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Investimenti e mercati

CAMBIO euro/dollaro: +6% ad aprile

Macro

Il mese di maggio si conclude con listini azionari Usa su nuovi massimi (avendo recuperato la correzione di metà mese) in concomitanza con un dollaro più debole (-2% vs €) a causa dell’impasse politica negli Usa e di un marginale deterioramento macro. Negli Usa alcuni dati macroeconomici (soprattutto quelli "hard" relativi alla produzione industriale) sono in fase calante da almeno un paio di mesi, e l’indice delle sorprese macroeconomiche è in territorio negativo. Questi due elementi, unitamente ad una Fed cauta e a un’inflazione in declino hanno provocato una discesa dei rendimenti obbligazionari (rendimento Treasury Usa 2,2%). In Europa, dopo il risultato positivo delle elezioni francesi ci sono state prese di beneficio di carattere tattico sui listini azionari dovute in parte al posizionamento di mercato e al rafforzamento del cambio €/$ piuttosto repentino, +6% da inizio aprile. Il quadro macro e quello politico resta comunque incoraggiante anche alla luce della forte revisione al rialzo degli utili aziendali. Il meeting delle Bce si è svolto in linea con le aspettative: si riconosce un miglioramento delle prospettive di crescita ma resta una cautela di fondo nel rimuovere lo stimolo prima che l’inflazione sia stabilmente in cammino verso il 2%.


Strategia
Il comparto tecnologico continua a fare meglio rispetto al resto del mercato, trascinato dalle ottime performance dei titoli Faang (Facebook, Apple, Amazon, Netflix e Google +30% da inizio anno); allo stesso tempo il "Trump Trade" (infrastrutture, inflazione, banche, materie prime) ha continuato la correzione tornando, in molti settori, sui livelli pre-elettorali. Negli Usa la creazione di liquidità da parte del sistema finanziario resta abbondante, favorita dall’attendismo della Fed in assenza di pressioni inflazionistiche e del tanto atteso piano di taglio delle tasse che, oramai, non sembra possa arrivare prima del 2018.Il barometro macro e geopolitico continuano a segnalare condizione positive per i mercati mentre valutazioni, sentiment (l’ipercomprato del mercato) e liquidità sono più «tirati». In particolare la liquidità, che ha rappresentato la variabile impazzita di questi primi 6 mesi del 2017 (+$1’000bn), resta il punto di maggiore controversia, soprattutto in luce all’imminente stop della Fed al reinvestimento dei titoli acquistati durante il Qe. Se tale misura dovesse continuare a crescere il rally di azioni, emergenti e prodotti a spread potrà continuare. Se al contrario il rubinetto dovesse chiudersi, i tassi inizieranno a risalire e sarà difficile per le azioni mantenere questi livelli valutativi.
 
A cura di Andrea Delitala, head of Euro Multi Asset di Pictet Asset Management e Marco Piersimoni, senior portfolio manager di Pictet Asset Management