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TAPERING o non tapering, questo è il dilemma

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Il dibattito sulle modalità di abbandono delle politiche espansive della Bce è ufficialmente aperto. Secondo Mario Draghi, una revisione dell’attuale politica monetaria è prematura, mentre altri, come Weidmann, credono sia necessaria una discussione sull’attuale prospettiva di mantenere i tassi “ai livelli attuali o inferiori per un prolungato periodo di tempo, e ben oltre l’orizzonte dei nostri acquisti netti”.

Se da un lato c’è molta attenzione alla divergenza tra i dati hard e soft negli Stati Uniti, in Eurozona c’è uno sviluppo molto significativo al quale si è prestata davvero poca attenzione. I miglioramenti, finora ampiamente ignorati, sono visibili in un ampio numero di Paesi in molte aree dell’economia.

La crescita dell’export è stata impressionante. Le esportazioni complessive dei Paesi dell’Unione monetaria sono aumentati del 13% su base annuale, a fronte di una crescita piatta registrata nel trimestre precedente. E non è solo la Germania. Le esportazioni della Finlandia sono cresciute del 9%, quelle del Portogallo del 13% e per la maggior parte dei Paesi la crescita è stata simile. L’aumento degli ordini alle esportazioni ha probabilmente aiutato anche un aumento della fiducia. Il dato del Pmi in Olanda, così come per molti altri Paesi, ha raggiunto i livelli del 2011, ovvero la fase in cui la Bce stava alzando i tassi. Una maggior fiducia è riscontrabile anche negli investimenti in conto capitale delle società. Gli investimenti, ad esempio, stanno crescendo a un ritmo vicino al 2% in Portogallo e al 4% in Francia.

Anche i dati sul mercato del lavoro continuano a migliorare a un ritmo serrato e forniscono un contesto positivo per la spesa dei consumatori. Nell’ultimo anno, la disoccupazione nell’Eurozona è diminuita dello 0,8% al 9,5%. Per l’area Euro nel suo complesso, la disoccupazione è già a un livello inferiore al 2011 e solo 2 punti percentuali superiore a quella del 2008. Se questo ritmo dovesse continuare, la disoccupazione raggiungerà il livello medio del periodo 2000-2007 tra circa un anno, con Italia e la Francia uniche due eccezioni degne di nota. La fiducia dei consumatori è ai livelli più alti dal 2007, a sua volta il massimo raggiunto dal 2001. È un dato confortante per la spesa, che attualmente cresce del 2% circa.

Nonostante una migliore prospettiva, le pressioni inflative sono ancora assenti. L’inflazione core è stata tra lo 0,6% e l’1,1% dalla metà del 2013 e sembra fermamente ancorata su quei livelli. Anche in Germania, che ha il tasso di disoccupazione minimo dalla riunificazione, i salari stanno crescendo solo modestamente (2-3%), perciò la pressione al rialzo derivante dal costo del lavoro è ancora limitata. Tuttavia, le pressioni deflazionistiche non sono più prevalenti, fattore che può almeno essere considerato un progresso.

A cura di Kommer Van Trigt, head of the global fixed income macro team di Robeco  

29/04/2017 | Categorie: Investimenti Firma: Redazione