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Un Trust per salvare
Venezia dall’acqua alta

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Per finalizzare le risorse e sorvegliare sull’uso dei fondi, ci si può affidare al Trust. Con il fine di tamponare l’emergenza nella città lagunare ed evitare che si ripeta in futuro

Lo strumento può aiutare la Serenissima

Un Trust per salvare Venezia dagli allagamenti attuali e futuri. Vincolando l’utilizzo dei soldi che verranno il Governo destinerà o istituzioni e privati cittadini doneranno alla messa in sicurezza della città e al completamento in tempi strettissimi del Mose. Ma perché proprio con un Trust? Si tratta di un istituto giuridico da tempo riconosciuto dal nostro ordinamento giuridico che consente di assicurare l’intera collettività nel cui interesse viene costituito dell’effettiva destinazione del patrimonio in esso conferito al perseguimento di uno scopo o di una finalità ben definita.

Il Trust per riuscire a completare il Mose

Nel caso specifico il «Trust per Venezia» con i soldi che verranno stanziati dal Governo, dall’Unione Europea o ricevuti da altre Istituzioni, da banche, da fondazioni, da aziende o da tutti coloro (anche privati cittadini) che vorranno, magari in occasione della visita nella città di San Marco, lasciare una piccola offerta monetaria, dovrà pagare i lavori per il completamento del Mose o i fornitori che realizzeranno le opere necessarie per mettere in sicurezza i principali monumenti della città.

Supervisione a Bankitalia e al Fai

Il Trust, come già avvenuto altre volte in Italia (ne è stato costituto uno per la raccolta di fondi per la ricostruzione dell’Emilia post terremoto e uno per supportare la ricostruzione del ponte Morandi di Genova) dovrà essere amministrato da un soggetto, il Trustee, capace di essere super-partes e doppiamente vigilato. Da un’Autorità riconosciuta come indipendente (i.e. Banca d’Italia) e da un guardiano che all’imparzialità abbini esperienza e competenza nella gestione e nella tutela del patrimonio artistico (i.e. il Fai, da sempre attento alla tutela dell’ambiente e ai monumenti che costituiscono il primo e più importante patrimonio del nostro Paese).

Vincolo sull’uso dei fondi disponibili

Per precise disposizioni di legge il Trust deve usare i soldi solo ed esclusivamente per le finalità per le quali lo si istituisce. Questo lo mette al riparo da possibili usi distorti del patrimonio in esso conferito; la doppia vigilanza sul suo operato da parte di organismi non politici contribuirebbe poi a tenere sotto controllo le spese e la scelta dei fornitori a cui si affideranno le opere di ricostruzione, di restauro e di completamento del Mose.

Zero legami con la politica

Nessuna contaminazione politica ma solo la salvaguardia di Venezia: questo dovrà essere l’unico vero obiettivo del Trust. E per chi volesse o dovesse segnalare eventuali usi non corretti del patrimonio in Trust ci sarà la possibilità di fare segnalazioni, anche anonime, attraverso una procedura di Whistleblowing. Un nuovo modo insomma per rispondere concretamente e in modo giuridicamente adeguato a tutti coloro, italiani e non, che chiedono di mettere da parte burocrazia e antagonismi politici e valorizzare invece la bellezza artistica ed ambientale della città lagunare.

L’aiuto prezioso da parte di tutti

La società civile veneziana si è già messa all’opera per ripulire la città; ora tocca alla nazione e a chi la ama fare la propria parte. Non più angeli del fango, come nella Firenze alluvionata del 1966 (proprio come successo alla stessa Venezia nello stesso anno). Ma amanti della cultura e lungimiranti nonni e genitori capaci di impegnarsi, ciascuno in base alle proprie possibilità economiche. Per lasciare in eredità a nipoti e figli una città unica nel mondo, facendoli diventare beneficiari del Trust per Venezia.

15/11/2019 | Categorie: Economia e Dintorni Firma: Fabrizio Vedana