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USA : Il default tecnico è solo leggenda

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L’APOCALISSE : Sicuramente l’Europa e tutto il Vecchio Continente in quanto se l’ America verrà colpita, l’ Europa sarà rasa al suolo. E’ stato sempre cosi! Nei prossimi giorni o meglio entro venerdi, Washington dovrà dare prova di capacità di reazione, di saper uscire del solito circolo vizioso della "Beltway", la famosa cintura che chiude al suo interno un dibattito politico sempre asfittico. È il luogo comune che tutti promettono di superare in campagna elettorale, senza poi mantenere, come ci conferma il dibattito sterile delle ultime settimane sul bilancio. Ma questa volta è diverso.

L’ America si trova di fronte ad un pericoloso bivio e ciò è rappresentato da un primo e pericoloso downgrading, perché se l’America non rischia il default, rischia a breve il downgrading per un mancato accordo credibile sulla riduzione del disavanzo pubblico e del rapporto debito/Pil che sarà già alla fine di quest’anno del 102%. Quando il downgrading arriverà saremo alla fine di un mito: per la prima volta il rischio America, percepito da sempre come l’investimento «of last resort», sarà vulnerabile. E di questi tempi entrare in territorio inesplorato è altamente pericoloso.

Da ieri infatti il mercato ha cominciato a percepire i primi segnali di una visione più chiara della posta in gioco sul fronte disavanzo: se non si farà qualcosa di credibile, il rischio è che per il 2012 si arrivi a un rapporto già del 110%.

LA CORSA DELL’ORO : Un percorso esplosivo. A conferma di ciò, ieri, il metallo prezioso per eccellenza, l’oro, è di nuovo corso su nuovi record. La Borsa in ribasso. Il dollaro si è indebolito sull’euro. Il cds sugli Usa è diventato più caro di quello indonesiano, forse perché è un mercato molto modesto. Ma in un clima di fragilità psicologica anche questo non aiuta. Il mercato si è già spostato da tempo dalla percezione rischio "default" a quella rischio "downgrading". Le due cose sono molto diverse. Il default è stato sempre escluso per varie ragioni. Intanto perché si tratta di una questione tecnica: è ovvio che l’America non rischia come la Grecia di non trovare credito sul mercato.

Ci sono poi state già delle precauzioni: alle recenti aste del Tesoro, inclusa quella di ieri, si è progressivamente diminuita l’offerta.
Chi ha investito in titoli azionari come hedge contro l’inflazione ha il terrore che la Grecia e l’Europa si avvitino di nuovo. Chiedono che si risolva al più presto il problema irlandese, e chiedono riforme strutturali a Paesi come l’Italia. Ma si rendono conto che oggi il problema vero passa per l’America, il vero gigante d’argilla in materia di conti con un deficit che raggiungerà i 1.500 miliardi di dollari. La direzione al bivio è chiara, ma non necessariamente si imboccherà quella dei tagli necessari, 4.000 miliardi di dollari in 10 anni, per un attimo a portata di mano. Insomma siamo al solito problema all’interno della "Beltway". Anzi, a quello implicito in ogni democrazia liberale.

25/07/2011 | Categorie: Economia e Dintorni Firma: Vincenzo Polimeno