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Azionario, luce verde su Europa e Giappone

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Trend stagionali positivi e buoni fondamentali sostengono il mercato azionario globale, che beneficia di condizioni favorevoli.

L’ azionario globale beneficia di condizioni favorevoli. Non solo è sostenuto da trend stagionali positivi – i mercati tendono ad andare bene negli ultimi mesi dell’anno – ma anche da buoni fondamentali. Gli utili societari per il secondo trimestre sono stati robusti e nel terzo trimestre potrebbero essere ancora migliori grazie alla solidità della crescita economica e all’andamento favorevole dell’inflazione. I margini di profitto e i ricavi sono in aumento in molte regioni.

Ecco la view della Strategy Unit di Pictet Asset Management, contenuta nel Barometro di ottobre 2017.

 

Eurozona e Giappone

Eurozona e Giappone presentano le prospettive più interessanti, pertanto rafforziamo l’esposizione a entrambi. L’area euro cresce al ritmo più elevato tra i Paesi avanzati e la fiducia nell’economia ha raggiunto i massimi decennali in settembre, in linea con una crescita annualizzata del Pil del 3% circa. Il mercato azionario giapponese è uno dei più convenienti in base ai nostri modelli.

Entrambe le Borse dovrebbero beneficiare di un probabile apprezzamento del dollaro Usa che renderebbe più competitive le merci di Europa e Giappone e sosterrebbe gli utili esteri degli esportatori. Anche il sentiment gioca un ruolo importante: chi investe in azioni giapponesi di solito è molto sensibile alle variazioni del tasso di cambio yen/dollaro.
Storicamente la performance relativa dell’ azionario nipponico è stata più influenzata dalle fluttuazioni della valuta rispetto alle altre principali piazze globali: un apprezzamento del 10% del dollaro vs yen si traduce in una sovraperformance del 20% delle azioni giapponesi in valuta locale.

Per gli investitori con un portafoglio diversificato, pertanto, l’allocazione a questi mercati può fungere da copertura contro il vigore del dollaro.

 

Altre piazze

Manteniamo inoltre un assetto neutrale su azionario svizzero e britannico. La Borsa del Regno Unito ha risentito della maggiore esposizione degli investitori ai titoli difensivi e della recente rivalutazione della sterlina.

Continuiamo a guardare con favore ai titoli dei Paesi emergenti viste le potenzialità nel lungo periodo, ma il rialzo di oltre il 20% del mercato da inizio anno e la probabile ripresa del dollaro ci hanno spinto a non incrementare la nostra esposizione.

Il mercato azionario Usa è quello che ci convince meno. Infatti era già il più oneroso tra quelli analizzati e il mese scorso le valutazioni sono aumentate ancora. L’S&P 500 scambia a un P/E, depurato delle oscillazioni cicliche, di oltre 30x, mentre il rapporto tra capitalizzazione di mercato e Pil è prossimo al picco del 2000. Anche tenuto conto del fatto che il mercato Usa ha una composizione settoriale più orientata alla crescita – le prime cinque società al mondo sono aziende tecnologiche statunitensi con una capitalizzazione di mercato superiore a 3.000 miliardi di dollaru – le azioni locali sono di oltre il 20% più costose rispetto alle omologhe globali.

La salvezza per il mercato Usa potrebbe essere la fetta piuttosto consistente di titoli finanziari – il terzo settore per grandezza nell’S&P 500 – che rappresentano un’opportunità di investimento sempre più interessante. Per prima cosa, l’inasprimento della Fed dovrebbe contribuire ad accrescere la redditività delle banche. In secondo luogo, il settore dovrebbe anche essere sostenuto dalla deregolamentazione in ambito finanziario proposta dall’amministrazione Trump. Da ultimo, negli Usaè improbabile un maggiore rigore normativo vista l’attuale presidenza. Per tali ragioni abbiamo incrementato la nostra esposizione ai titoli finanziari.

Un altro settore che apprezziamo è quello energetico, conveniente e sensibile all’andamento dell’economia. I prezzi del petrolio sono prossimi ai massimi biennali, i titoli energetici sono sottovalutati e offrono un dividend yield del 4% circa. Continuiamo inoltre a intravedere opportunità in sanità e tecnologia mentre siamo passati a un assetto più cauto sulle telecomunicazioni. Anche se il settore telecom è di gran lunga il più conveniente, crediamo corra il rischio di trasformarsi in una trappola. La crescente concorrenza sui prezzi – in particolare negli Usa – penalizza margini e flussi di cassa e potrebbe mettere a rischio i dividendi.

 

 

20/10/2017 | Categorie: Investimenti Firma: Redazione