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EconoPolitik, da Brexit, opportunità per i risparmiatori italiani

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Warren Buffet ripete due cose. La prima è: non chiedetemi come sarà il mercato tra un giorno o tra un anno, non lo so né lo sanno altri. Ma chiedetemi come sarà tra 10 o 20 anni e vi risponderò che sarà molto più alto di oggi”.  A parlare è Alessandro Sannini, ceo e azionista di maggioranza di Koinè, advisory company basata a Conegliano (TV), Milano e Londra, specializzata in assistenza alle pmi italiane per l’ingresso nei capital market, che dalla Brexit vede delle opportunità per la finanza italiana. 

“Se la politica italiana ne  percepisce i vantaggi, Milano potrebbe ripopolarsi di operatori finanziari stranieri come negli anni ottanta e novanta”, spiega Sannini che ritiene esagerate le conseguenze sulla Brexit per il Regno Unito, semplicemente perché loro, monetariamente, non sono mai stati parte della Ue, esattamente come la Norvegia.  
“A questo punto, verrebbe da dire – prosegue Sannini – perché non torniamo alla lira, così evitiamo che l’Europa metta mano ai risparmi degli italiani con il bail-in?”.  Storicamente il nostro Paese è quello del grande risparmio gestito con clientela da investimento a medio lungo termine.  E in tutta onestà dal punto di vista tecnico per l’investitore, il poter lavorare con diverse valute e diversi tassi può diventare sicuramente un vantaggio”, spiega Sannini, che cita per esempio i benefici  che si possono ottenere avendo un conto legale in Svizzera.  Secondo il ceo  di Koinè, il dramma dell’euro risiede nel fatto che la sua adozione costringe a politiche pro-cicliche; significa che in un periodo di crisi il governo deve aumentare le tasse, peggiorando cosi la situazione della gente, mentre tornando alla lira il governo italiano potrebbe abbassare le tasse subito. Quindi via l’Iva e poi via al decremento del costo del lavoro. 
Ma c’è di più. Si apre una grande opportunità per Milano. "Potremmo far reinsediare con condizioni favorevoli a Milano operatori finanziari internazionali come negli anni ‘80 e ‘90 abbassando e rendendo più agevoli ad esempio le operazioni di autorizzazione per broker (sim) e sgr”, continua Sannini. Così facendo, Milano potrebbe diventare un punto d’incontro internazionale per investitori interessati a investire velocemente e in maniera sicura, per esempio, sulle nostre pmi, magari sfruttando una valuta favorevole e  un abbassamento del cuneo fiscale e del costo del lavoro.
 
Ma, ecco tutta una serie di domande, alle quali dare delle risposte.  Quali effetti tutto questo avrà sulle nostre imprese? La burocrazia europea si autoriformerà diventando più snella ed efficiente? L’Italia avvierà un programma immediato per diventare più attrattiva per gli investimenti esteri? Milano investirà nella scuola e nell’insegnamento delle lingue straniere? Sono pronte borse di studio per attrarre i migliori cervelli delusi dalla Gran Bretagna?
“Se chiedete alla famiglia di un banchiere londinese dove preferirebbe spostarsi, a Milano o a Francoforte, non credo avrebbe dubbi”, risponde Sannini, che cità la migliore posizione geografica e aggiunge che Milano potrebbe poi ospitare l’Autorità Bancaria Europea, visto che a Parigi è insediato l’Esma e a Francoforte c’è l’Eiopa (l’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali) e la Bce. Una partita aperta vista anche l’annunciata integrazione tra le borse di Londra e Francoforte in cui bisognerà capire il peso della Borsa Italiana nel nuovo gruppo. 
In conclusione, secondo Sannini, “se non si ha una coesione monetaria sociale e politica forse è più vantaggioso che si reimpari a  operare con le valute e giocando sui tassi di scambio sulle monete”. 
 

  

26/06/2016 | Categorie: Investimenti Firma: Redazione