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Social credit, dalla Cina arriva il punteggio ai cittadini

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Nel 2020 la Cina potrebbe lanciare i social credit, un sistema che classifica i cittadini in base alla loro condotta

Il bellissimo, e a tratti inquietante, romanzo distopico “1984” firmato da George Orwell potrebbe presto diventare realtà: la Cina entro il 2020 potrebbe lanciare i social credit, un punteggio a tre cifre che classifica la buona condotta di ciascuno. Il paragone al libro è chiaramente provocatorio, ma il controllo che il Governo eserciterebbe sui cittadini sarebbe comunque preoccupante. Anche perché l’idea cinese è quella di integrare i tanti dati a propria disposizione con quelli in mano alle compagnie hi-tech per tracciare un profilo più stringente possibile su ogni persona.

Tale punteggio, che terrà conto di fattori come il rispetto del codice stradale, fedina penale, diffusione di “fake news” e buoni rapporti di vicinato, decreterà il grado di affidabilità tout court del cittadino certificandone la possibilità o meno di avere accesso a servizi – dai trasporti al credito bancario – se non addirittura sgravi fiscali per buona condotta. Più l’individuo si dimostrerà “buono”, più verrà premiato dal Governo; meno si comporterà bene, più grande sarà la punizione delle istituzioni. L’idea di per sé, insomma, non sembra proprio rassicurante.

Alla base di tutto c’è una circolare del 2007, quando il Consiglio di Stato cinese dichiarò di voler «accelerare la costruzione del sistema di credito del nostro Paese, perfezionare ulteriormente il sistema di economia di mercato socialista e costruire una società armoniosa»: dunque, l’implementazione di nuovi sistemi di controllo si sarebbe resa necessaria per contrastare problemi come debiti, evasione fiscale, frodi, prodotti contraffatti, raccolte fondi illegali e quant’altro. In questo senso nel 2015 la Banca cinese ha chiesto ad otto compagnie hi tech di valutare i propri utenti.

Una sorta di programma pilota in cui aziende come Alibaba e Tencent, sfruttando i loro database enormi, hanno iniziato a sperimentare il “punteggio credito” sugli user. Nel 2017, la Banca ha deciso di ritirare la licenza alle compagnie scelte ritenendo che potesse esserci un conflitto di interessi nella valutazione del credito da parte di società erogatrici di servizi finanziari e commerciali. Ma l’idea sta prendendo piede anche in versione non prettamente economica, come sta accadendo in una cittadina della provincia di Shandong.

Si tratta di Rongcheng, dove la giunta locale ha fatto entrare in vigore già dal 2013 un sistema di social credit: a tutti i cittadini maggiorenni vengono assegnati 1000 punti, che aumentano o diminuiscono in relazione al fatto che tu compia buone o cattive azioni. Per chi aumenta il proprio punteggio sono previsti sconti su bollette, prestiti e noleggi. Secondo i dati dell’amministrazione locale, al momento il 90 per cento della popolazione maggiorenne di Rongcheng ha una valutazione del social credit cittadino pari ad A.

L’ipotesi che il Partito-Stato si faccia presto autorità massima e ultima incaricata di gestire e maneggiare i dati di oltre 1 miliardo di persone non può che generare un bel po’ di preoccupazione. Timore che si aggiunge a quello per la gestione dei medesimi dati ormai da tempo in mano ai grandi players della rete come Facebook e Google. Forse non ci sarà la telecamera del Grande Fratello di Orwell a spiare ogni mossa in giro per casa, ma con un sistema così la libertà e la privacy dei cittadini rischiano davvero di non essere più quelle di una volta.

14/05/2018 | Categorie: Economia e Dintorni Firma: Luca Losito