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QE, addio: dal 2019 su gli interessi per mutui e prestiti

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Dalla seconda metà del 2019 potrebbero salire i tassi di interesse per lo stop al Quantitative Easing da parte della Bce

Dal 1° gennaio 2019, con la fine del QE, saliranno i tassi di interesse su mutui e prestiti. Lo stop all’acquisto di titoli di Stato dell’Eurozona da parte della Bce porterà a un aumento del costo del denaro. Questo conseguentemente farà alzare i rendimenti dei titoli di Stato e arriverà a toccare direttamente i cittadini sul prezzo dei prodotti finanziari. Un meccanismo che, assicura il presidente Mario Draghi, l’Eurotower non innescherà prima dell’estate prossima. L’eventuale aumento dei tassi di interesse, Francoforte, lo imporrà solo nella seconda metà dell’anno. In quel periodo avverrà un’altro evento molto importante: finirà il mandato di Draghi, e chi lo sostituirà potrebbe anche imporre una linea meno morbida.

Il percorso prestabilito

Dunque sarà uno stop graduale, ma la strada è segnata. La Banca centrale europea dal 2019 smetterà di acquistare titoli di Stato emessi dai Paesi dell’unione monetaria. Festa finita e addio al Quantitative Easing. Il programma era stato voluto nel 2015 da Mario Draghi per sostenere il debito pubblico dell’Eurozona e immettere liquidità sui mercati. Il sipario calerà lentamente: già in autunno gli acquisti di Francoforte saranno dimezzati. Dagli attuali 30 miliardi di euro di titoli comprati dalla Bce ogni mese, la spesa scenderà a 15 miliardi di euro da ottobre fino all’ultima asta di dicembre.

I numeri del Quantative Easing

Dall’anno prossimo ognuno dovrà cercare sul mercato i suoi acquirenti. E per chi deve vendere non sarà semplice sostituire un cliente affidabile come la Bce. Da quando è partito il QE a ora, l’Italia ha piazzato nelle cassaforti dell’Eurotower titoli per quasi 345 miliardi di euro, la Francia 396,6 e la Germania 485,5. Per rendere lo stop al QE meno amaro, la Bce ha fatto due promesse: non toccherà i tassi di interesse almeno fino all’estate del 2019 e continuerà “per un prolungato periodo di tempo” a reinvestire il capitale rimborsato dai titoli in scadenza in nuovi bond.

Il Centro Europa Ricerche, in uno studio firmato, ha stimato in 950 miliardi di euro la minor spesa in interessi sul debito per l’intera Eurozona, tra il 2007 e il 2017. La Germania, grazie ai tassi bassi, ha evitato di spendere 280 miliardi, la Francia 230 e l’Italia ne ha risparmiati 140. Oltre a impattare sui conti pubblici nazionali, l’addio al Quantitative easing rischia di far aumentare la spesa dei cittadini europei per mutui e prestiti.Il meccanismo è molto semplice. Quando una banca commerciale eroga un prestito, calibra gli interessi da far pagare al cliente sui rendimenti dei titoli di Stato.

Cosa accadrà dopo

Come evolverà poi la politica monetaria della Bce dipenderà molto dal nome che sostituirà Mario Draghi. Per l’ex governatore di Bankitalia il mandato scadrà a ottobre 2019: e il timore dei Paesi con economie più deboli è che a sostituirlo sia un falco pronto a imporre una politica monetaria più dura. Tanto per fare un esempio, quella che sta imponendo la Federal Reserve negli Usa, portando i tassi al 2% e riducendo la liquidità sul mercato americano. Un rischio che i governi dell’Eurozona dovranno mettere in conto. Il Quantitative Easing, ormai, sembra già essere solo un ricordo.

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21/06/2018 | Categorie: Economia e Dintorni , LaMiaConsulenza Firma: Luca Losito