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Report settimanale sui mercati finanziari

Vi segnalo che a breve pubblicherò un libro, edito dall’ amico Paolo Buro, sui derivati strumenti odiati dai risparmiatori. Questo libro dal titolo: Capire i derivati guida consapevole al risparmiatore vorrà essere un vademecum per come non incorrere in errore e riuscire a guadagnare con questi strumenti anche in periodi di cosiddette vacche magre. Per info potete contattarmi al mio indirizzo mail: [email protected]
E se avessimo esagerato? Nell’ ottava appena conclusa abbiamo assistito ad una settimana di riflessione, dopo la corsa degli ultimi mesi che ha portato i listini mondiali a riconquistare i livelli dello scorso autunno. Mi chiedo se l’ euforia che ha di recente dominato le piazze finanziarie non risulti azzardata, visto che i dati macro, almeno per adesso, continuano ad indicare una situazione complicata. Nonostante i numerosi segnali di ripresa, la strada da percorrere è ancora in salita e all’orizzonte si profila un autunno impegnativo. A livello europeo la piazza peggiore è stata Parigi con il CAC40 che è arretrata del 2,56%, seguita dall’ indice tedesco, il DAX30 che ha registrato un ribasso del 2,41% cosi come l’ indice inglese, il FTSE100 in ribasso dello 1,17%. A livello settoriale dobbiamo segnalare in denaro solo  il settore tecnologico (+0,10%) con un piccolo rialzo frazionale mentre in lettera dobbiamo segnalare il settore automobilistico (-3,40%) nonostante i positivi dati sulle immatricolazioni, seguito dal settore bancario (-3,04%) ed infine da quello assicurativo (-2,73%). Fra i principali titoli protagonisti assoluti Commerzbank (+6,90% per la pubblicazione di un’ottima trimestrale), Infineon (+6,42%) e Yell (+4,27%) mentre in lettera segnaliamo Volkswagen (-10,86%), Alcatel Lucent (-8,01% dovuta alle prese di beneficio dato che il titolo nelle ultime due settimane aveva fatto segnare un rialzo a doppia cifra) e Soc. Gen (-8,02%).
Piazza Affari chiude la settimana con un ribasso dello Ftse/Mib (-2,02%) dopo la corsa dell’ ultimo mese che ha visto il nostro listino mettere in cascina un rialzo del 5% segnalandosi come miglior indice del Vecchio Continente. Fra i titoli maggiori dobbiamo segnalare in denaro Atlantia (+3,57% per l’aumento del tp da parte di Credit Suisse e Morgan Stanley e per i dati del traffico nell’ultimo bimestre), Autogrill (+1,49% dopo il guadagno a doppia cifra nel mese di luglio ed agosto, il titolo ha ritracciato ma ora sembra aver ritrovato la fiducia del mercato) e Telecom (+1,23% sembra sia cambiato il vento) mentre in lettera, invece, troviamo Ubi Banca (-7,92% soltanto nell’ultima seduta si è visto un rimbalzino, in precedenza quattro ribassi molto pesanti dovuti ad una semestrale che ha deluso il mercato. Ribadiamo quanto più volte sostenuto, anche noi non abbiamo apprezzato i dati, ma la Popolare del Nord Italia non merita una penalizzazione così forte), Pirelli (-6,34% titolo dalle mille incognite e come ben sapete né il titolo né il settore mi attrae) e Buzzi Unicem (-6,12% il titolo aveva guadagnato parecchio ed era arrivato a superare quota 12,5 euro che non vedeva dal settembre 2008. Il ridimensionamento è parso quindi quasi “salutare”, noi però crediamo nella ripresa del comparto, anche se graduale).
Il mercato azionario americano durante l’ottava è stato colpito da un’ondata di profit-taking, buona parte della quale è stata riassorbita nel finale grazie alle ricoperture di fine settimana prima del week-end lungo, con la piazza americana chiusa nella seduta di lunedì a seguito della fine della “driving-season”. A far scaturire le prese di profitto in realtà sull’equity-market a Wall Street è stato un sell-flow che è partito dal mercato azionario cinese. Le sorti dei titoli azionari americani sono sempre più interconnesse con le fluttuazioni dei mercati asiatici alla luce della recente accelerazione che la globalizzazione ha vissuto. L’S&P500 ha come primo supporto intra-week il livello di 1.010 punti, dove si adagia la poco significativa media-mobile a 20-giorni essendo l’indice americano scivolato in settimana fino a 992 punti per poi risalire al di sopra della soglia psicologica dei 1.000 punti. Sulla parte bassa intanto continuano a portarsi in alto le altre medie-mobili, con quella a 50-giorni a 971 punti, quella a 100-giorni a 936 punti e quella a 200-giorni a 882 punti. Sull’upside la fascia di resistenza grafica si pone a 1.039-1.044 punti. In quest’ ultima settimana abbiamo assistito al rimbalzo del settore dei computer e dell’ elettronica (+4,02%) e dei broswer (+3,92%), mentre in lettera dobbiamo segnalare il settore del publishing and printing (-10,97%) seguito dal settore assicurativo (-8,50%).
Settimana all’ insegna della lettera per il Nikkei225 (-3,29%) dovuta alla tensione per le elezioni politiche che hanno portato al potere per la prima volta il popolo democratico e tutto ciò è stato mal visto dal mercato. Poi, a spingere il mercato al ribasso sono stati anche i titoli elettronici e finanziari.

Per la seconda settimana consecutiva il principale indice delle materie prime è stato interessato da un flusso in vendita. L’aumento del tasso di disoccupazione in diverse aree geografiche ha alimentato i timori per l’attuale situazione economica. E’ difficile ipotizzare una ripresa economica non accompagnata da un mercato del lavoro in un buono stato di salute conoscendo il peso e l’importanza del ciclo dei consumi e il suo impatto sulla statistica del PIL di ciascun paese. Il prezzo delle materie prime, petrolio in primis finisce col riflettere dunque non soltanto gli equilibri classici tra la domanda e l’offerta mondiale ma anche i flussi speculativi e finanziari che si innescano sul mercato. L’argento (+10,00%), i suini da macello (+5,04%), il cacao (+4,17%), l’oro (+3,96%) e i bovini vivi (+2,36%) sono stati i principali protagonisti in assoluto della settimana. Le vendite hanno interessato principalmente il petrolio e i suoi derivati, il nickel, lo zucchero, il gas naturale e la soia. Il contratto -future sul petrolio WTI con consegna ottobre ’09 al Nymex di NY, dopo aver avviato le contrattazioni a 72,75 $, si è mosso nell’intervallo di prezzo 67,05 $ – 73,36 $ per poi registrare una chiusura a quota 68,02 dollari al barile, in calo di circa cinque dollari.

Il mercato dei cambi nel complesso durante l’ottava è rimasto invariato nella sua essenza. I cambi principali giacciono tutti in fluttuazione laterale, attorno a livelli poco interessanti e scarsamente significativi dal punto di vista grafico. Non vi sono grossi spunti, nemmeno al termine della fase estiva. L’euro-dollaro è rimasto a 1,4300, con i primi supporti a 1,4200-1,4220, seguiti poi dalla media-mobile a 50-giorni 1,4182 e le prime resistenze a 1,4448, punto violato il quale si guarderebbe al top -Madoff posto a 1,4719. L’euro-dollaro resta intonato lungo una linea di trend laterale-rialzista, considerando i grafici di questo 2009. Non vi sono però grandi idee in materia di biglietto verde, anche al termine di questa fase estiva rivelatasi come di consueto piuttosto erratica. Il dollaro sta forse vivendo una crisi d’identità per via dell’aumento vertiginoso del debito pubblico americano, sebbene la comunità finanziaria sia estremamente consapevole che non si possa de-dollarizzare un sistema economico-finanziario su scala globale senza ripercussioni indolore e certamente non senza un boom letale della volatilità sui mercati finanziari. La divisa americana resta contornata da svariate problematiche ed i market-movers più acuti finora si sono difesi dalla svalutazione del biglietto verde mediante l’acquisto di materie prime importanti, quali il crude-oil, ma soprattutto l’oro, metallo prezioso per antonomasia. L’ascesa dell’oro sul mercato finanziario non rappresenta una dinamica di buon auspicio per chi si volesse schierare nel “dollar-camp” anche agli attuali interessanti livelli di Dollar Index. Le continue emissioni di treasuries da parte della Federal Reserve a finanziamento di quello che secondo Peter Ors zag, il Congressional Budget Office Director della Casa Bianca, sarà un anno fiscale da 1,6 trillioni di dollari di budget-deficit per gli USA, nuocciono al dollaro non poco alimentando domande lecite circa il significato della divisa americana. Non che l’euro sia immune da dinamiche viziose in materia di budget-deficits europei, ma il dollaro nei portafogli degli investitori internazionali è tutt’ora pesato ad oltre il 60% contro un più magro 25% circa di peso dell’euro nell’ambito degli stessi. La lateralità dell’euro-dollaro poi si spiega intracurrency con il price-action più che frastagliat o che la sterlina sta vivendo. L’euro-sterlina giace a 0,8740. Dopo una sortita dell’euro fino a 0,8839, a ridosso della media-mobile a 200 -giorni passante a 0,8891, il cross è ritornato sui suoi passi e sul downside si guarda al livello di 0,8689, dove la media-mobile a 100-giorni ha incrociato perfettamente quella a 20-giorni. Il cable, lo sterlina -dollaro, viaggia in una zona di neutralità attorno a 1,6330 , muovendosi antiteticamente rispetto all’euro-sterlina e causando la lateralità dell’euro -dollaro. Quanto all’euro-yen, non è successo molto anche su questo fronte. Suddetto rapporto di cambio si attesta a 132,50. Si tratta di un cambio in cui la lateralità sta dominando in modo univoco. Le resistenze vere sono molto lontane e passanti nell’area di 139,22-140,00. Sul downside l’unico supporto di medio-termine valido sembra costituito dalla media -mobile a 200- giorni in timida ascesa a 128,55.

La BCE ha lasciato invariati i tassi d’interesse all’1%, come previsto dalle stime degli analisti. Si tratta del livello più basso nei dieci anni di storia dell’Unione monetaria. Secondo quanto deciso dai banchieri centrali il tasso sulle principali operazioni di rifinanziamento resta quindi all’ 1%; il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginali resta all’ 1,75%, mentre il tasso che la stessa BCE pratica sui depositi di breve termine che detiene per conto delle banche commerciali resta allo 0,25%. In precedenza, a partire dall’ottobre del 2008 la BCE aveva imboccato una decisa manovra espansiva sui tassi, tagliandoli complessivamente di 3,25 punti per reagire all’aggravamento della crisi economica mondiale. L’ultima variazione risale a inizio maggio, una limatura da 0,25 punti. Nel corso della conferenza stampa il Presidente della BCE, Jean-Claude Trichet, ha dipinto un quadro meno pessimistico sottolineando che la fase più acuta della recessione dovrebbe essere arrivata al termine, ma vi sono segnali che la ripresa sarà graduale nell’economia europea. Il livello dei tassi all’ 1% appare ancora appropriato per stimolare l’economia del Vecchio Continente. In effetti l’inflazione si conferma sotto controllo e permane al di sotto del target di riferimento della BCE. Permane ancora però una certa rigidità nei prestiti al settore privato. Per quanto concerne il mercato valutario la BCE prevede un euro -dollaro a 1,38 nel 2009 e a 1,43 nel 2010. Il petrolio dovrebbe invece registrare una media prezzo di 62,4 dollari al barile nel 2009 e di 78,8 dollari al barile nel 2010. Il contratto -future sul BUND che ha avviato le contrattazioni a quota 122,92 punti, dopo aver scambiato nell’intervallo 122,32 – 123,12, ha archiviato gli scambi a quota 122,92 punti, in rialzo di 29 centesimi. Lo spread BTP/BUND si è attestato a quota 90 punti base, in rialzo di dieci centesimi nell’arco dell’ultima settimana. Lo spread sul crossover europeo a 5-anni si è arrampicato sino alla soglia dei 631 punti base, per poi attestarsi a quota 618, in rialzo di 21 punti base.
Il mercato obbligazionario americano ha vissuto un’ottava all’insegna di un consolidamento confuso, con i tassi d’interesse che hanno subito dinamiche diverse a seconda dei segmenti di curva . L’occupazione ha continuato ad aumentare a luglio ma ad un ritmo molto più rallentato. C’è stato un pick -up nell’industria automobilistica. Il balzo del prezzo della benzina ha spinto in alto a giugno l’indicatore dei prezzi al consumo, sebbene l’inflazione core sia rimasta relativamente stabile nei recenti mesi. Insomma la FED dipinge un quadro macroeconomico intriso di dinamiche problematiche affiancate a spunti propositivi. La realtà per ora è che su base annua i numeri macroeconomici indicano decisa recessione del quadro macro, con miglioramenti in alcuni casi su base sequenziale, in un contesto in cui la deflazione vige al momento incontrastata. Nel FOMC si è discusso anche dei programmi non-convenzionali a supporto del ciclo macroeconomico. I tassi a 10-anni americani si attestano a 3,44%, avendo come supporti la linea dinamica rialzista passante a circa 3,30%-3,35%, e come resistenze la zona passante a 3,47%-3,50%. I tassi a 2-anni si posizionano a 0,93%, al di sotto della soglia dell’1,00%. I tassi a 30-anni invece si muovono attorno a 4,30%. La Federal Reserve secondo le stime degli analisti non dovrebbe alzare i tassi prima del secondo quarto del 2010. Intanto i parametri inflazionistici relativi al CPI ed al PPI dovrebbero segnare sulla carta valori di turnaround, salvo movimentazioni mensili molto difformi dai dati stimati. Ci si colloca in un frangente molto delicato soprattutto per i parametri inflazionstici, dinamica questa che potrebbeapportare cambiamenti di pensiero in seno ai bond-strategists USA.

                        
                         MARKET MOVER DELLA SETTIMANA
 
Per quanto riguarda la settimana macroeconomica europea non sarà una sette giorni ricca di dati dove dobbiamo segnalare solo Mercoledi 9 Settembre la pubblicazione del Pmi manifatturiero (finale) in Italia, Germania, Francia ed Eurolandia, poi a seguire Mercoledì 5 la pubblicazione in Germania dell’ IPCA a/a (dato finale) ed infine Venerdi 11 la pubblicazione in Italia della produzione industriale m/m. Poi, Giovedì 10 ci sarà la decisione della BoE circa i tassi che sicuramente resteranno invariati allo 0,50.
Spostandoci Oltreoceano la settimana si preannuncia scarna di appuntamenti macro. Tra i dati piu’ attesi ci  sono quello di Giovedì con le richieste di sussidio e Verdi 11 la pubblicazione dell’ indice Michigan, il parametro che ci ragguaglierà sulla fiducia delle famiglie statunitensi. Poi, Mercoledì 9 ci sarà la pubblicazione del Beige Book
Per quanto riguarda il quadro macroeconomico nipponico non dobbiamo segnalare nessun appuntamento degno di nota.

Per suggerimenti e chiarimenti scrivete a [email protected]

 

07/09/2009 | Categorie: Investimenti Firma: Vincenzo Polimeno