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BOND, la crescente esposizione verso l’alto rendimento

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La ricerca di rendimento sembra inarrestabile. Il vorace appetito per il reddito degli investitori globali è un tema quasi costante dalla fine della crisi finanziaria ed è la causa del crollo a minimi record dei rendimenti obbligazionari. I segmenti più rischiosi del mercato del reddito fisso, come le obbligazioni societarie e il debito dei mercati emergenti, hanno messo a segno performance impressionanti. E nonostante alcuni traballamenti negli ultimi anni (la crisi dell’area euro e il crollo del settore energetico del 2015, solo per citarne alcuni), questi asset si sono sempre ripresi, tornando apparentemente più forti di prima.

La ricerca di rendimento dovrebbe rimanere solida nel lungo termine. Il contesto macroeconomico muterà. Le politiche monetarie e fiscali cambieranno. I rischi geopolitici si trasformeranno. La ricerca di rendimento dovrebbe tuttavia persistere. A spiegare il perché è Jim Cielinski, responsabile reddito fisso globale di Columbia Threadneedle Investments.

“I tassi d’interesse sono bassi e probabilmente resteranno tali. Siamo convinti che i rendimenti debbano risalire, ma l’accelerazione dell’espansione globale è rallentata dalla bassa produttività e da una modesta crescita della forza lavoro. Gli aumenti dei tassi dovrebbero essere contenuti, ma il punto cruciale è che, se anche il rendimento dei Treasury decennali dovesse portarsi al 3%, i rendimenti resterebbero ancora estremamente bassi. Tassi contenuti spingono gli investitori a cercare di ottenere rendimenti maggiori con gli asset a disposizione”, ha spiegato Cielinski.

C’è poi un altro fattore da considerare: la segmentazione comportamentale del reddito e dei guadagni in conto capitale non manifesta segni di arretramento. Storicamente, i risparmiatori si comportano come se il reddito fosse qualcosa da spendere e i guadagni in conto capitale qualcosa da risparmiare. “Questa strategia poteva essere valida quando i tassi d’interesse erano al 5% o superiori ma, con tassi estremamente bassi, i portafogli semplicemente non possono generare reddito sufficiente – ha dichiarato Cielinski – Secondo logica, gli investitori dovrebbero concentrarsi sul rendimento totale e, data la convenienza del regime fiscale sui guadagni in conto capitale, persino preferire questi ultimi al reddito. I loro comportamenti d’investimento tuttavia vanno in tutt’altra direzione. Il rendimento è essenziale per molti risparmiatori, che sono attratti quasi ciecamente dal reddito, come le falene dalla luce”.

In questo contesto di mercato, gli strumenti a reddito fisso più rischiosi sono ormai la normalità. Gli investitori spesso suddividono il reddito fisso tra strumenti sicuri e strumenti rischiosi. “Molti investitori assumevano generalmente un’esposizione a “titoli obbligazionari sicuri” nei loro portafogli a complemento di “azioni rischiose”. Tuttavia una migliore comprensione delle dinamiche di rischio e rendimento ha portato a estendere la definizione di “sicuro” fino a includere molti investimenti orientati al rendimento. Le obbligazioni high yield e dei mercati emergenti presentano caratteristiche che le rendono appetibili sia per i portafogli a reddito fisso sia per quelli multiasset”, ha proseguito Cielinski.

E non è tutto. “Vi è consenso sul fatto che pochi investitori abbiano bisogno di un’elevata esposizione alla qualità, o alla liquidità, dei titoli di Stato. La liquidità ha un costo, cioè un rendimento più basso, e gli investitori sono ormai consapevoli di pagare inutilmente per attenuare un rischio che dovrebbero assumere in misura maggiore”, ha spiegato Cielinski, che poi ha concluso dicendo: “L’invecchiamento demografico sta abbassando il grado di tolleranza al rischio di molti risparmiatori. Nei portafogli le azioni lasciano il posto ad asset più sicuri. Il prossimo passo in questa discesa porta ai segmenti a più alto rendimento del reddito fisso”.  

08/07/2017 | Categorie: Investimenti Firma: Redazione