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La Cina sorpassa il Giappone

L’inarrestabile crescita della Cina ha favorito il sorpasso sul Giappone, grazie al +10,3% registrato dal Pil nel 2010.

 IL SORPASSO. La Cina è diventata la seconda economica mondiale alle spalle degli Usa scalzando cosi il Giappone che era riuscito a mantenere ininterrottamente la posizione dal 1968. E nell’arco del prossimo decennio potrebbe materializzarsi lo storico sorpasso agli Stati Uniti, evento che secondo le ultime previsioni di PricewaterhouseCoopers si verificherà entro il 2018.
 La fiammata del Dragone potrebbe però affievolirsi nel prossimo futuro. Secondo le  stime della Banca Mondiale, nel 2011 la crescita del Pil si attesterà all’8,7%, rallentando la sua corsa, e l’anno prossimo dovrebbe attestarsi all’8,4 per cento. Dettagli circa la strategia di crescita del Paese giungeranno a marzo quando verrà presentato il XII piano quinquennale (2011-2015) per lo sviluppo economico e sociale della Cina.

Non è ancora possibile conoscere nel dettaglio il programma di questo piano (che non sarà reso noto fino alla riunione dell’Assemblea nazionale del popolo che ne approverà la bozza) ma se ne conoscono alcune linee guida. Uno degli obiettivi fatti trapelare dal Governo di Pechino riguarda la necessità di perseguire una crescita economica stabile e di qualità. In quest’ottica il Paese asiatico si impegnerà a stimolare la domanda interna al fine di ridurre la dipendenza della congiuntura dalle esportazioni.

INFLAZIONE E BOLLA IMMOBILIARE.  Nell’anno del Coniglio da poco iniziato aleggiano sulla Cina due spettri: le forti pressioni inflazionistiche e la speculazione immobiliare. L’indice dei prezzi al consumo è infatti salito nel mese di dicembre al 4,6%, archiviando l’intero 2010 con un + 3,3 per cento. Nel tentativo di fronteggiare il surriscaldamento dei prezzi le autorità monetarie cinesi stanno chiudendo i rubinetti della liquidità.

L’ultima manovra è datata 8 febbraio, quando la People’s Bank of China ha alzato di 25 punti base il tasso di interesse sui depositi bancari e quello sui prestiti. Si tratta del secondo rialzo in poco più di un mese. Oltre all’ inflazione, il governo di Pechino teme lo scoppio di una bolla immobiliare. Secondo gli esperti, nelle maggiori città e sulla costa i prezzi sono aumentati troppo rapidamente e per questa ragione dovrebbero subire una correzione. Per combattere la tanto temuta speculazione edilizia il Governo ha introdotto una tassa di proprietà sull’acquisto delle seconde case nei distretti di Shanghai e Chongqing.

VOLATILITÀ  E UMORE. I timori degli investitori sono già espressi nei prezzi di mercato visto che nel 2010 l’indice Hang Seng China Enterprise si è chiuso con un modesto rialzo (+1,29%). L’umore del listino è stato influenzato sopratutto dalle performance altalenanti del comparto finanziario, che conta per quasi il 50% del paniere, seguito dal settore energetico 25%.

A gettare qualche ombra sul comparto finanziario hanno contribuito gli analisti di Fitch che hanno deciso di simulare una contrazione del mercato immobiliare cinese del 15 per cento.
Dallo stress test emerge che molte società immobiliari fallirebbero mentre gli istituti bancari dovrebbero far fronte a pignoramenti di privati. L’effetto a catena sulle banche sarebbe quasi immediato. La qualità del sistema bancario cinese si indebolirebbe, spingendo il Governo a ricapitalizzare il comparto. Insomma, gli elementi sono simili a quelli del copione già andato in scena negli Stati Uniti.

 

22/02/2011 | Categorie: Economia e Dintorni Firma: Redazione