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Default Grecia: I Tentativi Disperati Di Salvataggio

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 L’OLANDESE Neelie Kroes, commissario alle nuove tecnologie, ha affermato, un po’ forse affrettatamente, che non accadrebbe nulla di che, se la Grecia uscisse fuori dall’euro.


IMMEDIATA la risposta di Barroso, presidente della Commissione europea, che ha ribadito la posizione ufficiale di Bruxelles, affermando che la Grecia è e resterà nell’Eurozona, poiché i costi della sua uscita sarebbero molto più alti rispetto a quelli che si dovrebbero sostenere per il suo salvataggio.
 
DELLO STESSO PARERE Juncker, presidente dell’Eurogruppo, che ha precisato che nessuno ha il potere di costringere la Grecia ad abbandonare l’euro e che i costi di una uscita supererebbero di gran lunga quelli per un salvataggio.  
 
MA IL FATTO che ormai si parli così apertamente di un probabile default, con conseguente uscita dall’euro, dimostra che la situazione sta davvero precipitando.
 
DAVANTI AL Parlamento greco, ci sono state manifestazioni piuttosto accese, di migliaia di persone, contro le ipotesi di misure ulteriormente restrittive al vaglio del governo. Sono scesi in piazza i tre sindacati, Gsee per i dipendenti privati, Adedy per quelli pubblici e Pame, vicino al partito comunista.
 
SONO STATI LANCIATI pesanti slogan contro il governo e bruciate bandiere tedesche, con scritte contro Berlino e con svastiche naziste a sottolineare il clima di odio greco contro la Germania.
 
MA DAL PARLAMENTO, non è stato raggiunto nessun accordo riguardo alle nuove misure di austerità richieste sia dall’ Europa che dal Fondo Monetario Internazionale, in cambio del nuovo piano di aiuti da 130 miliardi di euro. Le richieste in effetti sono molto pesanti, prevedono il taglio immediato di 15 mila posti di dipendenti pubblici, la riduzione del 20% dei salari minimi, l’eliminazione delle tredicesime nel settore privato e il taglio di almeno un miliardo nella sanità.
 
I TRE PARTITI che sostengono il governo di Papademos sono contrari ad approvare nuovi interventi di austerità.  E questo ufficializzerebbe il default, poiché, la Troika (UE, BCE e FMI) non darebbe il via libera ai nuovi aiuti e senza nuova liquidità, il governo non avrebbe risorse per pagare i creditori alla scadenza del 20 marzo, quando dovranno essere rimborsati bond per 14,4 miliardi di euro. Quindi ci sarebbe la bancarotta.
 
ALTRO PUNTO FONDAMENTALE è, inoltre, l’esito delle trattative tra il governo e i creditori riuniti nell’Institute of International Finance. Gli incontri tra il premier Papademos, il ministro delle Finanze, Evangelos Venezilos, e il rappresentante dell’Iif, Charles Dallara sono proseguiti. Ci sarebbe ottimismo sulla conclusione di un’intesa, che dovrebbe giungere però, al massimo entro il 13 febbraio.
 
L’ACCORDO PREVEDEREBBE  il cambio tra i vecchi titoli emessi, gli “swap” e nuovi titoli di nuova emissione e trentennali, decurtati del 70% circa del loro valore nominale e con un interesse che dovrebbe attestarsi intorno al 3,5% annuo. Questo permetterebbe alla Grecia di essere sgravata di 100 miliardi di debito sui 206 miliardi in possesso dei creditori dell’Iif, potendo così raggiungere il 120% nel rapporto tra debito e Pil entro il 2020.
 
A SOSTEGNO del raggiungimento dell’accordo c’è la notizia, che la BCE sarebbe disposta a sgravare il debito greco di 15 miliardi che, mancherebbero ad Atene per potere raggiungere tale obiettivo di debito, essendo insufficienti i 130 miliardi previsti dal nuovo piano di aiuti, a causa di una recessione più dura del previsto.
 
LA BCE detiene circa 50 miliardi di euro in titoli di stato ellenici e potrebbe decidere di farseli rimborsare non più al valore nominale, ma ai prezzi di acquisto, rinunciando al guadagno. Quindi i 15 miliardi verrebbero fuori, tramite un’operazione di riduzione implicita del debito ellenico, anche se ciò sarebbe in palese contrasto con il divieto dello statuto a sostenere i governi con interventi monetari.
 
MONTI SI DICE ottimista sul futuro dell’euro, sostenendo che nei prossimi anni aderiranno anche altri Paesi all’Eurozona, e che dollaro, yuan e euro saranno nei prossimi venti anni le monete forti del pianeta.

MA LO STESSO Monti non nasconde perplessità sulle insidie che si nascondono dietro la vicenda del debito europeo, con il riaffacciarsi di diffidenze e pregiudizi reciproci tra il Nord e il Sud dell’Europa e il rischio che l’euro si trasformi da uno strumento di integrazione, a una causa di disgregazione dell’intera area europea. Lo stesso pensiero è stato espresso da Juncker che sostiene che l’uscita della Grecia porterebbe al crollo dell’euro e alla fine della stessa Unione Europea.
 
D’ALTRO CANTO le conseguenze inevitabili di un default della Grecia sarebbero la caduta dell’euro sui mercati, la crisi di credibilità sui bond pubblici e privati dell’Eurozona, la forte speculazione che ricadrebbe sulle banche, determinando l’effetto di una forte restrizione del credito, aggravato da un rischio di fuga degli investimenti, che porterebbe alla fine dello stesso euro.
 
 

  

08/02/2012 | Categorie: Il caso della settimana Firma: Redazione