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Economia e Dintorni

Perchè Atene non pagherà gli aiuti.

 TRA POCO alla guida della BCE, arriverà SuperMario e toccherà a lui decidere le linee di politica economica della banca Centrale in un’Europa che viaggia a due, o forse più, velocità. Da una parte i paesi con i conti in ordine; dall’altra tutti gli altri, con problemi di bilancio, di debito pubblico, con sistemi finanziari ormai inadeguati e scarsa crescita e competitività.

Stanno venendo al pettine i nodi delle differenze, la Germania, locomotiva in Europa, ed anche la Francia, protendono per politiche di rigore mentre tutti gli altri avrebbero ancora bisogno di politiche economiche espansive per creare quella circolazione monetaria che aiuti la crescita del PIL, magari anche con un maggiore stimolo all’export. 

 
L’ITALIA,  per esempio, è tra questi. Si è parlato di Euro a due velocità, impossibile sarebbe da gestire e, così, il fantasma dell’Italia del 1992 aleggia sul Partenone. All’epoca il nostro Paese fu costretto a uscire dallo SME lasciando libera la Lira di fluttuare. Un po’ come se la Grecia tornasse alla Dracma ma con le relative, evidenti, maggiori difficoltà. Fatto sta che, però, l’Italia, alla fine, beneficiò della libertà di comportamento e riuscì a ricavarne buoni risultati. 
 
NELL’EURO questa libertà ai vari Stati aderenti è, ovviamente, negata e tocca alla BCE, appunto, guidare la politica monetaria per tutti gli Stati aderenti. La stella polare della BCE, a oggi, è stata il controllo dell’inflazione, quest’ultima si sta riaffacciando ma, nel mondo globalizzato, spesso è figlia di fattori esogeni, materie prime alimentari ed energetiche, ad esempio, condizionano i prezzi molto più che il semplice aumento della massa monetaria. 
 
DIFFERENZA. E questa è la grande differenza tra la BCE e la Federal Reserve, e che come prima conseguenza ha il deprezzamento della moneta Statunitense sull’Euro ma con enorme aumento della capacità d’esportazione dell’industria Americana. L’uscente capo della BCE certamente alzerà i tassi a Luglio prima di lasciare a Mario Draghi il testimone della Banca, e, quest’ultimo, almeno all’inizio resterà nel solco tracciato. 
 
DRAGHI. Detto questo, e nel fare gli auguri a Draghi, ricordiamo che i trattati non contemplano l’uscita di un Paese dalla moneta unica, non sono previsti gli strumenti, e, in più, Francoforte vede il default Greco come una bomba devastante, specie per i bilanci delle Banche che hanno in pancia i Bond di Atene, nonché per il potenziale “effetto domino” sugli altri Paesi periferici. Che fare allora? Con molta probabilità s’interverrà ancora, Fondo salva Stati o altre forme, è uguale. Saranno stanziati Euro a copertura dei debiti Ellenici e, quindi, in favore dei suoi creditori.  
 
TASSI. Se si continuerà a farlo ai tassi da usura attuali, la Grecia, semplicemente, non potrà restituirli e, alla fine, il fondo Salva Stati sarà stato un Fondo Salva Creditori, facendogli pure fare un grosso affare. Invece, se s’imporrà ai creditori almeno di accettare il pagamento degli interessi sui Bond Ellenici in loro possesso ai tassi minimi, giacché intervenendo come Europa il rischio per loro è azzerato, allora la Grecia potrebbe, pian piano, rimettersi in sesto e quindi anche restituire agli altri cittadini Europei gli aiuti ottenuti. Poi, il perché e il per come la Grecia si sia trovata in queste condizioni, è un’altra storia.
 
A. Alexandros