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Fiscal cliff, tra l’entusiasmo dei mercati europei e i dubbi dell’Fmi

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 Un salvataggio in extremis che non convince completamente il Fondo monetario internazionale (Fmi). Gli Stati Uniti, sull’orlo del baratro, hanno allontanato il 2 gennaio, lo spettro di una recessione in piena crisi finanziaria internazionale.

Ma l’accordo raggiunto al Congresso per scongiurare il fiscal cliff non sarebbe «sufficiente», almeno in base a una nota diffusa nella tarda serata dall’Fmi, per  garantire la salute a lungo termine dei conti pubblici americani. «Il più resta ancora da fare per riportare le finanze pubbliche Usa su un percorso sostenibile senza con questo danneggiare la ripresa ancora fragile», ha detto il portavoce Gerry Rice.

Intanto, però, le borse hanno festeggiato il raggiunto accordo con lo spread tra Btp e Bund che è sceso in “quota Monti” a 287 punti.

 Il fatto. La Camera dei Rappresentati, con 257 voti a favore e 167 contrari, ha approvato nella notte tra il 1 e il 2 gennaio la legge, appoggiata dal Senato, che prevede l’aumento delle tasse per chi guadagna oltre 400mila dollari l’anno o per le coppie che ne incassano oltre 450mila. Il provvedimento rinvia di due mesi i tagli alla spesa pubblica. I voti necessari erano 217, ma sono stati 40 in più, mentre a votare "no" è stata una fronda di 85 repubblicani: le ultime resistenze di una parte politica che ha portato fino all’ultimo l’obiettivo di condurre in porto un emendamento che prevedeva tagli alla spesa per 330 miliardi di dollari.

 Obama ha commentato positivamente l’approvazione della legge, anche in relazione al fatto che è il primo importante colpo messo in segno dopo la sua rielezione. Si tratta di un’intesa fiscale, ha detto, che non favorisce i ricchi «a scapito della classe media». «Democratici e repubblicani possono lavorare insieme», ha proseguito Obama. «Firmerò una legge che aumenta le tasse sui più ricchi, il 2% degli americani, ed evita aumenti per la classe media. Ciò avrebbe rimandato l’economia in recessione con un ovvio severo impatto sulle famiglie americane».

 Ondata di ottimismo nelle piazze europee. Milano e Madrid sono le capitali europee che hanno salutato con più entusiasmo il raggiungimento dell’accordo mentre lo spread tra Btp decennali e Bund tedeschi equivalenti è sceso a 287 punti, raggiungendo la soglia obiettivo del premier dimissionario Mario Monti con un tasso al 4,31 per cento. Negativo invece il giudizio sull’intesa arrivato dalla Cina: gli Stati Uniti vanno verso «un abisso dal quale non usciranno mai», è stato il secco giudizio dell’agenzia di stampa statale Xinhua.

 

  

03/01/2013 | Categorie: Il caso della settimana Firma: Redazione