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Il Futuro dell’Energia: l’evoluzione della Cina e le alternative per un’Europa indipendente

Quale sarà l’evoluzione del panorama energetico mondiale? Facciamo un focus sulla strategia cinese e sulle alternative per l’Europa.



Mentre in Occidente il dibattito resta spesso ancorato a questioni politiche e ideologiche, la Cina corre veloce verso una transizione energetica pianificata nei minimi dettagli. L’obiettivo? Diventare un "Elettro Stato", leader globale non solo nella produzione di energia rinnovabile, ma anche nella filiera tecnologica che la sostiene.


La strategia cinese: dalla dipendenza ai combustibili fossili alla leadership green

La Cina, priva di grandi giacimenti petroliferi “supergiganti”, ha scelto già vent’anni fa di ridurre al minimo la propria dipendenza dai combustibili fossili. Il dato è impressionante: nel solo maggio 2025 ha installato 94 GW di fotovoltaico.


Per fare un paragone, l’Italia ha installato meno di 40 GW in oltre 20 anni.

Questa crescita record non è casuale. Pechino ha sviluppato una filiera verticale integrata: estrazione e raffinazione delle materie prime, produzione, implementazione e continua innovazione, anche in sinergia con la transizione digitale.


L’auto elettrica, per esempio, non è vista solo come mezzo di trasporto, ma come parte di un ecosistema tecnologico che integra intelligenza artificiale, robotica e automazione industriale.


E l’Europa? Un rischio di ritardo strategico

L’Unione Europea, troppo spesso concentrata su dinamiche e alleanze con gli Stati Uniti, rischia di perdere terreno su innovazione e sostenibilità. Guardare “a est” – verso Cina e altre economie emergenti – potrebbe essere fondamentale per restare competitivi, evitando di rimanere dipendenti da forniture energetiche costose e instabili.


Nucleare: tra mito e realtà

Nonostante il ritorno del dibattito, i numeri parlano chiaro: il nucleare oggi copre meno del 10% della produzione elettrica mondiale e continuerà a rappresentare una quota simile o inferiore nei prossimi 30 anni.


Anche la Cina, pur essendo tra i leader nella costruzione di reattori, ha installato in 32 anni appena 58 GW di nucleare, contro i 94 GW di fotovoltaico in un solo mese. I costi elevatissimi, i tempi di costruzione decennali e l’assenza di progetti concreti in molti paesi europei rendono improbabile un vero “rinascimento nucleare” in Italia.


Idrogeno: potenziale a lungo termine, ma non la soluzione immediata

L’idrogeno è un vettore energetico, non una fonte: va prodotto, con costi energetici ed economici elevati. La produzione pulita avviene tramite elettrolisi dell’acqua, processo che richiede molta energia rinnovabile.


Oggi l’idrogeno non è competitivo per trasporto leggero o riscaldamento, dove esistono alternative già efficienti come auto elettriche e pompe di calore. Il suo ruolo potrà crescere in futuro nello stoccaggio stagionale dell’energia e in settori industriali difficili da elettrificare.


Conclusione

La Cina dimostra che pianificazione a lungo termine, investimenti massicci e integrazione tra energia e digitale possono trasformare un sistema industriale e renderlo leader globale.


Per l’Europa, la sfida è uscire dalla dipendenza dalle scelte altrui e investire seriamente in tecnologie rinnovabili, evitando di inseguire soluzioni lente e costose.


Il futuro energetico sarà scritto da chi saprà coniugare innovazione, sostenibilità e strategia industriale. E il tempo per agire è adesso.



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