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La protezione dal caro vita: il BTP€i e i suoi rendimenti

Lo strumento principale per investire e difendere il proprio capitale dalle conseguenze del «caro -vita» è il Btp indicizzato all’inflazione europea, il cosiddetto «Btpei». Si tratta di un titolo di Stato caratterizzato dal fatto che sia il capitale rimborsato a scadenza sia le cedole pagate semestralmente sono rivalutati sulla base dell’inflazione dell’area euro, misurata dall’Indice armonizzato dei prezzi al Consumo con esclusione del tabacco. Il Btpei garantisce sempre la restituzione del valore nominale sottoscritto: anche nel caso in cui si verifichi, nel periodo di vita del titolo, una riduzione dei prezzi, la cifra rimborsata a scadenza non sarà mai inferiore al valore nominale (100). Si può scegliere tra diversi Btpei che offrono rendimenti crescenti in funzione della durata residua e quindi della scadenza.
Il Btpei 15.9.2010, per esempio, garantisce al prezzo corrente un rendimento dello 0,10% al netto dell’inflazione europea stimata allo 0,60% su base annua. Il Btpei 15.9.2012 un rendimento dello 0,7% sempre al netto dei prezzi al consumo, il Btpei 15.9.2014 l’1,11% netto reale, mentre il Btpei 15.9.2019 il 2,05%. I rendimenti sono inferiori a quelli dei Btp di pari durata: il Btp 15.10.2012 offre il l’1,49% al netto dell’inflazione attesa mentre il Btp 1.8.2014 paga il 2,03% sempre al netto.

È tuttavia sufficiente che l’inflazione europea salga dallo 0,6% annuo atteso all’1,40% per fare sì che i Btpei triennali diventino più redditizi dei Btp di pari durata, ovvero che l’inflazione raggiunga l’1,60% annuo per far si che il Btpei scadenza 2012 renda di più dell’omologo Btp.
Quindi per chi desidera proteggersi dal possibile rialzo dei prezzi al consumo il Btpei è un valido strumento. Anche se non mancano i punti critici a cominciare dal fatto che si tratta di un prodotto ancorato all’inflazione europea spesso inferiore a quella italiana (negli ultimi 12 anni lo è stata in media dello 0,17% all’anno); inoltre la quotazione sul mercato del titolo essendo a cedola fissa, risente negativamente dell’eventuale rialzo dei tassi di interesse esattamente come un Btp classico. Proprio quest’ultimo punto deve far riflettere: a meno che si decida di mantenerlo fino alla scadenza, un Btpei che scade tra 5 o 10 anni, se da un lato protegge dall’inflazione, dall’altro espone il capitale investito alle conseguenze del saliscendi del costo del denaro.
L’alternativa è affidarsi ai Cct, che sono consigliabili soprattutto quando il quadro economico appare molto incerto. In questi casi il Cct risulta infatti assai più «liquido» dei Bot (e quindi più facilmente rivendibile sul mercato) e paga un rendimento interessante, pari a quello Bot a 180 giorni con una maggiorazione.

13/05/2009 | Categorie: Investimenti Firma: Vincenzo Polimeno