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Usa, Treasury giù: Trump
trema, rischio recessione

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L’economia americana, in piena crescita, rischia d’invertire la rotta nei mesi a venire

Un primo campanello d’allarme per la continuazione del rally sul mercato azionario potrebbe essere dato dall’inversione della curva dei titoli di Stato, Treasury USA, con i rendimenti dei bond a 10 anni scesi sotto quelli a 3 mesi durante la scorsa settimana. Un evento statisticamente associato con l’inizio di una fase di recessione. E una prima nube che si addensa sul capo del presidente Donald Trump. Lo si apprende da un’analisi curata dall’Ufficio studi BG Saxo.

La seduta della scorsa settimana ha archiviato il miglior primo trimestre per i principali indici USA dal 1998, con l’indice S&P 500 in rialzo di oltre il 13 % da inizio anno, spinto dalle notizie legate ai colloqui tra Washington e Pechino e dalla politica della FED che continua a mostrarsi dovish. Lunedì l’indice delle 500 migliori società USA ha aggiornato ulteriormente i massimi, spingendosi fino a sfiorare quota 2.870, a breve distanza dal top toccato a gennaio 2018 e a circa 90 punti dalle vette raggiunte a settembre. Un  primo campanello d’allarme per la continuazione del rally sul mercato azionario potrebbe essere dato dall’inversione della curva dei Treasury USA, con i rendimenti dei bond a 10 anni scesi sotto quelli a 3 mesi durante la scorsa settimana, evento statisticamente associato con l’inizio di una fase di recessione.

Su questo tema, e in particolare su quello che significa dal punto di vista del mercato azionario, si è espresso egregiamente l’head of equity strategy di Saxo Bank, Peter Garnry, evidenziando come nei 18 mesi successivi alla sopra citata inversione i rendimenti medi siano stati pari al – 7%. A questo importante spunto possiamo aggiungerne altri puramente tecnici, analizzando gli oscillatori RSI e Momentum in divergenza rispetto all’impostazione rialzista dell’indice S&P 500, e la leggera risalita dai minimi della volatilità, rappresentata dal VIX. Per ultimo, ma non per questo meno importante, è evidente la discesa dell’indice delle small cap, Russell 2000, durante il mese di marzo, mentre invece S&P 500 ha aggiornato nuovamente i massimi da inizio anno. Con i dovuti distinguo, quest’impostazione l’abbiamo già vista tra settembre e ottobre 2018, poco prima del bear marker che ha portato l’indice S&P 500 da 2.900 a 2.300 punti.

Pertanto, in caso di eventi che dovessero sostenere il sentiment, potremmo assistere a una completa negazione di tutti gli indicatori con un recupero dei valori di gennaio 2018 e un tentativo di attacco ai massimi storici. Se invece non dovessimo vedere una soluzione ai punti aperti, con un accumulo di dati negativi sul fronte macro, potremmo assistere alla conferma del setup tecnico sopra descritto, con l’interruzione del rally e l’inizio di un nuovo downtrend.

04/04/2019 Firma: Luca Losito