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Cosa fare per salvare l’Unione Monetaria Europea

Non sembra attenuarsi il rischio default della Grecia, nonostante le rassicurazione dell’Unione Europea e l’approvazione del piano di aiuti UE-FMI da 45 miliardi di euro. Lo dimostrano le vendite sui titoli di stato del paese ellenico e il conseguente aumento degli spread con i titoli tedeschi, che hanno superato abbondantemente i 400 punti base, portando i tassi di rendimento dei titoli decennali greci oltre il 7,5%.
La domanda che sorge spontanea è: Cosa non convice ancora il mercato sulla validità del piano di aiuti ad Atene deciso da Ue e Fmi?
Il settimanale britannico "The Economist" ha tentato di rispondere al quesito, attribuendo buona parte della colpa alla questione tassi. Il governo tedesco, vicino alle elezioni, ha fatto in modo che il prestito triennale della Ue per oltre 30 miliardi di euro fosse concesso ad un tasso non inferiore al 5%, e quindi vicino ai parametri di mercato.
Secondo l’Economist la scelta sbagliata ricade proprio sul tasso, che nei casi di emergenza dovrebbe essere più basso di almeno 3 punti percentuali, in modo da favorire il rientro del debito. Anche il Fondo monetario internazionale, che pure è stato più accomodante nelle condizioni del suo prestito da 15 miliardi di euro avrebbe potuto concedere un tasso più favorevole alla Grecia.
In conclusione, per fare sì che il rischio default della Grecia venga allontanato in modo definitivo occorre fare di più, concedendo i prestiti già approvati a tassi più bassi, in modo da riportare a serenità nei mercati.
Nel medio termine permangono comunque rischi di fallimento per la Grecia, e conseguentemente di tenuta dell’euro, ovvero dell’Unione monetaria. Occorre infatti una crescita economica sostenuta accompagnata da un piano effettivo e efficace di ristruttrazione del debito pubblico. Quindi la crisi di Atene non può considerarsi risolta solamente col prestito deciso dai politici europei nei giorni scorsi.

20/04/2010 | Categorie: Il caso della settimana Firma: Redazione