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Mercati: Cina e Fmi danno lo slancio, banche italiane in ripresa, bene gli Usa

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La scorsa settimana i mercati hanno vissuto una fase molto positiva: più di tutto hanno influito i numeri della Cina e dell’Fmi

La settimana dei mercati si è chiusa con rialzi importanti. Grande impulso allo slancio è arrivato dalle stime positive sul Pil della Cina e sulla crescita dell’economia globale a cura dell’Fmi. Segnali favorevoli sono giunti anche dalle banche italiane e dalla situazione finanziaria degli Stati Uniti.

Cina e Fmi danno slancio ai mercati 

Settimana sostanzialmente positiva per i principali mercati europei: Milano si conferma la borsa migliore sia nella settimana corrente che da inizio anno. Al “sentiment” ha contribuito in primis la crescita superiore alle attese del PIL cinese nel primo trimestre del 2018 (+6,8%) mentre è risultata ininfluente la debole performance dello Zew tedesco, sceso in aprile sotto le attese a -8,2 punti. Positive invece le notizie giunte dall’altro lato dell’Atlantico dove il Fondo Monetario Internazionale ha confermato al 3,9% le stime di crescita dell’economia globale per il 2018 e il 2019 ma ha alzato quelle del 2018 per l’Italia all’1,5%, un decimo meglio delle proiezioni di gennaio. L’Italia rimane tuttavia fanalino di coda in Europa per il tasso di crescita e per il prossimo anno è atteso un rallentamento all’1,1%. La buona intonazione si riscontra anche a Wall Street sulla scia degli ottimi risultati trimestrali riportati da gruppi del calibro di Goldman Sachs e Netflix. Fra i titoli buona prova dei bancari dopo l’accordo di Intesa Sanpaolo con Intrum sugli NPL (Non-Performing Loans).

Comparto bancario sotto i riflettori in Italia

Brilla tutto il comparto bancario a Piazza Affari: dopo la maxi offerta di Intrum sugli NPL di Intesa Sanpaolo il mercato adesso scommette su un effetto positivo a cascata sugli altri istituti italiani. La proposta riguarda due operazioni distinte: la prima riguarda l’acquisizione del 49% della piattaforma di servicing di Intesa (valutata 500 milioni) e la seconda quella di 10,8 miliardi lordi di crediti in sofferenza, che saranno oggetto di cartolarizzazione e vengono valutati 3,1 miliardi (cioè il 28,7% del valore lordo). Il tutto genererebbe per Intesa una plusvalenza di 400 milioni di euro. Il motivo per cui sale l’intero settore è da ricercarsi secondo noi nel fatto che la cessione dell`attività di servicing di Intesa fa da apripista ad altri deal simili anche perché la regolamentazione aumenta gli standard di performance richiesti dal regolatore sul recupero degli Npl. Al momento, Unicredit, Intesa e Mps hanno già ceduto le piattaforme di recupero, mentre altri istituti quali Banco Bpm, Ubi e Bper gestiscono ancora internamente l’intero processo. Riteniamo pertanto molto probabile che anche queste banche decidano di dismettere i rispettivi business in modo da realizzare capital gain, accelerare il processo di derisking e ridurre ulteriormente il rischio regolamentare: secondo i primi calcoli in diffusione, ipotizzando un pricing per l`attività di recupero degli Npl simile a quello annunciato da Intesa Sanpaolo, la valutazione dei business in questione potrebbe risultare di circa 200 milioni per Banco Bpm e 90 milioni per Ubi e Bper.

Dagli Usa buoni segnali dall’economia, tassi poco volatili

In marzo i nuovi cantieri negli Stati Uniti sono saliti dell’1,9%, superando le stime, così come ha battuto le previsioni la componente sui permessi per costruire, cartina al tornasole del futuro andamento del mercato immobiliare, aumentati del 2,5%. Un segnale positivo, di rafforzamento del real estate, trainato dalla costruzioni di condomini (unità multifamiliari). Buone indicazioni anche dalla performance della produzione industriale che in marzo è cresciuta dello 0,5%, un decimo in più delle attese degli analisti. L’obbligazionario si trova un periodo di volatilità minima e la parte lunga della curva stenta a seguire (con rendimenti più elevati) i progressi del mercato azionario e gli aggiustamenti della parte a breve della curva dovuti alla normalizzazione della politica monetaria. Per ora l’interpretazione non è quella di un’inversione imminente accompagnata dall’arrivo di una possibile recessione, ma di un ciclo di rialzi Fed con poco margine di manovra residuo. Il mercato, pur condividendo il ritmo di rialzi suggeriti dal FOMC per il 2018 (2 residui) e dando per scontato un rialzo a giugno (90% di probabilità), non riesce poi ad andare a scontare in tutto più di 2.5 rialzi (62bp) per i prossimi 12 mesi (forward relativo al tasso Fed Fund si colloca solo in area 2.25 – 2.30%).

Qualche spunto interessante è arrivato dai mercati asiatici. Diverse notizie ed indiscrezioni riportano passi in avanti sulla strada di un processo di pace in Corea. Secondo il Washington Post il capo della CIA Mike Pompeo (ora nominato Segretario di Stato in attesa di ratifica dal Senato) avrebbe trascorso la Pasqua in visita a Kim: ci sarebbero ora al vaglio cinque possibili località dove far incontrare Trump e Kim. Inoltre la stampa Sudcoreana riporta parole di apertura della Presidenza della repubblica sulla riappacificazione con il Nord. Forse è su questa distensione che si è poggiato il recupero delle piazze asiatiche interessate (Tokio e Seul).

a cura di Banca del Piemonte

23/04/2018 | Categorie: Economia e Dintorni Firma: Redazione