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Geopolitica del denaro: il ruolo della finanza tra Stati Uniti, Europa e il mondo

La guerra per il controllo economico del mondo passa sempre più dalla leva finanziaria. Ne parliamo con Gian Carlo Cocco

Introduzione

Oggi più che mai, comprendere il funzionamento dei meccanismi finanziari ĆØ fondamentale per leggere il presente e prevedere il futuro. In un contesto globale segnato da guerre commerciali, tensioni geopolitiche e crisi sistemiche, la finanza non ĆØ più (solo) un ambito tecnico per esperti, ma uno strumento di potere che condiziona economie, stati e cittadini. Il rapporto tra Stati Uniti ed Europa, i movimenti dei BRICS, il ruolo del dollaro e la crisi del debito pubblico mondiale sono le nuove coordinate attraverso cui leggere l’evoluzione del potere globale.


La guerra invisibile: debito e dominio

Il debito ĆØ il nuovo campo di battaglia. Chi possiede credito ha influenza. Chi ĆØ indebitato, ĆØ vincolato a chi detta le condizioni. Questo vale per le imprese, ma anche – e soprattutto – per gli Stati. Gli Stati Uniti, nonostante un debito pubblico superiore ai 34.000 miliardi di dollari, riescono a sostenere la propria egemonia grazie al primato del dollaro come valuta globale e alla capacitĆ  di attrarre costantemente capitali attraverso l’emissione di titoli del Tesoro.

Ma il vero "gioco d’azzardo" – come lo definiscono alcuni osservatori – ĆØ quello legato alla combinazione tra politica commerciale aggressiva (dazi, sanzioni, pressioni sul sistema SWIFT) e richieste implicite ai partner di continuare a finanziare il debito americano. Una strategia che può funzionare solo finchĆ© il dollaro resta al centro del sistema finanziario globale.


L’Europa: potenza monetaria, debolezza politica

Nel mezzo di questo scenario, l’Europa sembra trovarsi in una posizione ambigua. Potenza economica ma non militare, forte sul piano industriale e dei valori, ma priva di una vera politica estera unitaria, l’Unione Europea appare sempre più come un "cliente", per usare un termine dell’antica Roma: ufficialmente indipendente, ma nella sostanza subordinata alla superpotenza statunitense. Un’unione fondata sull’euro, sƬ, ma ancora troppo fragile politicamente per affrontare sfide come la transizione energetica, il riarmo o l'autonomia tecnologica.


I BRICS e l’assalto al dollaro

Nel frattempo, il blocco dei BRICS – Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, con nuove adesioni in vista – propone un modello alternativo. L’obiettivo dichiarato ĆØ la de-dollarizzazione: creare nuovi sistemi di pagamento internazionali indipendenti dal dollaro, scambiare energia in valute locali o in oro, e costruire istituzioni finanziarie autonome. ƈ una sfida frontale al cuore del potere statunitense.


Anche gli eventi recenti lo dimostrano: la Russia è stata espulsa dal circuito SWIFT, ma non è stata isolata globalmente. Al contrario, ha rafforzato i legami con Asia, Africa e Sud America, dimostrando che il mondo non occidentale cerca sempre più strade alternative.


Il bivio dell’Occidente

Di fronte a questi mutamenti, l’Occidente rischia di comportarsi come l’aristocrazia durante la sua decadenza: convinta di poter continuare come sempre, ignorando i segnali del cambiamento. Ma il cambiamento ĆØ in atto. L’Europa, in particolare, ha una scelta: inseguire le logiche del riarmo e della competizione militare globale – con costi sociali e strategici elevati – oppure investire sulla sostenibilitĆ , sull’innovazione tecnologica e sui propri punti di forza valoriali, ancora molto riconosciuti nel mondo.


Conclusione

Il vero scontro in atto non ĆØ solo geopolitico o ideologico: ĆØ una guerra silenziosa fatta di strumenti finanziari, leve economiche, debiti, crediti e controllo delle infrastrutture monetarie globali. Per sopravvivere – e magari prosperare – l’Europa deve riscoprire il pensiero critico, ricostruire una visione autonoma del proprio futuro, e scegliere da che parte stare: tra chi impone regole e chi le subisce.


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