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Fisco, tra VOLUNTARY BIS e questione CONTANTE

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Antonio Tomassini, partner di DLA Piper e docente di ProfessioneFinanza, da sempre uno dei massimi esperti in Italia di fiscalità e attento studioso dell’istituto della Voluntary Disclosure, ci segnala un contributo scritto a due mani con Antonio Martino, sull’ipotesi di Voluntary disclosure bis e di regolarizzazione del contante. Tratto da Il Sole 24 Ore

 
La voluntary disclosure bis è una operazione da fare, non foss’altro per l’enorme successo di gettito della prima versione e il significato culturale che ha assunto l’istituto nel rapporto fisco-contribuente, che non va smentito nei contraddittori in corso, i quali dovrebbero far maggiormente leva sulle dichiarazioni sostitutive dei contribuenti. Peraltro è proprio nei contraddittori senza supporti documentali che si deve creare la base per un addendum alla voluntary bis, ovvero la regolarizzazione della massa di contante presente in Italia (circolano diverse stime, tutte comunque nell’ordine di diverse decine di miliardi di euro). E infatti i contribuenti con notevoli disponibilità di contante, che sono stati scettici rispetto alla voluntary e non hanno aderito per le incertezze a essa connesse, stanno aspettando anche di vedere gli esiti dei contraddittori di chi ha già regolarizzato. In effetti i contraddittori problematici sono spesso proprio quelli connessi alla regolarizzazione di contanti e cassette di sicurezza dove il contribuente è “appeso” alla sua dichiarazione sostitutiva, che dovrebbe essere tenuta nella massima considerazione almeno per due ragioni:
è assistita da un reato che “colpisce” chi non dice la verità;
va riempita di contenuti la scelta del legislatore di rifarsi al regime delle dichiarazioni sostitutive del Dpr 445/2000, dove è l’amministrazione che deve provare se e in quale misura queste siano false e si ha, implicitamente, una presunzione di veridicità delle stesse.
Se la voluntary bis sarà un’altra finestra, occorre riconfermare il corpus normativo e quindi le cause di esclusione della punibilità e gli sconti sulle sanzioni amministrative (con un carico sanzionatorio maggiore perché chi aderirà non può avere gli stessi vantaggi di chi ha già aderito). Sarebbe preferibile che l’intervento fosse sistemico, vale a dire una stabilizzazione della voluntary da pensare nel contesto di un corpus legislativo che tenda alla compliance dei cosiddetti high net worth individual. L’Italia potrebbe distinguersi prevedendo una disclosure a regime in un nuovo ambiente normativo che accolga formule di accordo preventivo con regole certe, ad esempio, su come ricorrere a strumenti di protezione patrimoniale e passaggio generazionale. Occorre, quindi, prevedere un regime premiale nei confronti di chi mette “sotto tutoraggio” i suoi patrimoni.


Tornando al contante, potrebbe prevedersi una dichiarazione sostitutiva sull’origine, assistita, oltre che dalla norma di protezione della veridicità della voluntary, all’applicazione di una sanzione amministrativa commisurata all’importo oggetto di emersione (del tipo di quella utilizzata per lo scudo fiscale) per chi fa emergere ammontari provenienti da reati diversi da quelli coperti. Un ruolo fondamentale potrebbe essere affidato agli intermediari e in particolare alle fiduciarie.


Va previsto, poi, un quantum sanzionatorio da pagare in occasione del riversamento su di un conto dedicato e un importo a forfait a titolo di imposte a seguito della determinazione di una base imponibile in contraddittorio con l’Ufficio (attingendo alle best practice accertative dell’Agenzia e prevedendo un regime di scorporo per l’Iva) per le partite Iva che dovessero dichiarare di aver accumulato le somme in evasione di imposta. Occorre inoltre uno sbarramento per gli anni di imposta non più accertabili, in quanto va tenuta sempre in considerazione la capacità contributiva e l’autonomia dei periodi di imposta per non tassare oggi il reddito generato magari 15 anni fa. In più potrebbe pensarsi a una super Ace per chi fa confluire questi soldi in azienda e anche alla possibilità di sottoscrivere veicoli di investimento pubblici tassati in modo più mite.
 

  

28/07/2016 | Categorie: Finanza personale Firma: Redazione