NEWS

Esodati e Pensioni, dopo l’estate il Governo promette soluzioni

Immagine di anteprima

Con la ripresa dell’attività di Governo al termine della pausa estiva, riprenderanno i lavori sulla riforma delle pensioni, che dovrebbe rivedere alcuni punti della precedente revisione targata Fornero-Monti. In ogni caso quello delle pensioni rimane un capitolo che in Italia sembra essere sempre aperto con la conseguente destabilizzazione di quei lavoratori che preferirebbero sapere come finirà la storia prima di preoccuparsi dell’apertura di un piano per integrare l’assegno pubblico, visto che si tratta di una strategia che a lungo andare si può rivelare rischiosa. 

 
Il tema donimante nelle ultime settimane è la proposta di legge sulle nuove pensioni avanzata da Cesare Damiano del Partito Democratico che si basa fondamentalmente su un aumento della flessibilità, offrendo al lavoratore la possibilità di andare in pensione a 62 con 35 anni di contributi. Ma, rispetto alla soglia dei 66 anni, per ogni anno di anticipo in cui si va in pensione, scatterebbero penalizzazioni del 2% dell’importo, fino a un massimo dell’8% se per esempio si decide di lasciare il lavoro a 62 anni.
 
Ma questo piano prevede anche bonus della stessa misura 2% per ogni anno di ritardo in cui si va in pensione, fino alla soglia massima dei 70 anni. Ma per Maurizio Del Conte, docente di Diritto del Lavoro alla Bocconi, il meccanismo della flessibilità in uscita, secondo quanto ipotizzato dalla proposta Damiano, funzionerebbe “se avessimo delle pensioni molto elevate, cosa che non accade nel nostro Paese e quindi non c’è affatto margine per un vero incentivo”.
 
Il governo mira, dunque, ad introdurre la possibilità di pensionamento volontario per tutti i lavoratori che abbiano raggiunto i 62 anni di età e 35 anni di contributi, ma con una sensibile penalizzazione dell’8% sull’assegno. Percentuale che però cala se il lavoratore decide di rimanere  al lavoro e di andare in pensione uscendo a 63, 64 o 65 anni.
 
Allo studio anche mini-bonus per chi decide di uscire dal lavoro più tardi, dai 67 ai 70 anni di età. Sul tavolo anche una proposta del Pd che prevede per chi ha maturato 41 anni di contributi la possibilità di andare in pensione indipendentemente dall’età anagrafica e senza penalizzazioni, una soluzione che, secondo il presidente della commissione Lavoro della Camera Damiano, “recupera un principio di gradualità disatteso dalla riforma Fornero, che ha innalzato bruscamente l’età pensionabile fino a 67 anni".

  

08/08/2013 | Categorie: Il caso della settimana Firma: Redazione