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Quantitative Easing. La Fed ancora sotto accusa

Hu Jintao ha un nuovo alleato nella sua offensiva contro la politica del dollaro debole: è il partito repubblicano degli Stati Uniti. Con una scelta senza precedenti nella storia post-bellica, la destra vincitrice alle elezioni legislative attacca apertamente la strategia monetaria della banca centrale.

SARAH PALIN:
Un´avvisaglia si era avuta la settimana scorsa quando era stata Sarah Palin, l´ex candidata alla vicepresidenza e oggi beniamina del Tea Party, ad accusare la Federal Reserve di «creare inflazione». Dopo di lei si è mosso uno schieramento impressionante: autorevoli economisti di destra, e importanti esponenti del partito repubblicano al Congresso, fanno fronte comune per denunciare la scelta di Ben Bernanke. Il loro bersaglio è la politica del «quantitative easing» avviata dal presidente della Fed il 3 novembre: 600 miliardi di dollari di acquisti di titoli pubblici, scadenzati su otto mesi, al fine di abbassare i tassi a lungo termine per stimolare gli investimenti.
BERNANKE: E’ un sostegno alla ripresa, secondo Bernanke. E´ stampar moneta, creare inflazione, indebolire il dollaro, secondo i suoi avversari. Finora le critiche venivano da Cina, Germania, Brasile. Oggi il fronte dei nemici interni diventa robusto. Un lungo elenco di firmatari sottoscrive l´appello che esce a pagamento oggi sulle pagine del New York Times e del Wall Street Journal. «Gli acquisti di titoli annunciati – si legge nel manifesto – rischiano di svuotare di valore la nostra moneta e di generare inflazione, non crediamo che raggiungeranno l´obiettivo della Fed di promuovere l´occupazione». Segue un elenco di nomi illustri tra cui Michael Boskin che fu il capo dei consiglieri economici di George Bush padre, John Taylor, esperto di politica monetaria che lavorò per entrambe i Bush, l´ex direttore del Congressional Budget Office Douglas Holtz-Eakin, Kevin Hassett dell´American Enterprise Institute, William Kristol direttore della rivista Weekly Standard nonché celebre intellettuale «neocon». Sono tutti economisti schierati a destra.
I CONSERVATORI: L´appello firmato dagli economisti conservatori converge con la strategia delle nuove truppe parlamentari dei repubblicani. Il manifesto anti-Fed, secondo quanto rivela il Wall Street Journal, è stato sottoposto preventivamente al deputato Paul Ryan del Wisconsin, che sarà il nuovo presidente della commissione Finanze alla Camera da gennaio. Un altro parlamentare repubblicano favorevole all´iniziativa è Mike Pence, che ha dichiarato: «Stampare moneta non può essere un surrogato per una politica pro-crescita a base di riduzioni d´imposte».

INDIPENDENZA FED? Polemiche così aperte contro la banca centrale sono inusuali, vista la tradizione di indipendenza della Fed. L´attacco all´istituto di emissione finora era venuto da frange marginali. Un avversario storico della Fed era il vecchio repubblicano Ron Paul, l´ex candidato presidenziale che viene da una destra anarchico-libertaria: lui propugna addirittura l´eliminazione della banca centrale. Ma se Ron Paul è sempre stato un personaggio ai margini, non altrettanto si può dire del figlio Rand Paul che ha trionfato nel Kentucky grazie all´appoggio del Tea Party. Quel che sta avvenendo con l´offensiva alla banca centrale è una saldatura tra l´establishment repubblicano e i neo-eletti che fanno riferimento al movimento anti-Stato del Tea Party. Secondo il retroscena del Wall Street Journal, la nuova alleanza è stata decisa martedì 9 novembre quando venti economisti di destra e diversi politici repubblicani si sono riuniti allo University of Pennsylvania Club di Manhattan, un conciliabolo noto come «la cena del branzino». A quel gruppo si sono poi avvicinati alcuni potenziali candidati repubblicani alle elezioni presidenziali del 2012: Mitt Romney, Newt Gingrich, Sarah Palin. Al posto del branzino, sulla griglia nei prossimi mesi ci sarà Bernanke.

17/11/2010 | Categorie: Economia e Dintorni Firma: Vincenzo Polimeno