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La vittoria anticipata di Lactalis in assemblea.

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 ASSEMBLEA. Ed ecco qui che è tutto pronto per l’assemblea tanto attesa che decreterà il terzo passaggio di testimone di Parmalat. All’appuntamento cruciale di fine mese, che dovrà ridisegnare il nuovo vertice del gruppo alimentare italiano, con il 29% del capitale dell’ex impero di Calisto Tanzi, permetterà ai francesi, di ottenere la maggioranza in assemblea, che nel frattempo hanno lanciato un’Opa su Parmalat, di imporre i propri uomini. 

 
SUPERMANAGER. Nel cda entreranno, tra gli altri, due big del calibro di Franco Tatò, il supermanager ex numero uno di Fininvest, Enel e Rcs, e Antonio Sala (attuale numero uno di Lactalis). A loro due potrebbe essere affidato il ponte di comando. Allo stesso tempo, per la prima volta dal crack dell’azienda e dal ritorno in Borsa, nel cda di Parmalat non comparirà il nome di Enrico Bondi, il manager di ferro che ha traghettato il gruppo di Collecchio fuori dal più grande dissesto aziendale della storia in Europa (14 miliardi di euro). 
 
AZIONISTI. Ieri era il giorno della record date, la richiesta di partecipazione all’assemblea da parte dei titolari delle azioni, ossia l’ultima tappa dell’iter di governance dopo che il 31 maggio era stato l’ultimo giorno utile per presentare le liste. L’unica incognita, a questo punto, rigurda la data dell’assemblea: al momento sul calendario sono fissati tre giorni, 25, 27 e 28 giugno. Il colosso alimentare francese si presenterà col suo attuale pacchetto di azioni e non potrà contare sulle azioni che sta rastrellando con l’Opa perché l’offerta termina ben oltre la data dell’assemblea (l’8 luglio). 
 
LACTALIS. Dal canto suo Lactalis avrebbe potuto apportare anche i titoli consegnati fino ad ora, un’ipotesi prevista dalla stessa società che nel prospetto aveva ventilato l’idea di una raccolta deleghe (perché i titoli portati in Opa non sono ancora fisicamente nelle disponibilità di Lactalis): ma al momento le adesioni sono state minime (appena l’1% del capitale) tali da rendere inutile ricorrere alla raccolta deleghe.  
 
In ogni caso, dopo il ritiro della lista di Intesa Sanpaolo, l’unica in grado di poter contrastare i francesi in assemblea, la vittoria di Lactalis appare a questo assai probabile, se non scontata. Il passo indietro della banca italiana ha avuto un forte valore simbolico, visto che Intesa, titolare di un 2,4%, non era un’azionista qualsiasi, ma la banca che ha fatto da regista per il tentativo, naufragato, di una cordata tricolore alternativa alla stessa Lactalis. E nella lista di Intesa, il capolista era proprio Bondi. 
 
LISTA. La banca prima ha ritirato la sua lista e poi ha fatto intendere che è pronta a vendere anche il proprio pacchetto, consegnandolo all’Opa. A tentare di contrastare lo strapotere di Lactalis, rimane solo la lista di Assogestioni che potrebbe piazzare due consiglieri (il cda è composto da 11 persone e Lactalis ne può ottenere un massimo di nove). C’è poi il giallo della lista «fantasma» dei fondi: Skagen, McKenzie e Zenit, già titolari di un 15% e soci di maggioranza relativa, avevano presentato una loro lista. 
 
Ma nel frattempo hanno venduto il loro cruciale pacchetto a Lactalis: pur non detenendo nemmeno un’azione, non hanno ritirato la loro lista. Il giorno dell’assemblea ci saranno anche i loro candidati e, paradossalmente, se qualche azionista li voterà, i fondi potrebbero eleggere un loro uomo nel cda di Parmalat. Per avere, però, il quadro del nuovo assetto di comando, bisognerà aspettare ancora un po’: l’ordine del giorno dell’assemblea si limita alla sola elezione dei consiglieri di amministrazione e non prevede nomine e deleghe di poteri. Vedremo, poi come si concluderà la prima partita e chi sarà il trionfatore.

  

16/06/2011 | Categorie: Economia e Dintorni Firma: Redazione