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Redditest, così il contribuente verifica la propria fedeltà fiscale

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 Il redditometro è alle fasi finali. Ieri (con dieci giorni di ritardo rispetto a quanto dichiarato dal direttore dell’Agenzia delle Entrate, AttilioBefera, lo scorso ottobre) è stata presentata una prima simulazione del “Redditest”, uno strumento, come definito dall’Agenzia delle Entrate «di autodiagnosi per consentire in autonomia una preventiva verifica della coerenza tra il reddito familiare prodotto e le spese sostenute nell’anno». 

Il contribuente, via internet, potrà accedere al‘Redditest’ e inserire una serie di dati circa il proprio reddito e le proprie spese, dati ai quali il software attribuirà dei coefficienti che misurano la relazione tra le diverse voci e con altri elementi non conosciuti ma correlati con il reddito. Al termine di queste operazioni si accenderà una lucetta verde se il risultato sarà coerente oppure rossa se incoerente. «Se sarà coerenza – aveva affermato Befera – il contribuente non avrà nulla da temere, in caso contrario dovrà invece pensare bene a cosa scrivere nella dichiarazione dei redditi». La verifica della coerenza è stabilita sulla base delle spese più significative e facilmente individuabili e i «dati inseriti rimarranno noti solamente al contribuente e non ne rimarrà traccia alcuna sul web».

 Si parte, per ora, con il programma a disposizione dei contribuenti, che potranno sperimentare il proprio grado di fedeltà fiscale verificando se il reddito che intendono dichiarare è effettivamente in linea con il tenore di vita. Alla fine apparirà una luce verde se c’è coerenza tra reddito e spese o una luce rossa nel caso in cui ci si è tenuti un po’ troppo bassi.

 Allarme della Cgia di Mestre.«Con il nuovo redditometro, gli italiani rischieranno, nel peggiore dei casi, di pagare fino a 9mila euro in più di tasse». È una prima stima degli effetti elaborata dell’ufficio studi dellaCgia di Mestre. Secondo l’associazione, con un maggior reddito stimato dal fisco pari a 10mila euro, se il contribuente raggiunge l’accordo con l’Agenzia delle Entrate che gli sconta il reddito imponibile del 5%, tra maggiori imposte e sanzioni ridotte dovrà versare tra i 4.250 euro circa e i 5.640 euro. Se, invece, non accetta la proposta del fisco e fa ricorso alla Commissione tributaria e alla fine dei due gradi di giudizio perde, il contribuente dovrà versare tra 6.815 e 8.906 euro.

 Le simulazioni, sottolinea l’Ufficio studi della Cgia, sono state fatte su tre tipologie reddituali: 20mila euro, 40mila euro e 80mila euro. Al di sotto dell’ultima soglia, ricordano dalla Cgia, troviamo il 98% del totale dei contribuenti italiani. Nel caso, invece, si raggiunga un "compromesso" con l’Agenzia delle Entrate che riduca il reddito imponibile del 20%, tra maggiori imposte e sanzioni ridotte il contribuente dovrà versare tra i 3.366 euro fino a 4.750 euro. Se, invece, non accetta la mediazione avanzata dal fisco e fa ricorso alla Commissione tributaria e alla fine dei due gradi di giudizio ne esce "sconfitto", il contribuente dovrà versare all’Erario, come nel caso precedente, fino a un massimo di 8.906 euro.

 

 

  

19/11/2012 | Categorie: Finanza personale Firma: Redazione