Categorie
Economia e Dintorni

Pagamenti sempre più digitali:
calo contanti e piano cashback

Bene la digitalizzazione finanziaria

La pandemia ha accelerato in modo vertiginoso l’uso dei pagamenti digitali anche in Europa, dove il 40% ha dichiarato di aver ridotto l’uso dei contanti da quando c’è il Covid. A rivelare la tendenza è una ricerca condotta dalla Bce. Un trend che in Italia verrà rimarcato dal piano cashback del governo, il quale premierà con un rimborso del 10% già da questo dicembre (e una lotteria sugli scontrini da gennaio), i consumatori che preferiranno pagare in modalità cashless.  

La nota positiva per il Fintech

Una buona notizia dunque per il Fintech e le aziende che gravitano attorno al settore. La digitalizzazione sempre più diffusa in ogni settore da marzo in poi non ha risparmiato neanche il mondo finanziario. “Quattro partecipanti su dieci – rileva l’istituto di Francoforte – hanno risposto che dall’inizio della pandemia hanno utilizzato il contante con minore frequenza. Benché la maggior parte dei consumatori rientranti in tale categoria preveda di continuare a usare di meno il contante anche dopo la pandemia, l’impatto a lungo termine sulle abitudini di pagamento è ancora incerto”. 

Il piano “anti-contanti” dell’Italia

In Italia, l’e-payment sarà favorito anche dalle scelte del governo. Il piano cashback che consente di recuperare il 10% della spesa fino a un massimo di 1500 euro parte in via sperimentale a dicembre e in particolare in vista dello shopping della stagione natalizia. Si potrà ottenere fino a massimo 150 euro e il rimborso arriverà ai consumatori a febbraio 2021 sul proprio conto corrente. Le norme a regime partiranno dal primo gennaio. Sono tre i periodi identificati per i rimborsi: 1 gennaio 2021-30 giugno 2021; 1 luglio 2021-31 dicembre 2021; 1 gennaio 2022-30 giugno 2022. Con rimborsi ogni sei mesi in base ai punti accumulati.

Il futuro dei pagamenti è cashless

Insomma i pagamenti digitali proseguiranno col vento in poppa almeno nel medio periodo, diciamo fino al 2025. Poi, quel che sarà, non è ancora sicuro. Bisognerà vedere quali scorie lascerà la pandemia sui cittadini europei. Difficile però immaginare un rifiuto del digitale nel lungo periodo, perché la spinta istituzionale in tal senso è forte, anche per migliorare il tracciamento dei flussi finanziari e ridurre l’annoso problema dell’evasione fiscale.