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Exane, Bnp Paribas: Bce taglierà tassi

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 Il Pmi Manufacturing tedesco e l’Ifo di aprile, gli ultimi leading indicator relativi all’Eurozona, lasciano pochi dubbi sulla capacita dell’Ue di beneficiare della miniripresa Usa. Quindi la fine del tunnel che sembrava potesse essere ormai prossima, sembra invece nuovamente allontanarsi. È questo che Astrid Schilo, economista di Exane Bnp Paribas argomenta a proposito delle prossime mosse che Mario Draghi dovrebbe proporre alla prossima riunione della Bce.

 
Come sottolineato dallo stesso Eurotower, la segmentazione del mercato raffigura ancora un’incognita e di conseguenza le banche rimangono ancora restie nel concedere prestiti. Quindi Exane ha ribassa le stime sulla crescita dell’area euro (-0,6% nel 2013 e +0,3% nel 2014 contro un consenso rispettivamente di -0,4% e di +0,9%). 
 
"La Bce agirà di conseguenza facendosi promotrice di misure simboliche. Riteniamo, dunque, possibile un taglio dei tassi di 25bp o addirittura di 50bp in occasione della riunione di maggio (sono al minimo storico dello 0,75%, ndr)", prevede Astrid Schilo. Inoltre "l’organismo potrebbe rendere più flessibili i requisiti sui collateral previsti per le operazioni di rifinanziamento e fornire maggiore liquidità sul breve termine. A prescindere dalle misure proposte, che sarebbero espedienti che permetterebbero alla Bce di prendere tempo prima di proporre soluzioni più concrete, l’attenzione si focalizzerà sulle dichiarazioni di Draghi". 
 
La Bce, consapevole di dover far i conti con la frammentazione del mercato, agirà, nel corso dell’anno, proponendo misure che toccano anche il campo fiscale come lascia presagire l’ultima conferenza stampa di Draghi. Misure che potrebbero essere lanciate durante l’estate o prima qualora la situazione dei mercati dovesse renderlo necessario, ma che non dovrebbero essere un "big bazooka". 
 
Gli occhi sono dunque puntati sul summit europeo del 27/28 giugno, come riporta Milanofinanza. In particolare le misure che potrebbero essere promosse sono, secondo l’economista di Exane: in primis un’operazione di Ltro a 5 anni (o prolungamento delle operazioni esistenti da 3 a 5 anni), misura che aumentando la durata rispetto agli Ltro precedenti permetterebbe di far fronte in misura maggiore ai prestiti aziendali che, in zona euro, hanno una durata media di 4 anni. 
 
Non appare, tuttavia, scontato che fornendo maggiore liquidità alle banche, queste l’utilizzerebbero per concedere maggiori prestiti dato che i player più deboli, vincolati dagli obiettivi di deleveraging, difficilmente agirebbero in tal senso. In secondo luogo un adattamento del funding for lending scheme (FLS), misura che ha avuto effetti marginali positivi (miglioramento dei tassi di prestito alle famiglie, contenimento dei costi di altre forme di prestito, miglioramento dei flussi di concessione di liquidità) nel Regno Unito dove è stata lanciata.
 
E poi ancora: l’acquisto di obbligazioni corporate/prestiti cartolarizzati, misura che potrebbe essere efficace per i pulire i bilanci delle banche, migliorare le condizioni di solvibilità e consentire nuovi prestiti; acquisto di asset da parte delle banche centrali nazionali, operazione che traslerebbe il rischio sui governi nazionali piuttosto che sul capital key dell’Eurozona/Bce; rifinanziamento da parte della Bei con garanzia dell’Esm, misura che sarebbe segno di una maggiore integrazione della zona euro e che permetterebbe, sotto il cappello della Bei, di prolungare il finanziamento alle Pmi; creazione di un istituto bancario della zona euro dedicato alle Pmi, operazione che, creando un organismo sostenuto da tutti i membri della zona euro per concedere prestiti a basso costo, rappresenterebbe una vera e propria sfida e necessita di tempi di attuazione lunghi. 
 
Dato che l’inflazione della zona euro, attualmente all’1,7%, si trova su un trend ribassista e che tale trend dovrebbe intensificarsi verso fine anno, "il dibattito su un’operazione di quantitative easing potrebbe tornare nuovamente sotto i riflettori", precisa Astrid Schilo. Tenuto conto del fatto che i bassi prezzi delle commodities e la debole domanda domestica aumentano il rischio di deflazione, la Bce potrebbe, infatti, essere chiamata ad agire proprio in virtù del principale obiettivo del suo mandato cioè la stabilità dei prezzi. 
 
"Per implementare un QE potrebbero essere seguite due vie differenti cioè agire in funzione del capital key o focalizzarsi su paesi specifici. A prescindere dal metodo prescelto, qualora venisse lanciata una vasta operazione di QE, questa avrebbe, inoltre, il vantaggio di rendere il debito pubblico più sostenibile", conclude Astrid Schilo.
 

  

28/04/2013 | Categorie: Il caso della settimana Firma: Redazione