
Dynasty: potere, aziende ed eredità delle famiglie imprenditoriali
Quale e stato il ruolo e quali le contraddizioni delle più celebri famiglie imprenditoriali italiane: Agnelli, Del Vecchio, Benetton e De Benedetti?
In questa intervista Finance TV – Le Voci dell’Economia, l’ospite Mario Giordano – giornalista, direttore editoriale e autore del libro Dynasty – analizza il ruolo e le contraddizioni delle più celebri famiglie imprenditoriali italiane. Il filo conduttore? Il difficile passaggio generazionale e la perdita di un legame sano tra ricchezza privata e benessere collettivo.
Famiglie simbolo di un’Italia industriale che non c’è più
Giordano parte da un dato di fatto: molte delle dinastie che negli anni ’80 erano indicate come modelli di successo oggi sono al centro di conflitti interni, liti ereditarie e indagini giudiziarie.
Dagli Agnelli, con lo scontro sull’eredità e le accuse di tesori all’estero, ai Benetton, passati dalla produzione di maglioni alla gestione di infrastrutture pubbliche, spesso grazie a concessioni statali.
Il problema, spiega Giordano, è che queste famiglie non producono più ricchezza diffusa:
“Continuano a produrre ricchezza per se stesse, ma sulle macerie di un Paese”.
Passaggi generazionali: un problema sottovalutato
All’estero, il passaggio generazionale è considerato una questione collettiva, supportata da sistemi legislativi e finanziari. In Italia, invece, prevale l’improvvisazione: manca una strategia condivisa per proteggere l’impresa come bene sociale.
Nonostante esistano casi virtuosi, proprio le famiglie più in vista hanno mostrato avidità e meschinità, mettendo interessi personali davanti al bene comune.
Paradiso fiscale e privilegi
L’Italia offre una bassa tassazione sulle successioni, con ampie franchigie, facilitando la trasmissione ereditaria di grandi patrimoni. Un vantaggio che, secondo Giordano, ha accentuato comportamenti di distacco dalle regole. Emblematico il caso Fiat: contributi pubblici stimati in 220 miliardi di euro tra anni ’70 e 2000 e poi trasferimento della sede all’estero, insieme a presunti tesoretti in paradisi fiscali.
Dal mito etico alla realtà dei bilanci
Il paradosso è evidente: figure un tempo simbolo di valori, solidarietà e responsabilità sociale – come la famiglia Benetton con le campagne pubblicitarie “United Colors” – oggi sono associate a aziende in perdita sul fronte storico (abbigliamento) e utili derivanti da infrastrutture pubbliche privatizzate.
Ricchezza sociale vs avidità privata
Per Giordano, la ricchezza è un valore positivo solo se condivisa:
“Produrre ricchezza significa creare lavoro e benessere per sé e per la collettività. Quando diventa solo accumulo privato, si rompe il meccanismo sano del capitalismo”.
Conclusione
Il caso di queste grandi dinastie imprenditoriali italiane mostra un cambiamento strutturale: dal capitalismo familiare che trainava il Paese a un sistema dove privilegi, egoismi e scarsa visione di lungo termine indeboliscono il tessuto economico.
La sfida, per l’Italia, è ritrovare un equilibrio in cui il successo di un’impresa sia di nuovo anche il successo del Paese.
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