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Coronavirus, quanto perde
l’Italia se riparte a maggio

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Il lockdown costerebbe all’incirca quattro punti percentuali del Pil

Un buco da 80 miliardi

Pur nell’imprevedibilità dettata dal momento, una ripartenza a maggio dell’Italia con l’inizio della cosiddetta “fase 2” sembra più che mai alla portata. In tal caso, il Coronavirus causerebbe un –3,7% del Pil per un vuoto della domanda da colmare di 81 miliardi. La stima è stata realizzata in tempi non sospetti dal Centro Einaudi.

Le stime del Centro Einaudi

In particolare, nel report erano ipotizzati tre scenari. Il terzo, il peggiore, era quello che prevedeva la ritirata del virus solo verso il 10 di maggio. E così la spesa per i consumi scenderebbe in ragione d’anno di 48 miliardi (-6 per cento) e porterebbe a una conseguente contrazione degli investimenti di 15,4 miliardi (-4,8 per cento) e delle vendite all’estero di -17 miliardi (-3 per cento). Il vuoto di domanda da colmare, nello scenario peggiore (C) sarebbe di 81 miliardi. E la contrazione del Pil italiano sarebbe di 66 miliardi (-3,7 per cento).

Gli scenari futuri

Numeri importanti, ma mai come adesso tutt’altro che inverosimili. A queste perdite bisognerà poi sommare quelle degli Stati, perché il virus non ha risparmiato nessuna delle economie più avanzate. Si prevede un 2020 in salita per tutti. Nessuno escluso. Anche per questo le istituzioni devono iniziare a programmare al meglio il riavvio del sistema. 

06/04/2020 | Categorie: Economia e Dintorni Firma: Luca Losito