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Imposta bollo deposito Titoli: il valore nominale

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 PARADOSSO. Questo è solo uno dei paradossi dell’«inasprimento» dell’imposta di bollo sul deposito titoli varato dalla manovra finanziaria. Tra i numerosi chiarimenti emanati dall’amministrazione finanziaria, c’è anche quello che ha ribadito una bizzaria contenuta nel testo della manovra: l’imposta di bollo  è «graduata in funzione del valore complessivo nominale ossia il valore teorico del titolo e non quello reale di mercato.

 
 UN PASSAGGIO DI POCHE RIGHE che, solo considerando le azioni di società quotate a Piazza Affari, consente di dire che nel caso più eclatante l’investitore che detiene su un dossier 24.999 azioni Tod’s, per un controvalore di oltre 2 milioni di euro, agli attuali prezzi di mercato, riesce a schivare il maxi-bollo. Con un valore nominale di 2 euro, ai fini della determinazione della misura dell’imposta, la maxi-partecipazione in Tod’s sarà conteggiata dalla banca per un valore complessivo inferiore ai 50mila euro. 
 
E NELL’IPOTESI che si tratti dell’unico titolo presente sul dossier, l’investitore continuerà a pagare un tributo di soli 34,2 euro. La medesima cifra sarà sempre prelevata anche dal conto del risparmiatore che ha investito mille euro in un BoT. Con una piccola differenza: nel primo caso l’incidenza dell’imposta sulle tasche dell’azionista Tod’s è irrisoria (0,0017%), per il piccolo possessore di titoli di Stato, invece, è pari al 3,42%.
 
ALTRO CHE PROGRESSIVITÀ DELL’IMPOSTA. E considerando anche i casi delle azioni che sono prive di valore nominale, che vanno conteggiate ai prezzi di acquisto, non è detto che la scelta dell’amministrazione finanziaria di non considerare i più aggiornati prezzi di mercato, sia in automatico una soluzione a favore dell’investitore. 
 
SEMPRE IN RELAZIONE alla modalità di calcolo del valore del dossier su cui applicare l’imposta, le Entrate hanno anche precisato che occorre tener conto dei titoli, con il relativo importo depositato alla data di chiusura del periodo rendicontato. Senza considerare, quindi, i picchi o le stesse medie di periodo dei valori depositati sul deposito titoli. Una misura che sicuramente va a favorire i trader che smobilizzano le posizioni frequentemente e che potrebbe spingere gli investitori a vendere i titoli in portafoglio in prossimità dell’invio degli estratti conto per portare il valor del deposito sotto una determinata soglia.  
 
NATURALMENTE NEL MOVIMENTARE il portafoglio per cercare di ridurre l’impatto dell’imposta di bollo occorre prestare attenzione alle maggiori commissioni da sostenere per negoziare i titoli. Senza dimenticarsi anche di considerare l’antipatico meccanismo delle compensazioni: quest’anno scadono le minusvalenze subìte su operazioni d’investimento chiuse in perdita nel 2007.

  

02/10/2011 | Categorie: Finanza personale Firma: Mirko Serra