gli economisti, senza i recenti aumenti delle tasse decisi da diversi Paesi, il dato sarebbe più di qualche decimale, con un dato finale di inflazione sottostante poco lontano dall’1%.

BCE: La Bce dispone, quindi, ancora di ampi spazi per mantenere il tasso di riferimento nell’Eurozona al minimo storico dell’1% (in vigore dal maggio 2009) e per continuare le misure straordinarie anticrisi che finora non hanno avuto alcun effetto inflattivo grazie al pessimo andamento dei consumi in diversi Paesi e all’elevata disoccupazione in tutta l’area. Il campanello di allarme alla Bce scattera’ soltanto, sottolineano gli esperti, se con l’aumento dell’inflazione dovessero salire anche le attese di inflazione, i cosiddetti ‘effetti secondari’, e questo non e’ previsto: secondo le stime, il dato per l’Eurozona dovrebbe superare il 2% nei primi mesi del 2011, ma per tutto l’anno la stima dello staff della Bce e’ dell’1,8% e dell’1,5% nel 2012: malgrado la ripresa le capacità produttive dell’Eurozona sono ancora ampiamente sottoutilizzate e anche il potere negoziale dei sindacati, con una disoccupazione stabilmente sopra il 10%, è limitato tanto da non far temere una spirale prezzi-salari, vero spauracchio della Bce.

05/01/2011 | Categorie: Economia e Dintorni Firma: Vincenzo Polimeno