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La previdenza oltre oceano: il caso degli Stati Uniti

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Il sistema pensionistico statunitense sta attraversando una fase di transizione, caratterizzata da tre specifiche tendenze tutte importanti come 1) prestazioni della previdenza sociale meno generose a causa dell’andamento demografico; 2) passaggio dal sistema a prestazione definita al sistema a contribuzione definita; 3) cambiamento strutturale dai piani previdenziali aziendali alle forme pensionistiche individuali.

 

Da queste considerazioni è partito lo studio condotto da Allianz Global Investors AG (AllianzGI), riguardante lo scenario previdenziale statunitense, il mercato dei fondi pensione più vasto e più sviluppato al mondo che secondo le stime presenta un tasso di crescita annuo compreso tra il 3 e 5,8%, per un valore che nel 2020 si attesterà tra 25.500 e 36.000 miliardi di dollari, che sta attraversando una preoccupante fase di transizione che espone la popolazione a crescenti rischi previdenziali.

 

La previdenza sociale statunitense versa in cattive acque: nei prossimi vent’anni circa 78 milioni di “baby boomer” andranno in pensione, e nel 2030 il rapporto lavoratori/pensionati scenderà a 2,2 all’attuale 3,2. Rispetto ad altri paesi industrializzati quali il Giappone e l’Europa occidentale, la situazione è tuttavia meno grave perché grazie ai flussi migratori la popolazione USA continuerà a crescere, sebbene a un tasso decrescente. Ma se non ci sarà una riforma del sistema di finanziamento della previdenza sociale e del meccanismo che regola le prestazioni, una volta che il Social Security Trust Fund avrà esaurito i fondi il governo USA sarà costretto a indebitarsi ulteriormente, ad aumentare le imposte o a ridurre le altre voci di spesa. Secondo il Social Security Board of Trustees, la previdenza sociale potrebbe invece raggiungere l’equilibrio attuariale riducendo le prestazioni del 20%, aumentando gli oneri sociali del 15,6% oppure attuando un intervento che combini questi due provvedimenti.

“Anche in un paese poco influenzato dai cambiamenti demografici l’invecchiamento della popolazione

ha un costo”, afferma Brigitte Miksa, Responsabile International Pensions di AllianzGI.

Il passaggio dal sistema a prestazione definita al meccanismo della contribuzione definita pone una serie di sfide alla sicurezza finanziaria futura, prima fra tutte la partecipazione a un piano previdenziale legato ai lavoratori. A differenza dei piani a prestazione definita, gli schemi a contribuzione definita funzionano perlopiù su base volontaria, e proprio la partecipazione volontaria risulta essere la causa principale della bassa copertura dei piani previdenziali aziendali: quasi il 50% dei lavoratori statunitensi non aderisce a un piano pensionistico sponsorizzato dal datore di lavoro. Il Pension Protection Act, pur avendo introdotto l’iscrizione automatica al fine di contrastare l’inerzia dei lavoratori, ignora la questione dell’accesso, fondamentale per ottenere una copertura più ampia.

Gli attivi sui conti a contribuzione definita sono inoltre tutt’altro che sufficienti, e l’inflazione della spesa sanitaria potrebbe erodere il gruzzolo di molti pensionati. Le stime parlano di un’impennata dei costi sanitari, che toccheranno i 4.300 miliardi di dollari (19,5% del PIL) entro il 2017, rispetto ai 2.100 miliardi del 2006. La domanda di assistenza sanitaria a carico dei datori di lavoro potrebbe indurre questi ultimi a ridurre drasticamente i contributi volontari ai piani pensionistici esistenti.

Per la generazione dei “baby boomer”, la sicurezza finanziaria si concretizza perlopiù nella distribuzione prudente del patrimonio previdenziale. Sarà fondamentale adottare strategie intelligenti di decumulazione e schemi sostenibili di spesa, basandosi su strategie di investimento che non mirino semplicemente al rendimento, bensì prevedano un adeguato processo di gestione del rischio e tengano conto di caratteristiche individuali quali età, aspettativa di vita e data di pensionamento prevista.

Nonostante queste sfide, la ricerca evidenzia che il mercato pensionistico statunitense è molto promettente: a fine 2007 risultava essere il più vasto e sviluppato al mondo con 17.300 miliardi di dollari di asset previdenziali delle famiglie. Il processo dinamico di accumulazione di attività finanziarie è destinato a proseguire nei prossimi anni, sostenuto dall’impegno generalizzato ad acquisire diritti pensionistici. Sono attesi cambiamenti nel portafoglio finanziario delle famiglie in quanto i “baby boomer” stanno iniziando a riconfigurare il proprio patrimonio al fine di ottenere un flusso di reddito sicuro e regolare quando andranno in pensione, un trend confermato dal boom della domanda di prodotti a rendita variabile.

In base alle previsioni, entro il 2020 il patrimonio delle famiglie statunitensi supererà di poco i 75.000 miliardi di dollari (+4% p.a.); secondo le proiezioni di Allianz Group Economic Research and Development la crescita più sostenuta riguarderà l’investimento in fondi, sulla scia della tendenza a istituzionalizzare l’investimento privato. In linea generale la quota di mercato dei fondi assicurativi e dei fondi pensione dovrebbe rimanere stabile, tuttavia il sensibile incremento dei conti previdenziali individuali (Individual Retirement Accounts – IRA) contribuirà ad ampliare ulteriormente la quota degli asset previdenziali, che nel 2020 arriverà al 45% per un valore compreso tra 25.500 miliardi (tenendo conto dell’attuale crisi economica) e 36.000 miliardi di dollari.

“È possibile che le attuali condizioni economiche – conclude Tomaso Giorgetti Branch Manager Allianz Global Investors-Italy Branch – abbiano un impatto a lungo termine sul risparmio previdenziale, poiché in situazioni di crisi si è tentati di utilizzare gli attivi accumulati a scopo pensionistico per fare fronte alle difficoltà finanziarie legate per esempio al finanziamento di un mutuo. In ogni caso, anche nello scenario più pessimistico si prevede per i prossimi dieci anni un deciso accumulo di ricchezza pensionistica, pari almeno a 25.500 miliardi di dollari”.

Con il passaggio dal sistema a prestazione definita al meccanismo della contribuzione definita, e il relativo cambiamento dai piani pensionistici aziendali altamente standardizzati alla responsabilità individuale, l’attenzione dovrà essere spostata al di là della semplice accumulazione del patrimonio per abbracciare l’intero ciclo di vita e la spesa sostenibile del reddito pensionistico. Il cambiamento fondamentale consiste nella gestione integrata dei diversi rischi associati agli investimenti a lungo termine quali rischio di mercato, inflazione, longevità e rischi legati alla salute.

28/02/2009 | Categorie: Finanza personale Firma: Jonathan Figoli