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REPORT SETTIMANALE SUI MERCATI FINANZIARI

Vi segnalo che a breve pubblicherò un libro, edito dall’ amico Paolo Buro, sui derivati strumenti odiati dai risparmiatori. Questo libro dal titolo: Capire i derivati guida consapevole al risparmiatore vorrà essere un vademecum per come non incorrere in errore e riuscire a guadagnare con questi strumenti anche in periodi di cosiddette vacche magre. Per info potete contattarmi al mio indirizzo mail: [email protected].
Vi informo, inoltre, che la rubrica andrà in vacanza e riprenderà il 7 Settembre e con l’occasione voglio augurarVi gradite ferie a tutti Voi che mi seguite.
Come una vecchia canzone che ascoltavo in età adolescianziale…il mercato azionario recita così: Sale sale e non fa male!.
Nell’ottava appena conclusa i mercati mondiali hanno continuato il rally cominciato pochi mesi orsono, proseguendo il cammino imboccato circa due settimane fa complice questa settimana il dato sorprendente sulla disoccupazione proveniente da Oltreoceano e dalla scia lasciata dalla pubblicazione delle ultime trimestrali che hanno  evidenziato dati migliori delle attese. A livello europeo la piazza migliore è stata Parigi con il CAC40 che è rimbalzata del 2,77%, seguita dall’ indice inglese, il FTSE100 che ha registrato un rialzo del 2,67% cosi come l’ indice tedesco, il DAX30 in rialzo del 2,38%. A livello settoriale dobbiamo segnalare in denaro il settore bancario (+7,63%) in gran spolvero sintomo che oramai la fiducia è ritornata protagonista tra gli investitori, seguito dal settore turistico (+6,53%) ed infine dal settore assicurativo (+4,76%), mentre in lettera per la seconda settimana consecutiva non dobbiamo segnalare nessun settore. Fra i principali titoli protagonisti assoluti Alcatel – Lucent (+21,55%), Barclays (+20,76%) ed Aegon (+14,76%) mentre in lettera segnaliamo Deutsche Borse (-6,01%), Danone (-1,34%) e Total (-1,31%).
Piazza Affari chiude la settimana con un rialzo dello Ftse/Mib (+4,02%), risultando il miglior indice a livello globale e cosi il nostro caro indice da inizio anno ha guadagnato un rispettoso 10%…un grande schiaffo a chi intonava un grande tsunami. Io come al solito però consiglio di restare con i piedi per terra e non volare ancora alto. Fra i titoli maggiori dobbiamo segnalare in denaro Unicredit (+15,09% il sottoscritto lo detiene ancora in portafoglio perché crede in questa azienda e il mercato mi da ragione… basta guardare la semestrale pubblicata cinque giornate su cinque di rialzi toccando il massimo dell’anno! Che chiedere di più), Bulgari (+10,40% stupisce ancora il titolo del lusso fino a due settimane fa denigrato da tutti e non per nulla anche la trimestrale lo aveva giustificato. Non mi spiegavo il +12% della scorsa settimana, figuriamoci il rialzo di questa settimana… staremo a vedere) e Pirelli (+8,55% altro titolo dai rimbalzi eccezionali ma qui le performance sono in parte giustificate dalla volatilità del titolo e dai dati incoraggianti provenienti dal Brasile) mentre in lettera, invece, troviamo Fondaria Sai(-3,32% penalizzato dai dati pubblicati che non sono piaciuti al mercato e il continuo vociferare di un nuovo piano triennale per il recupero della redditività del gruppo aziendale), A2A (-3,05% anche qui sono stati i dati della trimestrale a deludere il mercato ) e Mondadori (-2,95% titolo dimenticato dal mercato e ad oggi soltanto Unipol ha fatto peggio di lui ed io ne sconsiglio fortemente l’acquisto).
L’S&P500 ha vissuto un’ottava di consolidamento laterale-rialzista fino all’uscita dei dati occupazionali in agenda nella giornata di venerdì pomeriggio. I disoccupati hanno battuto le stime attestandosi a -247mila, dando la sensazione che anche il ritmo recessivo del labor-market stia scemando in modo veloce. L’S&P500 ha disegnato un massimo relativo a 1.018 punti, arrivando dunque lì dove si era intravista la prima resistenza. Sul trading-floor a Wall Street i graficisti ritengono che l’area vera da battere al momento sulla parte alta si collochi a 1.007-1.020. Di fatto un superamento di questa zona grafica aprirebbe le porte verso il nuovo livello di 1.044 punti. Sul downside il supporto si identifica nella zona di 956-965 punti circa.
In quest’ ultima settimana abbiamo assistito al rimbalzo del settore broadcasting&cable Tv (+32%) e del settore assicurativo (+18,16%), mentre in lettera dobbiamo segnalare il settore della telecomunicazione wireless (-7,54%) e delle biotecnologie (-4,16%).
Settimana all’ insegna del denaro per il Nikkei225 (+0,53%) che rotta la resistenza dei 10000 (10412,09 punti) si avvicina con insistenza a quella dei 10500. A spingere al rialzo il listino giapponese questa settimana è stato il settore elettronico ed automobilistico (Toyota e Nissan) mentre ha ritracciato il settore finanziario dopo l’ottima performance della scorsa ottava.
Durante l’ottava il commodity-market ha provato a cementificare il suo price-action sulla parte alta del grafico conquistata col recente rally degli ultimi mesi. In materia di crude-oil la settimana è risultata all’insegna del consolidamento rialzista. Alla fine il prezzo del petrolio ha finito per oscillare poco al di sotto della resistenza che si colloca a 74,31$ al barile sul contratto future con scadenza più immediata. A trainare le commodity in alto sono da inizio anno i metalli di base, mentre le soft-commodities hanno registrato performance altalenanti se si esclude lo zucchero che da inizio anno ha guadagnato il 76%. Quanto ai metalli preziosi, essi continuano a muoversi in modo laterale, avendo prodotto performance comunque positive. Tuttavia l’oro giallo sembra incapace per ora di bucare in alto la soglia dei 1.000 dollari l’oncia, sebbene si sta parlando di una delle poche commodities che gira sui massimi degli ultimi 8 anni. Di fatto l’oro in ottica long-term, rappresenta uno dei top-pick per gli investitori. La resistenza si pone in area 980$-1.006$, mentre i supporti giacciono nella zona di 927$-942$ dove passano importanti medie -mobili.

Il mercato dei cambi ha vissuto un’ottava nel complesso laterale producendo un price-action tutto sommato irrilevante fino al dato occupazionale americano. L’euro-dollaro durante la settimana si è spinto lievemente verso l’alto, disegnando un massimo intra-week a 1,4448 e poi ritornando sui suoi passi sulla scia dei dati positivi provenienti da Oltreoceano nel pomeriggio di venerdi. Finora il cambio, più che muoversi sulla base dei fondamentali si era mosso in balia dei flussi. Tuttavia a questo giro per qualche ora in chiusura di ottava si è avuta la sensazione che il biglietto verde fosse tornato a riprendersi il suo ruolo.
Potrebbe questa reazione costituire un campanello d’allarme, creando le basi per un rafforzamento della divisa americana? Considerando il grafico disegnato dall’euro-dollaro negli ultimi mesi si nota che esso si posiziona sulla parte alta del range ampio compreso tra 1,2331 e 1,4719, il top disegnato con lo scandalo-Madoff. Essendo in una fase estiva i movimenti potrebbero risultare molto erratici. Tuttavia soltanto una violazione sulla parte alta delle resistenze aprirebbe uno scenario grafico di svalutazione del biglietto verde di ampia portata tecnica. Per ora tra i dollaristi sono in molti a provare a comprare dollari nella speranza che il range ampio sia rispettato. Una violazione sul downside della media-mobile a 20-giorni creerebbe le condizioni per un rafforzamento della divisa americana. In chiave intra-currency il rialzo dell’euro-dollaro degli ultimi mesi è stato accompagnato dal rialzo del cable, lo sterlina-dollaro, che è riuscito a disegnare un top a 1,7043. In settimana è venuto meno proprio il supporto del cable che è ricaduto verso il basso con decisione, appoggiandosi a 1,6630. Sul mercato dei cambi a muoversi in modo più spinto nella settimana di fatto è stata proprio la sterlina britannica. Il pound è stato penalizzato sia contro euro che contro dollaro alla luce delle decisioni e delle parole della banca centrale inglese. La Bank of England, come da attese, ha deciso nel suo meeting di politica monetaria di lasciare il costo del denaro invariato a 0,50%. Questo newsflow ha spinto l’euro-sterlina in alto, da un minimo intra-week a 0,8456 ad un top di 0,8594. Il livello di guardia sull’upside a 0,8577-0,8583 è stato testato. La rottura in alto di suddetto punto tecnico potrebbe costituire una base per innescare un rally fino a 0,8772. Tuttavia si nota che il rafforzamento del pound negli ultimi mesi è iniziato da quando la Bank of England ha deciso di espandere la base-monetaria. E’ probabile che le parole anticicliche di Mervyn King abbiano avuto il loro peso, innescando il sell-off sul pound.
Molto importante sotto il profilo strategico per tutte le asset classes resta il monitoraggio del price-action dell’euro-yen. Il cambio appare intonato al rialzo ed un possibile target potrebbe essere per i graficisti la soglia di 140,00. La rottura dell’euro-yen in alto potrebbe evidenziare una svolta propositiva delle asset-classes rischiose ai danni di quelle percepite come free-risk. Per ora l’euro-yen sta nicchiando ed i market-movers restano alla finestra pronti a vendere la divisa nipponica se il quadro macro migliorerà a livello globale. Sul downside il primo supporto è lontano, passante a 134,50, dove si incrocia la media-mobile a 50-giorni.

Nel meeting di politica monetaria la BCE ha deciso di lasciare il tasso d’interesse ufficiale invariato sulla soglia dell’1%, decisione questa ampiamente attesa dal mercato. Trichet, il governatore centrale, ha dichiarato che i tassi d’interesse ufficiali al momento si collocano a livello “appropriato”, affermando peraltro che nel meeting di monetary policy non si è discusso del fatto che quello di 1,00% possa essere il livello più basso dei tassi europei.  Trichet ha inoltre affermato che i governi, dopo gli ampi aiuti monetari e fiscali, dovrebbero iniziare a valutare le exit-strategies, ovverosia le azioni di ritiro di questi supporto finanziari all’economia. La BCE insomma è sembrata nel complesso più ottimista rispetto al meeting precedente.
I bonds europei hanno reagito muovendosi al ribasso, con i rendimenti in ascesa. La yield-curve europea ha provato a muoversi in appiattimento (flattening) ma con timidi risultati. A salire sono stati prevalentemente i tassi d’interesse a 2- anni, spostatisi di circa 20 basis points in alto da 1,27% a 1,57%. I tassi decennali tedeschi ed i tassi trentennali si sono mossi poco, attestandosi rispettivamente a 3,52% e a 4,15%. In materia di politiche monetarie espansive non convenzionali, la BCE non intende mutare il target dei 60 miliardi di euro per l’acquisto di bonds. I titoli di stato dunque escono dalla settimana in modo più vulnerabile, dimostrandosi una classe, che per quanto free-risk, potrebbe subire un price -action avverso. Al momento i bond-traders potrebbero però preferire strategie relative a strategie puramente direzionali. Si continua ad seguire la dinamica dello spread di tasso tra i rendimenti a 2-anni tedeschi e quelli a 10-anni, offrendo la curva un gap molto ampio. In Italia i Btp a 2-anni rendono 1,89%. I tassi italiani a 10-anni girano a 4,19% e quelli a 30-anni a 5,06%. Negli ultimi tempi i tassi sulla parte a lungo -termine italiani sono venuti giù riducendo il gap contro i tassi tedeschi.
Durante l’ottava i titoli di stato americani hanno sofferto, venduti sulla scia di newsflow variegati. I tassi si sono mossi in alto con una certa decisione. I rendimenti dei temi a 2-anni sono aumentati da 1,04% a 1,24%. I temi a 10-anni hanno visto i tassi salire da 3,53% a 3,88% e quelli a 30-anni sono passati da 4,33% a 4,63%. In attesa dei salienti dati inflazionistici che interesseranno la rassegna macroeconomica USA di questa settimana, la macchina statunitense ha saputo a tratti convincere gli investitori in settimana sotto il profilo della crescita circa la possibilità che il quadro in divenire possa mostrare degli impulsi più propositivi rispetto al recente passato.
Lungi dal voler convincersi che si possa ritornare ai livelli di attività pre-crisi nell’immediato, la rassegna macro è tale in questa fase da allertare i bond-holders, supportati però in modo lampante in questi mesi dell’anno dalla portata deflattiva dei numeri inflazionistici. A penalizzare i titoli di stato americani di riflesso peraltro potrebbe essere stata l’azione di espansione di base monetaria ulteriore proposta dalla banca centrale inglese in settimana. La Bank of England, come da attese, ha deciso nel suo meeting di politica monetaria di lasciare il costo del denaro invariato a 0,50%. La Bank of England sul fronte non convenzionale delle sue azioni quasi a sorpresa ha implementato l’entità dei quantitativi da spendere per l’acquisto degli assets, innalzandoli di altri 50 miliardi di sterline, per un controvalore totale di 175 Bln Gbp. Espandere la base-monetaria implica maggiore debolezza intrinseca delle autorità monetarie, essendo il quantitative-easing una valvola di trasferimento della ricchezza dal bond-market al financial-system. Da valutare saranno attentamente sia i numeri delle retail-sales che dell’industrial production. La classe dei treasuries si sta mostrando precaria nel corso di questo 2009 in cui l’equitymarket sta mettendo a segno un’ottima outperformance rispetto ad essa.

                     MARKET MOVER DELLA SETTIMANA
 
Per quanto riguarda la settimana macroeconomica europea non sarà una sette giorni ricca di dati dove dobbiamo segnalare solo Giovedi 13 Agosto la pubblicazione del Pil in Germania e in Europa e poi a seguire Venerdi 14 la pubblicazione del CPI in Eurolandia.
Spostandoci Oltreoceano la settimana si preannuncia scarna di appuntamenti macro eccezion fatta per la riunione del FOMC in programma mercoledi 12 dove Bernanke lascerà quasi sicuramenti i Fed Funds invariati. Tra i dati piu’ attesi ci  sono quello di Lunedì dove ci sarà la pubblicazione del costo unitario del lavoro t/t, poi giovedi 13 le vendite al dettaglio e i sussidi di disoccupazione ed infine Venerdi l’ indice Michigan.
Per quanto riguarda il quadro macroeconomico nipponico non dobbiamo segnalare nessun appuntamento degno di nota eccezion fatta anche qui per la riunione della BoJ in programma martedi 11 dove si lasceranno i tassi invariati.

Per suggerimenti e chiarimenti scrivete a [email protected]

11/08/2009 | Categorie: Investimenti Firma: Vincenzo Polimeno