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Cina, economia prossima al risveglio?

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«Le basi per la continua ripresa e il miglioramento dell’economia del nostro Paese non sono ancora solide, con una domanda insufficiente, un eccesso di capacità in alcuni settori, aspettative sociali deboli e molti rischi persistenti», ha detto Li Qiang, il premier cinese al Concilio di Stato di fronte a quasi tremila delegati a inizio marzo.

Gli esperti economici intervistati da Nikkei ritengono che la Cina non supererà una crescita del 4,6% e che le politiche di stimolo del governo si stanno rivelando inefficaci: esse infatti non sono riuscite a rinvigorire la domanda interna, né hanno influenzato i prezzi o risollevato il mercato immobiliare. Il collasso dell’economia cinese avrebbe impatti globali significativi, data la sua importanza come seconda potenza economica mondiale e il suo ruolo centrale nelle catene di approvvigionamento globali, su cui molte aziende dipendono.

Il governo continua a focalizzarsi sull’ottimizzazione delle reti di approvvigionamento e sull’incoraggiamento dell’innovazione dirompente, insieme al potenziamento dell’istruzione e della ricerca. Tuttavia, gli esperti economisti osservano che i progressi nell’equilibrio economico rimangono piuttosto modesti.

Lo scoppio della bolla immobiliare apre la crisi economica

Qual è l’origine della crisi dell’economia cinese? Sicuramente una risposta tardiva ai problemi generati dalla crisi sanitaria del Covid 19 hanno portato l’economia cinese a vacillare e, anche dopo il ritorno alla normalità, la ripresa si è fatta attendere per effetto di un calo di fiducia delle famiglie e delle imprese, che ha indebolito i consumi.

L’avvio del tracollo però riguarda la crisi che ha colpito il settore immobiliare, segnando la bancarotta di colossi del mercato del mattone, come Evergrande e Country Garden. Durante il periodo di boom economico della Cina, tra il 2007 e il 2016, i principali sviluppatori immobiliari cinesi hanno avuto la possibilità di acquistare all’asta ampi terreni che erano stati liberati dalle vecchie abitazioni grazie a politiche di indennizzo molto generose verso i proprietari precedenti. Ciò aveva condotto ad una rapida espansione del mercato immobiliare cinese, che ancora non era soggetto a restrizioni sull’acquisto.

Dal 2021 le superfici invendute e i prezzi delle abitazioni sono scese drasticamente, facendo scoppiare di fatto la bolla del mercato immobiliare.

Dopo Evergrande, il gruppo immobiliare più indebitato al mondo che ha visto la liquidazione ordinata dalla Corte Suprema di Hong Kong a fine gennaio, il mercato immobiliare cinese subisce un altro colpo con il problema finanziario di Country Garden, il principale sviluppatore immobiliare privato del Paese: la compagnia è alle prese con una richiesta di liquidazione a causa del mancato rimborso di un prestito di 1,6 miliardi di dollari di Hong Kong. Country Garden si trova già in default, con debiti che superano i 200 miliardi di dollari e la crisi del debito del principale costruttore cinese rischia di destabilizzare ulteriormente il settore immobiliare, proprio mentre l’economia cinese sembrava essere in fase di stabilizzazione.

Lo scoppio della bolla immobiliare cinese ha acceso i riflettori sul fatto che il Paese del dragone probabilmente non potrà più tornare ai livelli di crescita dei decenni scorsi e che serviranno politiche efficaci in grado di ripristinare la fiducia dei consumatori cinesi e degli investitori a livello globale per dare nuovo vigore all’economia: oggi il governo cinese ha inoltre adottato misure proattive per stabilizzare il mercato immobiliare privato, riconoscendo la sua importanza per la crescita economica e il sentiment degli investitori e recentemente ha ridotto la caparra richiesta per l’acquisto di seconde case, che è passata dall’80% al 40%, a dimostrazione dell’impegno a stimolare la domanda nel settore immobiliare privato. Un altro segnale positivo arriva dalle norme che incoraggiano le banche ad aumentare i prestiti destinati alle aziende di sviluppo immobiliare, il che evidenzia un approccio proattivo nel fornire liquidità al mercato per facilitare la ripresa.

Lo stimolo alla crescita

Secondo le analisi di fine 2023 condotte da Ersel, la risposta graduale della Cina agli impatti del Covid-19 e un rallentamento post-pandemia della crescita economica hanno spinto il governo cinese a considerare misure di sostegno più espansive: queste potrebbero includere l’adozione di politiche di helicopter money, che consistono in una massiccia iniezione e distribuzione di denaro per stimolare un’economia in recessione, insieme a un allentamento della politica monetaria e salvataggi di aziende in difficoltà, ad esempio nel settore immobiliare. Tuttavia, c’è il rischio di alimentare bolle speculative e di causare una fuga di capitali stranieri dal Paese. Questo potrebbe erodere ulteriormente la fiducia nell’economia produttiva del Paese, limitando il suo potenziale di crescita e frenando di conseguenza le prospettive economiche globali.

Con il peso del debito che limita la crescita economica, sorge la questione cruciale su come garantire che la crescita cinese sia sostenibile nel lungo periodo. Il settore manifatturiero, storicamente trainante dell’economia cinese, sta registrando un declino da diversi anni. Questo è attribuibile alla diminuzione della forza lavoro a causa di un basso tasso di natalità e all’aumento dei salari, che hanno ridotto l’attrattività del settore manifatturiero cinese rispetto agli anni del boom economico. La sfida per Pechino è se riuscirà a generare nuova crescita economica senza ricorrere all’accumulo di nuovo debito.

Il controllo del debito pubblico

Come si è arrivati al forte aumento del debito pubblico cinese? L’esperta Co-Head Asia Center di Ispi, Alessia Amighini, spiega come negli ultimi vent’anni, la Cina ha investito una parte considerevole delle sue riserve di dollari in progetti e prestiti diretti a numerosi Paesi in via di sviluppo, soprattutto attraverso la sua Belt and Road Initiative: ciò l’ha resa il principale creditore mondiale nel 2017, superando sia la Banca Mondiale che il Fondo Monetario Internazionale. Tuttavia, i rigidi controlli durante la pandemia e il crollo del mercato immobiliare hanno portato a un aumento significativo del debito complessivo cinese, causando difficoltà finanziarie per i governi locali e aumentando il rischio di default per alcune città. Di fronte a questa situazione, la Cina sta riconsiderando il suo ruolo di principale creditore internazionale, rilevando il trade-off tra interessi finanziari e politici: sebbene i prestiti abbiano aumentato l’influenza politica della Cina, ora il recupero del denaro è diventato prioritario, trasformandola da un investitore generoso a un creditore più severo.

Inoltre, Pechino si trova di fronte al problema dell’alto debito accumulato dagli enti locali, che è aumentato considerevolmente durante la pandemia. I prestiti municipali ora ammontano al 280% delle entrate, praticamente dieci volte il debito cinese rispetto al PIL, che è del 21%. Mentre il debito nazionale cinese sembra relativamente basso agli occhi del mondo, a livello locale gli enti faticano a far fronte al pagamento degli interessi, che rappresentano ormai l’11% delle entrate (in confronto, in Italia, il Paese più indebitato del G7, gli interessi rappresentano solo il 3,5% del PIL).

Il problema del debito pubblico cinese si basa principalmente sull’errata contabilizzazione delle perdite nei bilanci. In sostanza, quando un investimento non produce i risultati attesi e si traduce in perdite, il governo non registra queste passività come dovrebbe, ma le considera equivalenti al capitale investito. Di conseguenza, almeno ufficialmente, le perdite vengono mascherate come investimenti o come capitale solido e ciò contribuisce all’ingente aumento del debito cinese.

Il governo cinese ha aumentato l’emissione di debito senza influenzare significativamente i livelli totali di passività. Queste risorse sono state dirette verso settori in difficoltà e amministrazioni locali. Recentemente, la Cina ha emesso tre “obbligazioni speciali”, ognuna del valore di 1 miliardo di renminbi, equivalenti a 140 miliardi di dollari. La prima è stata destinata a nuovi progetti infrastrutturali, la seconda a sostenere le aziende immobiliari, mentre la terza è stata indirizzata all’aumento della liquidità nel mercato.

Ad oggi, la Cina può contare su riserve per 3 miliardi di dollari, su considerevoli risparmi individuali, sul più grande bacino di consumatori al mondo e un rapporto debito sovrano/PIL eccezionalmente basso.

Banche e sistema finanziario

Nell’ultimo periodo le autorità di regolamentazione in Cina stanno esaminando attentamente gli investimenti obbligazionari delle banche regionali nella preoccupazione che stiano speculando sui titoli piuttosto che sui prestiti per rilanciare l’economia.

Come riportato da Bloomberg, i leader politici hanno richiesto dati alle banche rurali, inclusi dettagli sulle negoziazioni di obbligazioni degli ultimi tre anni, le principali controparti coinvolte e la necessità di ulteriori investimenti. Le autorità di regolamentazione stanno intensificando la supervisione sugli investimenti in obbligazioni dopo un rally che ha visto scendere i rendimenti dei titoli di Stato pluriennali quasi ai minimi storici. Anche se i bassi rendimenti offrono al governo accesso a finanziamenti più convenienti dal mercato del debito, c’è preoccupazione che l’elevata domanda possa rendere le banche riluttanti a erogare ulteriori prestiti all’economia reale. Inoltre, un’inversione di mercato potrebbe esporre le banche a perdite che minano il loro capitale.

Sia Goldman Sachs, che Morgan Stanley si sono recentemente espressi sulla ripresa economica della Cina, spiegando che i mercati azionari sono in una fase critica: le preoccupazioni riguardano il fatto che le misure di sostegno fiscale annunciate al Congresso nazionale del popolo cinese non saranno sufficienti a rilanciare l’economia del paese. Le azioni cinesi probabilmente vedranno una crescente volatilità, in particolare quelle azioni negoziate all’estero, data la pressione sia sui fondamentali che sulla liquidità.

Nonostante sembra che la Cina stia attraversando una fase di declino imminente, è fondamentale comprendere che si trova in una fase di crisi che richiede riforme immediate per evitare una stagnazione prolungata. Pertanto, Pechino sarà costretta a consolidare la sua posizione economica globale e ad implementare riforme interne che rinnovino la fiducia dei consumatori e forniscano le risorse necessarie.

12/03/2024 | Categorie: Economia e Dintorni , EconoPolitik , Investimenti Firma: Redazione