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I quattro punti che l’America deve risolvere.

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IL DEFICIT. Gli Stati Uniti possono sicuramente finanziare tali deficit nel breve periodo facendo leva sui tassi di interesse sui titoli di stato USA  già scesi a livelli record; ma senza un serio impegno per un risanamento fiscale, un accordo sui gas serra, finanziario  e della spesa pubblico-sanitaria si presenteranno problemi più gravi, sia per gli USA che per l’intera economia mondiale.

RIFORMA FISCALE. La riforma fiscale è la prima mossa e dovrebbe essere diretta ad un allineamento tra la politica fiscale e validi incentivi economici. Gli Stati Uniti dovrebbero considerare a tal proposito, l’introduzione di un’imposta sul valore aggiunto (Iva), ampiamente utilizzata in altri paesi industrializzati. Imponendo una tassa sul consumo per ogni fase della catena di produzione, l’America potrebbe ridurre l’eccesso di consumi che hanno contribuito ad alimentare la recente bolla del credito e incoraggiare, invece, i risparmi e gli investimenti.

IL CARBONIO. La seconda mossa riguarda la definizione del prezzo del carbonio. Si dovrebbero vendere all’asta le allocazioni di emissioni o sottoporre a tasse l’anidride carbonica direttamente, a tassi inizialmente bassi e in aumento nei decenni successivi. Date le ampie entrate potenziali ,  valutate 145 miliardi di dollari nel 2012 e oltre negli anni successivi dal “Cbo” il Congressional Budget Office, avrebbe senso dedicarne una buona parte per ammortizzare l’impatto degli elevati prezzi dell’energia sui poveri, e usare il resto per i conti pubblici. Infatti, secondo uno studio recente commissionato da “The Economist”, una tassa sulle emissioni di carbonio aumenterebbe sia le entrate del governo sia la produzione economica, principalmente sostituendo i già esistenti sussidi sull’energia, poco efficaci.

FINANCIAL TAX. La terza mossa riguarda una “Financial Activities Tax”, tassa sul settore finanziario, che interesserebbe i  profitti e le retribuzioni nelle grandi banche  che sono implicitamente o meno appoggiate dal governo. Il Fondo Monetario Internazionale stima che tale forma di imposta sul valore aggiunto potrebbe portare entrate per un valore compreso tra 0,5 e un punto percentuale del Pil. Non poco direi. Una tassa di questo genere, inoltre, contribuirebbe a eliminare i vantaggi di finanziamento di cui godono le grandi banche rispetto ai loro competitor minori e a limitare nel contempo la crescita ulteriore delle grandi banche. Come sostiene il Fmi, se applicata in tutti i paesi del G20, una Financial activities tax contribuirebbe a frenare i tratti peggiori del sistema finanziario e a ridurre le distorsioni competitive create dalle megabanche.

SPESA PUBBLICA. Infine, c’è la questione della spesa pubblica, che riguarda soprattutto i costi sanitari. Esistono due modi per diminuire gli esborsi governativi di assistenza sanitaria: o ridurre il numero di coperture sanitarie offerte dal governo, oppure limitare il costo della copertura sanitaria. La soluzione più semplice è quella di obbligare il governo ad offrire meno coperture sanitarie – innalzando l’età per il “Medicare”, limitando i vantaggi dei beneficiari ad alto reddito.

Dare una nuova forma al sistema sanitario Usa e concentrarsi sui risultati positivi e sull’ottima qualità di vita, piuttosto che piazzare le più recenti e costose tecnologie, è una sfida per cui nessuno ha ancora la soluzione a portata di mano. Mettere in atto con urgenza queste quattro importanti mosse in questi settori chiave per l’economia americana potrebbe fare la differenza tra la fine della crisi e l’inizio della catastrofe.

18/04/2011 | Categorie: Economia e Dintorni Firma: Redazione