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Comprendere il PIL americano

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Questo studio fornirà una panoramica del PIL (GDP) degli Stati Uniti, mentre i prossimi si focalizzeranno maggiormente sui componenti del PIL stesso.

Il PIL è un tentativo dell’Ufficio di analisi economiche (Bureau of Economic Analysis BEA) di misurare il valore dei beni e dei servizi finali prodotti negli Stati Uniti in un determinato periodo di tempo (qui trovi un pdf della BEA che spiega il PIL e altri parametri per la misurazione dell’attività economica).

Ecco alcuni punti chiave: il PIL misura soprattutto la produzione destinata al mercato, cioè le attività produttive per le quali le persone pagano (citando un vecchio adagio, se un uomo sposa la donna delle pulizie o una donna sposa il suo commercialista, il PIL diminuisce). Il PIL misura la produzione, non le vendite. Il PIL inoltre cerca di comprendere il valore dei servizi “figurativi” relativi alle case abitate. L’idea è che quando una persona affitta una casa il BEA può misurare il flusso di servizi (l’appartamento produce, per esempio, 800 dollari al mese), ma a differenza dell’esempio della donna delle pulizie/commercialista, quando il locatario compra il suo appartamento il BEA cerca di contare a misurare il flusso di servizi. Il BEA lo fa stimando gli affitti di case paragonabili e calcolando (o stimando) il reddito del proprietario. In altre parole, il BEA calcola i pagamenti degli affitti che il proprietario dovrebbe pagare come parte del PIL.

Il BEA stima che il PIL statunitense sia attorno ai $14.250 miliardi nel secondo trimestre del 2008. Questo numero è “destagionalizzato per i tassi annuali”, il che significa che se in tutto l’anno fosse come il secondo trimestre, allora il PIL totale sarebbe di $14.250 miliardi, o che il PIL trimestrale è circa ¼ di quel dato.

Il PIL è calcolato sia in dollari correnti, sia in dollari “chained” basati sul valore del dollaro del 2000. Questo secondo calcolo in “dollari base 2000” rappresenta il tentativo del BEA di eliminare l’inflazione dal calcolo ed esprime il PIL in “termini reali”; è un tentativo teorico e statistico complesso. Quando gli analisti parlano di crescita economica, di solito si riferiscono al dato reale o agganciato, e quindi ignorano gli effetti dei cambiamenti dei prezzi e si focalizzano sui cambiamenti quantitativi.

Usando l’approccio della spesa per il calcolo del PIL (come si studia nei corsi base di macroeconomia), il PIL è uguale alla somma dei consumi più gli investimenti più le spese del settore pubblico più il saldo della bilancia dei pagamenti (esportazioni meno importazioni). In questo articolo parlo dei dati così come si presentano nel report del PIL e come vengono pubblicati. Nel prossimo articolo approfondirò i vari dati.

Il consumo di beni e servizi viene comunicato in due parti: prima le vendite al dettaglio, che rappresenta una stima della parte dei beni (il 28% del PIL nel secondo trimestre del 2008); poi le spese per i consumi personali (i consumi mensili di beni e servizi, il 70% del PIL), che viene pubblicato circa dieci giorni dopo. Il consumo di beni tende a essere più variabile rispetto al consumo dei servizi, quindi la maggior parte delle informazioni sulle spese per i consumi personali sono note già prima della pubblicazione. I consumi, in toto, non sono molto variabili ma sono importanti per la loro quantità; partendo da questi molti analisti hanno fatto degli errori grossolani prevedendo il collasso dei consumi statunitensi.

Gli investimenti sono divisi in tre categorie: non residenziali (acquisti di macchinari e edifici a uso non residenziale), residenziali (costruzione di case nuove) e cambiamenti negli stock. Ci sono diverse fonti per questi dati; i dati raccolti tramite sondaggio sono molto più veloci, ma i parametri che misurano le spese sono più accurati. Tra le pubblicazioni importanti annoveriamo quelle che riguardano la costruzione di case nuove, le spese per le costruzioni, i beni durevoli, gli ordini di fabbrica e gli inventari aziendali. Gli investimenti sono una componente più piccola dei consumi (il 15% del PIL) ma più variabile; dipanare la matassa di questi report è complesso, ed è un modo per gli analisti di distinguersi dal mucchio.

Spese del governo: la dichiarazione mensile del spese di governo (Monthly Treasury Statement) contiene le spese mensili (e entrate) del governo federale degli Stati Uniti (il 7% del PIL); il problema è che la maggior parte del budget di governo viene utilizzato per programmi particolari (come per esempio la sicurezza sociale) e che quindi non entrano direttamente nel PIL; inoltre questi dati non contengono le spese per i governi statali e locali (il 12% del PIL).

Esportazioni nette: i report sul commercio sono quelli che vengono pubblicati più in ritardo degli altri; per esempio, i dati sul commercio di giugno vengono pubblicati ad agosto. Le esportazioni nette sono una parte relativamente piccola del PIL (-5.1% del PIL) ma possono essere molto variabili; quando viene pubblicata la prima stima del PIL, in realtà si hanno dati relativi ai commerci solo per due mesi, e il BEA in realtà prevede il terzo mese di scambi quando stila le proprie stime del PIL. Questi numeri sono difficili da prevedere. Facciamo anche notare che negli ultimi anni le importazioni sono state maggiori delle esportazioni, e quindi le esportazioni nette sono negative e vengono sottratte al PIL totale.

Questo articolo è stato concesso da : www.capireilmercato.com

07/09/2008 | Categorie: Finanza personale Firma: Cole Kendal