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Frenata inflazione e Pil, le prospettive dell’economia italiana nei prossimi mesi

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L’inflazione italiana è in calo attestandosi al 6% contro il 6,4% di giugno.

L’inflazione italiana torna ai livelli di aprile dopo la crescita degli ultimi mesi: il rallentamento che si è registrato nel mese di luglio la riporta al 6% contro il 6,4% di giugno. L’evoluzione dei prezzi dei beni energetici incide ancora molto sul valore di questa “tassa occulta”, mentre ci pensa il piccolo calo dei prezzi dei beni alimentari lavorati e dei servizi.

I fattori che incidono sull’inflazione

La decelerazione del tasso di inflazione è stata principalmente attribuita al rallentamento dei prezzi dei servizi legati ai trasporti, dei beni energetici non regolamentati e, in misura minore, degli alimentari lavorati, altri beni, servizi vari e tabacchi.

Questi effetti sono stati parzialmente controbilanciati dall’aumento dei prezzi degli alimentari non lavorati e dei servizi relativi all’abitazione. L’inflazione di fondo, al netto di energetici e alimentari freschi, ha registrato un ulteriore rallentamento attenendosi al 5,2%.

Si è delineata una contrazione della crescita dei prezzi dei beni e dei servizi, mantenendo stabile il differenziale inflazionistico tra i due comparti. Secondo le stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) è diminuito dell’1,5% su base mensile, principalmente a causa dei saldi estivi non considerati nell’indice, e ha registrato un aumento del 6,4% su base annua, mostrando una decelerazione rispetto al 6,7% di giugno.

Nell’Eurozona il tasso di inflazione è diminuito dal 5,5% al 5,3% rispetto a luglio dello scorso anno e, rispetto al mese di giugno, i prezzi sono leggermente scesi dello 0,1%.

Contrazione del Pil a luglio, la recessione è vicina?

Secondo gli ultimi dati pubblicati da Confindustria, l’economia della Germania, in una recessione stimata di breve durata, potrebbe incidere sull’andamento del Pil dei prossimi mesi nel nostro Paese: la Germania è sì, uno dei principali mercati per i beni italiani, ma bisogna ricordare che, quando l’industria tedesca rallenta la sua crescita, ciò genera un impatto negativo sulla produzione italiana. La debolezza nei consumi tedeschi potrebbe incidere negativamente sul PIL italiano, colpendo sia l’export di beni finali verso la Germania, sia il settore turistico in Italia, poiché i turisti tedeschi contribuiscono significativamente alle entrate legate all’export di servizi per l’Italia.

Gli USA restano in crescita, mentre la Cina rischia la deflazione: stagnazione dei prezzi persistente, rallentamento della crescita sono i primi segnali preoccupanti, poiché anche l’economia del Paese del Dragone andrebbe ad intaccare sulle restanti economie globali.

E l’Italia?

La dinamica del PIL italiano nel secondo trimestre 2023 è stimata molto debole, quasi ferma, come sintesi della flessione di industria e costruzioni e del proseguire della crescita nei servizi, il traino estero all’export di beni si è arrestato e, secondo le stime di Confindustria, le attese sul 3°trimestre sono poco più positive.

Nell’industria le prospettive sono deboli: a giugno l’indice PMI manifatturiero ha continuato a ridursi, indicando un forte forte calo (43,8 da 45,9), mentre l’RTT segnala flessione del fatturato; a luglio continua la caduta della fiducia delle imprese. Le costruzioni non stanno più trainando l’industria (30% di beni manifatturieri tra i consumi dell’edilizia) e l’attività nel settore ha registrato il secondo calo consecutivo a maggio (-0,7%), con un -4,3% da inizio anno.

Le attese delle imprese sulla spesa per investimenti nei prossimi 6 mesi sono migliorate ma restano basse (20,4 da 14,9; indagine Banca d’Italia): pesa il credito più caro e difficile. Le indagini Istat e Banca d’Italia mostrano un irrigidimento dei criteri di offerta (costi, ammontare, scadenze, garanzie), una domanda frenata dal costo eccessivo, una quota significativa di imprese che non ottiene credito (6,0%), soprattutto perché rinuncia per le condizioni onerose (56,3%).

In calo la disoccupazione

A giugno 2023 prosegue la crescita dell’occupazione (+82 mila rispetto al mese precedente) e il numero degli occupati sale a 23milioni 590mila. Rispetto a giugno 2022, gli occupati sono 385mila in più, per effetto dell’aumento dei dipendenti permanenti e degli autonomi che ha più che compensato la diminuzione dei dipendenti a termine. Su base mensile, il tasso di occupazione sale al 61,5%, mentre quelli di disoccupazione e di inattività calano al 7,4% e al 33,5% rispettivamente.

Tuttavia il tasso di occupazione italiano rimane ben al di sotto della media Ocse: 61% contro il 69,9%.

Di fronte all’inflazione galoppante, gli stipendi degli italiani si sono impoveriti più che altrove: secondo l’Employment Outlook 2023 dell’ OCSE l’Italia è il Paese in cui le retribuzioni dei lavoratori hanno perso maggiore potere d’acquisto: i salari reali sono sì diminuiti in tutti i Paesi Ocse, in media del 3,8 per cento in un anno, ma l’Italia è il Paese che ha registrato il calo più forte tra le principali economie: dalla fine del 2022, i salari reali italiani sono scesi del 7,5 per cento rispetto al periodo precedente la pandemia.

03/08/2023 | Categorie: Economia e Dintorni Firma: Redazione