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La Cina aumenta i tassi. Sintomo di rallentamento ?

Rialzo a sorpresa dopo tre anni per raffreddare l’economia . Misure per contenere inflazione e bolle immobiliare. Aumentano le riserve

LE MISURE : La Cina archivia definitivamente le misure espansive anticrisi varate dopo il terremoto finanziario globale del 2008 e stringe i cordoni della politica monetaria. Ieri, per la prima volta dopo quasi 3 anni, la People’s Bank of China ha alzato a sorpresa il costo del denaro di 25 punti base: i tassi di interesse sui prestiti bancari salgono così al 5,56%, mentre quelli sui depositi lievitano al 2,5 per cento. La mossa della banca centrale, arrivata nel tardo pomeriggio quando i mercati asiatici avevano già chiuso i battenti, ha colto tutti di sorpresa. Perché, dopo tanto parlare di bolle speculative, surriscaldamento, inflazione, la Pboc ha deciso di stringere i cordoni del credito proprio adesso? Le ragioni che hanno spinto la banca centrale a varare la prima stretta monetaria dal dicembre 2007 (e la prima di tutti i tempi di 25 punti base, giacché finora le manovre della Pboc sui tassi si erano sempre quantificati in multipli di 9 punti base) possono essere molteplici. La prima è legata alla congiuntura. Oggi Pechino annuncerà i dati sul prodotto interno lordo del terzo trimestre 2010. Probabilmente, osserva la maggior parte degli analisti, il tasso di crescita dell’economia cinese è talmente robusto da consigliare alla Pboc di giocare d’anticipo chiudendo subito i rubinetti del credito. La seconda è legata all’equilibrio del mercato monetario.

IL PERICOLO: Oggi, dopo due anni di politica monetaria espansiva (se non addirittura ultra-espansiva, come nei primi mesi del 2009), i tassi d’interesse reali cinesi sono negativi. Ma questa, a lungo andare, è una situazione pericolosa perché corrobora le aspettative d’inflazione, stimola un eccesso di investimenti e gonfia la bolla immobiliare. Quest’ultima, infatti, in Cina è il combinato disposto di una crescita ipertrofica della massa monetaria e di tassi reali sui mutui negativi. Il rialzo dei tassi, quindi, dovrebbe contribuire a riportare sotto controllo la tanto temuta bolla speculativa del mattone cinese in due modi: alzando gli oneri sui mutui immobiliari; e spostando parte del risparmio domestico dagli investimenti immobiliari. La terza ragione è legata all’inflazione. Domani, oltre al Pil, Pechino annuncerà anche il dato dell’inflazione di settembre. Dopo i recenti aumenti dei prezzi dei beni alimentari, la banca centrale – sebbene sia solitamente restia a stringere il credito per contrastare la volatilità delle derrate agricole – probabilmente ha ritenuto opportuno lanciare un segnale per evitare il rischio di trascinamento sui corsi del non-food. La quarta ragione potrebbe essere legata al recente boom delle riserve valutarie. A fine settembre, il tesoretto in moneta pesante accumulato da Pechino ha raggiunto quota 2.650 miliardi di dollari, registrando un incremento trimestrale record di 194 miliardi di dollari.

LE RISERVE : Una tale, abnorme lievitazione delle riserve contribuisce ad aumentare la massa monetaria domestica, poiché gran parte della valuta estera in ingresso viene acquistata dalla banca centrale a fronte di emissioni di yuan che vanno ad ampliare il credito in circolazione. Un costo del denaro più alto dovrebbe aiutare le autorità monetarie a tenere sotto controllo questo processo di espansione. Ma l’aumento dei tassi d’interesse incorpora in sé anche dei rischi. Il primo è che l’incremento del costo del denaro si trasformi in un colpo basso all’economia reale. Il secondo è che il rialzo dei tassi d’interesse reali metta in difficoltà i debitori più deboli (e di questi tempi in Cina se ne contano un’infinità, soprattutto a livello locale) che, approfittando dell’abbondante liquidità a buon mercato, negli ultimi due anni si sono esposti con le banche per realizzare progetti di incerto ritorno economico. Il terzo è un aumento indesiderato dei flussi di capitali esteri verso la Cina, negli ultimi mesi già molto robusti perché gli investitori hanno continuato a scommettere sulla rivalutazione dello yuan. Già, lo yuan. Che effetto avrà l’aumento dei tassi sulle sue quotazioni future? Probabilmente, visto che il tasso di cambio della moneta cinese non è determinato dalle forze di mercato, ma solo dalle volontà della Pboc, nessuno.

21/10/2010 | Categorie: Economia e Dintorni Firma: Vincenzo Polimeno