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Favorire le “start up” per far crescere il PIL. Ecco la ricetta

Il nuovo target indicativo della crescita italiana è stimato attorno ad un  +4% di incremento annuo del Pil alla fine del triennio. Un obiettivo ambizioso perché significa più che triplicare la tendenza naturale alla crescita manifestata dall’economia italiana nel primo decennio del nuovo secolo.

INIZIATIVE USA. Proposte e ricette in campo sono le solite. Dall’altra parte dell’oceano, il presidente Barack Obama ha anch’esso deciso di varare nuove iniziative e interventi in grado di accelerare la crescita del pil americano, peraltro previsto in rialzo del 3,5% per l’anno in corso. E per farlo ha deciso di puntare sulle imprese innovative a elevato potenziale di crescita, startup nel gergo aziendale, varando un programma denominato «Startup America». 

OBAMA, in maniera lungimirante, pensa che stimolare l’imprenditorialità contribuisca oggi alla crescita del Pil e alla creazione di nuovi posti di lavoro. Sono le imprese innovative, che nascono piccole come Google o Apple per diventare colossi che capitalizzano centinaia di miliardi di dollari e impiegano decine di migliaia di persone in una manciata di anni, uno dei motori fondamentali delle economie contemporanee. Senza il contributo offerto dalle continue nascite e dai successi delle molte startup, l’economia rimane stagnante e scarsamente dinamica. In qualche modo produzione e occupazione restano imprigionate negli schemi economici del recente passato e non si agganciano al carro dell’innovazione.

IN ITALIA. La scarsità di imprese innovative in Italia è una possibile chiave di lettura del tasso di crescita anemico del Belpaese. Di startup tecnologiche in Italia ne nascono meno della media dei paesi avanzati, troppe poche e con il difetto di rimanere nane, cioè di dimensioni piccole, in termini di fatturato. Per avere tante imprese innovative è necessario disporre di tanti imprenditori disponibili a rischiare un’avventura aziendale. Quindi anche il proprio reddito.

I MANAGER. Dietro ad ogni startup si cela almeno un imprenditore, molto spesso un team. Ed è l’imprenditore il dominus dell’economia di mercato. Colui che, inventando nuove imprese, crea nuova ricchezza per sé e per la collettività. I manager gestiscono e valorizzano quanto creato da altri, ma solo gli imprenditori dischiudono spazi originali. Chissà per quale strana ragione l’imprenditorialità italica, così eccellente in altri campi, è rimasta tanto modesta nello strategico settore delle startup ?

14/02/2011 | Categorie: Economia e Dintorni Firma: Denise Tagnin