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Cosa sono davvero i Paradisi Fiscali?

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 Quante volte i miei lettori mi hanno chiesto come effettuare operazioni in Svizzera o alle Bahamas, oppure come poter investire a Montecarlo o in Lussemburgo. Sono sempre riuscito a farli desistere o meglio nelle operazioni scudate che il governo ha proposto a far rientrare i capitali. 


Ma cosa sono i paradisi fiscali? Con l’espressione “paradiso fiscale” si fa riferimento a Stati o territori autonomi nei quali il prelievo fiscale sui redditi è paradossalmente ridotto o del tutto assente, consentendo quindi notevoli risparmi a quei soggetti (persone singole o imprese) che vi stabiliscono la residenza o la sede legale. In genere si tratta di piccoli stati, per i quali i proventi delle attività correlate alla registrazione delle società e all’intermediazione finanziaria costituiscono una parte cospicua delle entrate. 
 
Questo trattamento (regime di tassazione molto basso o nullo) solitamente è riservato anche ai non residenti (che finiscono per ottenere un regime fiscale simile a quello dei residenti, se non più vantaggioso) al fine di attrarre gli investimenti ed i risparmi di questi ultimi che possono così sfuggire all’imposizione fiscale del Paese nel quale risiedono. Tra i paradisi fiscali sono inclusi i cosiddetti fondi “offshore” ossia Stati e territori che accolgono banche, compagnie di assicurazione e gestori di fondi (in particolare hedge funds, i fondi speculativi), senza imporre alcuna regolamentazione fiscale. 
 
Il Legislatore italiano considera paradisi fiscali quei Paesi nei quali il livello di tassazione è inferiore di almeno il 30% rispetto al livello medio applicato in Italia. Un paradiso fiscale è caratterizzato da:
assenza o limitata imposizione fiscale che permette al contribuente di uno Stato di trasferirvi i propri flussi reddituali con una riduzione del carico fiscale;
assenza di trasparenza e di reciprocità nello scambio di informazione;
elevato livello di sviluppo dei servizi finanziari off-shore.
 
Nei paradisi fiscali la particolare normativa riguardante la fiscalità, il settore bancario e/o finanziario consente di attirare grandi masse di capitale. Grazie alla particolare elasticità e alla riservatezza dei loro servizi finanziari e bancari, i paradisi fiscali vengono di fatto utilizzati per occultare grandi patrimoni, ma anche per riciclare denaro proveniente da attività illecite e criminali (quali ad esempio il traffico internazionale degli stupefacenti o il commercio illegale delle armi). 
 
Regole particolarmente rigide sul segreto bancario consentono infatti di compiere transazioni coperte. Inoltre le regole societarie consentono l’emissione di azioni al portatore, un numero ridotto di formalità, societarie e contabili, e regole favorevoli per la costituzione di società che offrono servizi finanziari (come ad esempio regole minime per ottenere licenze che consentano ai fondi di investimento di operare). 
 
Viene considerato un paradiso fiscale anche Città del Vaticano per via del fatto che la banca vaticana non è sottoposta alle leggi internazionali sul controllo delle entità finanziarie e delle correlate raccomandazioni di organismi internazionali come l’Ocse. Inoltre le principali società di compensazione europee – Clearstream, Euroclear e SWIFT – sono considerate paradisi fiscali impropri, sulla base della possibilità di intestare a banche, o a grandi imprese, conti di corrispondenza anonimi a loro discrezione. La traccia delle operazioni effettuate su questi conti, e a volte il conto stesso, viene cancellata in giornata.
 

  

20/06/2011 | Categorie: Economia e Dintorni Firma: Vincenzo Polimeno