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Rilanciare l’economia con la grande calamita dei mille talenti.

Ciò che fa la differenza tra un paese che avanza e un altro che declina è l’attrazione magnetica dei talenti scientifici e imprenditoriali da tutto il mondo.

LA FUGA. L’Italia non è un magnete di talenti. Anzi li allontana. Per rendersene conto, basta spulciare i dati  sulla mobilità dei ricercatori in Europa. Secondo le cifre fornite dall’istituto “Marie Curie” a favore della mobilità, il nostro svantaggio è di uno a quattro. Per  un ricercatore straniero ospitato in Italia, quattro italiani scelgono una meta straniera. Per giunta, quella dei nostri ricercatori più che una mobilità è una fuga. Intendono restare all’estero. 

LE DIFFICOLTA’. Pochi sono quelli che corrono nel circuito dei talenti, con un continuo andirivieni tra il paese d’origine e l’ospitante. Chi poi  voglia tradurre la ricerca in attività imprenditoriale, incontra in Italia barriere molto alte, anzitutto culturali. Per i talenti imprenditoriali coltivati nei lavoratori scientifici, il nostro Paese resta una destinazione poco attraente.
Sul banco degli imputati ci sono da sempre le deficienze delle nostre università. Le quali, però, non sono l’unico colpevole. Oltre che dipendere dalla forza del cambiamento impressa dall’accademia, il rafforzamento del nostro  campo magnetico esige il riposizionamento delle nostre città ai crocevia dove i talenti s’incontrano e si aggregano. La competizione per attrarre i cervelli si fa dura anche per i magneti più potenti. Come la Silicon valley californiana, dove  ricercatori, talenti, imprenditori e investitori vivono in simbiosi.

LA SOLUZIONE. Oggi  sta subendo il duro attacco della Cina poiché i suoi governati intendono trasformare da economia abbondante di lavoro a basso costo a economia con alta intensità di talenti, creatori di imprese trainate dalla scienza. Già nel 2008, i cinesi hanno avviato il piano dei  “Mille talenti” allo scopo di calamitare da oltreoceano mille specialisti di altissimo livello nelle nuove aree di ricerca e nelle tecnologie chiave. In casa nostra, il magnete dei talenti guadagnerebbe in potenza. Se solo prevalesse la cooperazione tra università e città come arma per competere col resto del mondo e per migliorare le reciproche prestazioni. La mobilità almeno, non sarebbe più una fuga.

07/02/2011 | Categorie: Economia e Dintorni Firma: Redazione