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Islam, Sharia e tesoro da 2mila miliardi: così si nutre il terrore

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I segreti della finanza islamica, che genera risorse incredibili per i fondamentalisti

Ieri sera, ancora una volta, l’Islam ha colpito al cuore l’Europa. Nei mercatini di Natale a Strasburgo, città del Parlamento europeo, un 29enne di origine marocchina, già noto per essersi radicalizzato, ha ucciso tre persone e ne ha ferite 14. Nove sono in condizioni gravi, tra queste c’è anche il nostro connazionale Antonio Megalizzi, un giovane giornalista. Ma per capire come si alimentano l’odio e il terrore seminato nel Vecchio Continente in nome della Sharia, bisogna conoscere le fonti della finanza islamica. Un sistema che tra i Paesi arabi detiene un tesoro da oltre 2mila miliardi di dollari. L’analisi su numeri e dati, molto interessante, è a cura di Truenumbers.

Anzitutto, va detto che è l’Ifsb (Islamic Financial Services Board) ad aver quantificato nel 2017 il valore della massa monetaria mondiale che viene gestita in obbedienza alle leggi religiose dettate dalla Sharia. La finanza islamica appunto. I principali Paesi in cui sono allocati i 2.050,2 miliardi di dollari totali, sono Iran e Arabia Saudita. Dove si trova più della metà delle risorse ovvero, rispettivamente, il 34,4% e il 20,4%. In totale, però, sono 36 i Paesi che nel mondo gestiscono una parte più o meno cospicua dei loro depositi bancari secondo le regole dell’Islam.

Un caso non unico ma raro è quello dell’Iran. Non solo perché è il Paese che “ospita” la maggior parte dei soldi sottoposti alla Sharia, ma soprattutto perché il 100% del suo sistema bancario è regolato secondo i precetti dell’Islam. Questo significa che i cittadini iraniani non possono depositare il proprio denaro se non in banche iraniane che seguono tutti i diktat dei fondamentalisti. Lo stesso succede, ma con numeri decisamente meno importanti, per il Sudan, dove è depositato l’1,6% delle risorse islamiche mondiali. Ma tra i Paesi nei quali la finanza islamica è presente c’è anche la Turchia che ospita il 2,6% del totale dei soldi gestiti. E dove soprattutto i giovani mostrano sempre più interesse verso le regole dell’Islam radicale.

Il primo e più importante segno distintivo della finanza islamica è l’approccio al concetto di riba, gli interessi generati dai prestiti. Considerati immorali e quindi vietati. Inoltre, è prevista la condivisione di rischi e profitti tra le parti e il divieto di alimentare i mercati di alcol, tabacco, pornografia, armi (un paradosso), gioco d’azzardo e carne suina. Nella finanza islamica, poi, non è possibile tenere il denaro fermo: deve essere continuamente investito. Un business nel business, che offre quelle risorse necessarie per continuare a indottrinare le menti più deboli e malleabili. Lupi solitari pronti a dare la vita pur di punire gli infedeli d’Occidente nel nome di Allah.

12/12/2018 | Categorie: Economia e Dintorni Firma: Luca Losito