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Tbond, sempre in vista ma da evitare per adesso

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L’approfondimento del manager del fondo M&G, che sconsiglia l’esposizione al Tbond pur in fase molto positiva

L’impennata attuale dei Tbond (al 3%) è oggetto di analisi e discussioni continue. La combinazione di un rischio di default nullo, la notevole liquidità e lo status di porto sicuro rendono il Treasury appetibile a una prima occhiata: eppure ci sono molte ragioni per evitare l’esposizione al Tbond in questo momento. Nel caso di un aumento maggiore dell’inflazione dovuto a una crescita forte dei consumi, uno dei possibili effetti della riforma fiscale, la Fed dovrebbe accelerare i tempi. Non bisogna, poi, dimenticare le dinamiche dell’offerta. Molta carta arriverà sul mercato per l’effetto combinato della crescita del deficit pubblico e della riduzione di bilancio della Fed.

Se anche gli investitori si aspettassero una riduzione dei prezzi dei Tbond è importante valutare quanto remunerano il rischio oggi i Tbond decennali. Basta fare una semplice analisi di quanto dovrebbe salire il rendimento del Tbond per fa sì che la perdita in conto capitale azzeri il total return annuale, ossia compensi totalmente la cedola. Questo livello di breakeven indica la capacità di assorbimento del rialzo dei tassi da parte di un bond: rendimenti più alti e una duration più bassa portano a un breakeven maggiore e viceversa.

Sul tutto, incide, però anche la curva dei tassi e il fatto che i titoli Usa con scadenza a due o tre anni abbiano avuto una forte sottoperformance ha fatto sì che oggi questa tipologia di bond abbia un livello di premio per il rischio molto più alto di quello offerto dai titoli trentennali. Questo ha implicazioni importanti per gli investitori perché con un breakeven di soli 16 punti base i Tbond trentennali offrono un rapporto rischio rendimento attraente perché sono troppo vulnerabili in caso di rialzo dei tassi.

Visto il possibile impatto del rialzo del greggio e il miglioramento del mercato del lavoro Usa un aumento di 16 punti per la parte lunga della curva americana sembra possibile. Ci sono a questo punto rendimenti più attraenti nella parte breve della curva con il Treasury a due anni che presenta un breakeven di 132 punti base, otto volte quello offerto dal trentennale. Bisogna poi considerare che esiste un costo opportunità, ossia che altre asset class possano dare una maggiore remunerazione. La cosa è sconveniente ancor più al di fuori degli usa: il costo di coprire il rischio cambio per gli investitori europei può essere elevato e riduce l’attrattività dei bond americani a breve termine.

A cura di Wolfgang Bauer, manager del fondo M&G (Lux) Absolute Return Bond

19/05/2018 | Categorie: Investimenti Firma: Redazione