
Accordo sui dazi USA-UE: l’impegno all’acquisto di energia è davvero sostenibile per economia e ambiente?
L'impegno ad acquistare 250 miliardi di energia dagli USA è davvero sostenibile per economia e ambiente?
Un impegno da 250 miliardi: realtà o teatro politico?
L’accordo prevede che l’Europa importi petrolio e gas dagli USA per 250 miliardi di dollari l’anno per i prossimi tre anni. Secondo Armaroli, il numero è sproporzionato rispetto alla realtà: nel 2023 l’UE ha importato meno di 80 miliardi dagli Stati Uniti. Triplicare in così poco tempo è improbabile, sia per limiti produttivi americani, sia per vincoli infrastrutturali europei.
Inoltre, gran parte delle forniture energetiche è gestita da aziende private, non dai governi, il che rende ancora più complesso modificare accordi già in essere, come quelli con l’Algeria.
Il costo ambientale del gas liquefatto USA
Oltre all’aspetto economico, c’è un nodo ambientale. Il GNL statunitense richiede un processo ad alto impatto: fracking, liquefazione a -162°C, trasporto navale di 12-15 giorni e rigassificazione.
Risultato: costi elevati, perdite di metano lungo la filiera e un’impronta ambientale maggiore rispetto al gas via tubo da Algeria o Russia.
Questa scelta appare in contraddizione con il Green Deal europeo, mettendo in secondo piano la priorità climatica a favore di decisioni politiche di breve periodo.
Trump e il negazionismo climatico
Sul fronte americano, Armaroli evidenzia un quadro ancora più preoccupante:
L’amministrazione Trump ha sostenuto studi pseudoscientifici per mettere in dubbio le basi del cambiamento climatico.
Si minaccia di chiudere il centro di rilevamento della CO₂ a Mauna Loa, operativo dal 1958.
Si privilegiano gli interessi a breve termine della lobby del petrolio e del gas, ignorando decenni di evidenze scientifiche.
Queste mosse, avverte Armaroli, non solo danneggiano l’ambiente, ma rischiano di far perdere agli USA competitività nella corsa globale alla transizione energetica.
Il ruolo della Cina e le opportunità perse per l’Europa
Mentre Stati Uniti ed Europa rallentano sulle politiche verdi, la Cina investe massicciamente in energie rinnovabili e innovazione tecnologica, guadagnando un vantaggio strategico che potrebbe rivelarsi decisivo nei prossimi decenni.
Armaroli conclude con una nota chiara:
“La transizione energetica non si ferma. Ritardare significa pagare un prezzo economico e ambientale sempre più alto.”
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