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EconoPolitik, rischi e OPPORTUNITÀ tra tassi e fisco

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 Le materie prime sono state un punto di forza nel 2016 e dovrebbero continuare a esserlo anche nel 2017, in uno scenario nel quale gli asset reali potranno beneficiare del programma infrastrutturale proposto da Trump. Nonostante i driver siano numerosi, la domanda dai mercati emergenti, soprattutto la Cina, dovrebbe continuare a sostenere il consumo di commodities. Oltre al rialzo della domanda globale, a determinare una contrazione delle scorte saranno anche i consistenti tagli ai budget per la spesa in conto capitale. Il calo nelle condizioni di fondo che seguirà continuerà a rappresentare un efficace elemento di sostegno all’insieme delle commodities nei prossimi anni. 

Per quanto riguarda il tema dell’inflazione, c’è una correlazione dell’84% tra l’indice dei prezzi al consumo (Cpi) negli Stati Uniti e i prezzi del petrolio. I recenti movimenti nel prezzo della materia prima suggeriscono che l’inflazione potrebbe raggiungere il 3% nel primo trimestre. I dati sui salari indicano una crescita degli stipendi, saliti al 2,9%, e i costi dell’healthcare dovrebbero continuare ad aumentare. La forza del dollaro americano è quella di importare disinflazione, che tuttavia riuscirà a bilanciare solo marginalmente. I mercati al momento non stanno prezzando i rischi di un rialzo dell’inflazione, e questo è un aspetto che potrà rivelarsi positivo per gli asset reali, con gli investitori che iniziano a comprendere che l’inflazione si sta allontanando dai livelli minimi in cui si trova da molti anni. 
 
Il calo della crescita, nonostante il rialzo dell’inflazione, indurrà la Fed ad adottare una posizione accomodante. Anche se i mercati prezzano più di tre rialzi dei tassi per il 2017, è pur vero che le decisioni prese dalla Fed hanno spesso deluso le aspettative, facendo aumentare la volatilità del dollaro americano. La Fed resta in una trappola di liquidità perché rischia di destabilizzare un mercato obbligazionario in overbuying se i tassi salgono in modo troppo aggressivo. 
Più in generale, l’incertezza che circonda lo scenario politico globale e un’affermazione dei movimenti populisti nel mondo sviluppato continueranno a essere un driver fondamentale per la volatilità del mercato finanziario nel 2017. A nostro avviso Trump non potrà realizzare interamente quanto promesso in fase elettorale e ci aspettiamo che la cosiddetta Trumpmoon, vista alla fine dello scorso anno, si sgonfi – anche se servirà del tempo prima che ciò accada. La maggior parte delle politiche di crescita che il neopresidente ha menzionato sembra essere prezzata dai mercati. E’ probabile che la sua politica fiscale rappresenterà un elemento “di disturbo” e in questo momento iniziano a emergere discordie tra lui e i candidati al suo gabinetto. 
 
Ora che le elezioni americane sono concluse, è probabile che gli investitori spostino la loro attenzione verso l’Europa. Nel Regno Unito la Corte Suprema ha confermato la decisione dell’Alta Corte: è necessario il voto del Parlamento per attivare l’Articolo 50 e avviare così il processo di uscita dall’Ue. Riteniamo che la Brexit sia ancora uno scenario probabile, ma potremmo anche aspettarci che la sua attuazione venga rinviata per lasciare il posto, nel frattempo, a un dibattito governativo che faccia chiarezza su tempi e modalità dell’attivazione. Oltre alla Brexit, consideriamo che questo sarà l’anno delle elezioni in circa il 70% dell’Europa (per Pil): aspettiamoci quindi maggiore volatilità sul mercato.
 
a cura di James Butterfill, Head of Research and Investment Strategy per ETF Securities

  

01/02/2017 | Categorie: Investimenti Firma: Redazione