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MPS, ai mercati piace nuovo piano di sviluppo.

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OPA. La necessità di procedere all’opa sui fresh prima di realizzare l’aumento implica tempi più lunghi per l’operazione, che si concluderà entro l’anno.  Il Core T1 ratio pro-forma 2010 sale quindi da 7,2% al 9% circa (compresi 40bps dalla cessione degli asset real estate), ovvero circa 8,5% post Basilea3. La parziale novità riguarda l’inatteso riacquisto del fresh con relativo ulteriore aumento di capitale, che però non ha un grande impatto diluitivo perché il bond viene ricomprato a sconto sul nominale.

"Il deal ha senso perché permette la semplificazione della struttura del capitale, elimina le incertezze legate al fatto che il fresh sarebbe stato progressivamente escluso dai calcoli del Core T1 in ottica Basilea3 e permette di realizzare una piccola plusvalenza che garantisce un impatto positivo ulteriore di 18bps in caso di integrale consegna dei titoli all’opa", spiega Equita che sul titolo Mps mantiene il rating hold e il target price a 1,02 euro (+2,49% a 0,968 euro il titolo in Borsa) come Banca Imi che, avendo già scontato nelle stime l’aumento, ha un target price a 0,96 euro.

I TARGET. Rbs ha invece confermato sell e un target price a 0,80 euro. Goldman Sachs (neutral e target a 1,10 euro) ha assunto che le nuove azioni dell’aumento di capitale vengano emesse a sconto del 30%-50% rispetto al prezzo attuale di 0,91 euro ex dividendo. Secondo gli analisti di Goldman Sachs "un aumento di capitale era ampiamente atteso" e l’ammontare "è vicino alla stima di gap di capitale da 2,3 miliardi inclusa nella nostra valutazione". Al di là della ricapitalizzazione, per gli esperti il mercato si focalizzerà "sul piano del management per aumentare la redditività e ricostituire una politica dei dividendi più generosa". Inoltre, quest’ oggi Mps ha presentato alla comunità finanziaria il piano industriale fino al 2015 che la stessa banca ha definito «ambizioso, con target sfidanti, ma sostenibile perché basato sugli ottimi risultati ottenuti nello scorso triennio».

IL PIANO INDUSTRIALE. Il piano industriale non prevede nessun tipo di acquisizione né per linee interne né esterne. Tutto ciò è piaciuto al mercato: il titolo dell’istituto senese ha guadagnato a Piazza Affari l’ 1,80% nonostante il comparto bancario sia stato zavorrato dalle vendite. Fissato l’obiettivo di un utile netto, al 2015, di 1,7 miliardi di euro rispetto ai circa 900 con le componenti straordinarie realizzato quest’anno. La banca confida di distribuire ai propri azionisti nel periodo compreso tra il 2011 e il 2015 dividendi superiori ai 2 miliardi di euro. Il risultato operativo netto è atteso sopra i 3 miliardi con una crescita media annua del 26,5%. La banca di Rocca Salimbeni indica poi un coefficiente di redditività, il rote (return on tangible equità), stimato al 15% nel 2015 (all’11,5% nel 2013).

Tra gli obiettivi del piano c’è una crescita media annua dei ricavi (Cagr) nel periodo 2010-2015 del 6,2%, con generazione di circa 580 milioni di euro dal solo sviluppo e riallineamento della profittabilità delle reti. Il rapporto costi-ricavi scenderà al 51% nel 2013 e al 44% nel 2015 mentre il costo del credito a 64 punti base nel 2013 e a 60 punti base nel 2015. Il piano industriale prevede un’ulteriore razionalizzazione dei costi del gruppo con risparmi per 466 milioni nel quadriennio fino al 2015. L’istituto punta anche una riduzione media annua del costo del personale dell’1% nell’arco di piano e una diminuzione di pari livello delle altre spese amministrative. Sul fronte dell’organico l’istituto punta a una riduzione di circa 2.500 unità, portando il numero dei dipendenti dagli attuali 31.500 circa a 29.000.

VALORIZZARE. La riduzione dell’organico nel periodo ammonta a circa l’8 per cento. Mps intende valorizzare la sua controllata nel credito al consumo, Consum.it, attraverso «un accordo importante» che potrebbe coinvolgere anche un partner esterno.  Lo scenario macro su cui la banca ha costruito il piano industriale mostra un Pil in crescita in Italia all’1,7% nel 2013 e all’1,8% nel 2015 con i tassi di riferimento della Bce al 2,25% nel 2013 e al 3,5% a fine 2015. Scenario, si legge in una nota, che incorpora stime conservative se invece si considera quello di consenso del mercato su tassi e pil italiano si dovrebbero aggiungere fino a 200 milioni aggiuntivi sugli utili netti al 2013.

12/04/2011 | Categorie: Economia e Dintorni Firma: Vincenzo Polimeno