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Alfabetizzazione finanziaria, il nuovo ruolo del CF

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Loria (vincitore PFAwards ’17) sul ruolo dell’ alfabetizzazione e della formazione nella nuova era della consulenza post MiFID II

Il mondo economico finanziario cambia e anche il modello di consulenza deve adattarsi a un contesto profondamente mutato. Il consulente di oggi non è la stessa figura del professionista di pochi anni fa.  Così come il risparmiatore di oggi non ha nulla a che vedere con il risparmiatore del passato. MyAdvice-ProfessioneFinanza ha interpellato sul tema dell’ alfabetizzazione finanziaria Donato Loria, vincitore PFAwards ’17 nella categoria “Comprensione delle esigenze”. Ecco il suo commento, mentre per iscriversi ai PFAwards’18 si rinvia al link https://www.professionefinanza.com/formazione/pfawards/

 

“Alla fine degli anni ’80, gli investitori avevano a disposizione esclusivamente strumenti finanziari non complessi, per i quali è “semplice” calcolare il pay off. Nello stesso tempo, “semplice” era anche la relazione con gli intermediari.
Oggi la situazione è profondamente mutata e tante ricerche internazionali di rilevamento del livello di financial literacy provano che le competenze finanziarie degli investitori non hanno tenuto il passo dell’evoluzione degli strumenti finanziari offerti dagli intermediari.
Inoltre, sempre a partire dagli anni ’80, si sono approfonditi gli studi relativamente alla finanza comportamentale. È stato dimostrato che, diversamente da quanto sostenuto dalla finanza classica, gli investitori non sono completamente razionali e che, nel momento in cui devono prendere una decisione di investimento, entrano in gioco dei tranelli cognitivi, cioè dei meccanismi automatici (scorciatoie) mentali che li inducono in errore.

Un basso livello di alfabetizzazione finanziaria, come diffusamente rilevato nelle analisi, determina diverse conseguenze negative: minore partecipazione al mercato, minore diversificazione di portafoglio, minore propensione al risparmio. Gli investitori meno alfabetizzati accumulano, quindi, meno ricchezza, non solo per se stessi e per la propria famiglia, ma anche per l’intera società.
Recenti studi dimostrano che il livello di alfabetizzazione incide anche sulla scelta delle fonti di informazione: i soggetti più competenti finanziariamente hanno una maggiore propensione a chiedere un parere a un consulente rispetto ad amici e parenti; viceversa le persone meno competenti.
In concreto: in Italia un risparmiatore su 4 decide da solo, 4 su 10 chiedono consigli a parenti e amici, mentre diversi si confrontano con un consulente per poi decidere in autonomia. Il risultato? Troppa liquidità sul conto corrente e/o troppe obbligazioni bancarie.

Per investire è essenziale affidarsi, quindi, a un consulente perspicace, esperto e competente. Ma non è sufficiente. Anche in altri settori, o in altre attività completamente diverse dal mondo finanziario, la situazione non cambia. In montagna, per esempio, chi va a fare trekking non basta che sia accompagnato da guide molto esperte. Per quanto perspicace, esperta e competente sia la guida, non si può salire una montagna se non si è ben allenati e non si dispone di un adeguato equipaggiamento.
Il primo inderogabile passo per un’efficace consulenza è fornire all’investitore, comunicando sempre in modo chiaro e comprensibile, gli strumenti per comprendere l’esito delle proprie scelte. Renderlo competente affinché ogni decisione di investimento sia presa consapevolmente.
Come spiega il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco: “L’educazione finanziaria è ovunque componente essenziale delle politiche di tutela del risparmio, in sinergia con gli altri strumenti… Accrescere il livello di cultura finanziaria di tutti i cittadini è oggi un’esigenza più rilevante che in passato”.

28/10/2017 | Categorie: Mondo consulenti , Senza categoria Firma: Redazione