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Report settimanale

Ma la festa non era appena cominciata? Nell’ ultima ottava abbiamo assistito ad una sette giorni di acquisti anche se mi sembra che la forza del mercato si stia esaurendo. Dopo l’entusiasmante galoppata che ha permesso agli indici mondiali di guadagnare oltre il 30% dai minimi di marzo agli inizi di maggio, in queste ultime sedute le piazze finanziarie sembrano aver perso buona parte della loro forza di slancio. All’ottimismo si e’ di nuovo sostituita la cautela anche perche’ il quadro macroeconomico rimane incerto.

La Fed ha abbassato nuovamente le stime di crescita del pil per il 2009 e il 2010 pur confermando di intravedere segnali di miglioramento che lasciano sperare in un inizio di ripresa nel secondo semestre. Grande nervosismo lo ha scatenato poi Giovedi la decisione di S&P di abbassare l’outlook di una potenza di primo piano come l’Inghilterra a causa dell’enorme aumento dell’indebitamento. La mossa potrebbe preludere a una clamorosa perdita da parte della Gran Bretagna del rating di tripla A, il che comporterebbe un drastico aumento dei costi di rifinanziamento.

Ma quello che piu’ preoccupa i mercati e’ che la misura decisa nei confronti dell’Inghilterra possa preludere a un intervento analogo nei confronti degli stessi Stati Uniti, ormai travolti dal debito tanto da prevedere per il 2009 un deficit di ben 1700 miliardi di dollari. Sul fronte corporate, sembra finito per il momento l’effetto positivo sortito dall’annuncio degli stress test sul bilanci delle banche. Gli istituti sono riusciti per il momento a raccogliere nuovi capitali senza grandi difficolta’, ma la luce in fondo al tunnel per il comparto rimane ancora molto lontana.

Se da una parte il segretario del Tesoro Timothy Geithner ha cercato di rassicurare il Congresso parlando di principio di guarigione per il settore finanziario, l’ex governatore della Fed Alan Greenspan ha usato toni piu’ pessimisti spiegando che a suo vedere occorrono ricapitalizzazioni delle banche molto piu’ consistenti. Se questo non avverra’ in tempi rapidi, ha detto Greenspan, il credito non tornera’ a fluire e la recessione prolunghera’ la sua presa sull’economia.

A livello europeo la piazza migliore è stata Londra con il DAX30 che ha fatto segnare una performance positiva del 3,83%, seguita dall’ indice francese, il CAC40 (+1,86%) ed infine dall’ indice inglese il FTSE100 (+0,40%). A livello settoriale dobbiamo segnalare in denaro il settore bancario (+7,31% con le ottime performance di Deutsche Bank ed Ing), seguito dal settore delle risorse di base (+6,42%) ed infine da quello chimico (+3,16%) mentre in lettera dobbiamo segnalare il settore  media (-1,14%) seguito dal settore dell’ oil & gas (-0,65%) ed infine da quello dell’ health care (-0,09%). Fra i principali titoli protagonisti assoluti Deutsche Bank (+17,82%), Fortis (+13,38%) e Ing (+13,20%) mentre in lettera  Total (-1,94%), France Telecom (-1,91%) e Vivendi (-1,88%).

Piazza Affari chiude la settimana, dopo un’ ottava di arresto, con il rialzo dello S&P/Mib (+2,35%). La settimana appena trascorsa a Piazza Affari è stata caratterizzata dalla distribuzione dei dividendi che ha interessato gran parte dei titoli che compongono l’indice principale e per questo motivo la performance del nostro listino principale dovrebbe essere incrementata di oltre due punti percentuali.

Fra i titoli maggiori si mettono in evidenza Unicredit (+14,86% il dividendo azionario è stato molto gradito dal mercato, forse perché arrivato in un momento propizio, fatto sta che il giorno dell’operazione il titolo, partito da quota 1,575 ha chiuso a 1,8 euro con un rialzo che ha sfiorato il 13%. Al termine di questa settimana gli azionisti Unicredito si ritrovano così di nuovo con quotazioni superiori a 1,8 euro, ma nel loro deposito titoli ora ci sono 188 azioni per ogni 159 precedentemente detenute), Cir (+13,56% continua l’ottimo momento dell’holding De Benedetti. Le novità al vertice hanno risvegliato l’attenzione degli investitori sul titolo, le ristrutturazioni annunciate e soprattutto i tagli dei costi hanno indotto le principali case d’investimento a rivedere rating e target price, generalmente al rialzo, il titolo ne ha quindi immediatamente beneficiato.) ed infine Mondatori (+9,86% anche il titolo che fa capo al nostro Presidente del Consiglio ha beneficiato del ritrovato interesse per gli editoriali che ha caratterizzato la settimana appena trascorsa).

In rosso, invece, questa settimana, Lottomatica (-4,94% le prime due giornate di contrattazione aveva illuso che si potesse tornare sui 16 euro, poi tre ribassi consecutivi, particolarmente pesanti gli ultimi due. Io temo che il titolo possa ulteriormente amplificare i ribassi e raccomando massima prudenza), Snam RG (-1,58% non poteva essere la settimana buona per Snam, da sempre considerato il titolo più difensivo del listino) e Finmeccanica (-1,04% il mercato continua a penalizzare l’azienda guidata da Pier Francesco Guarguaglini, io, come noto, sono invece più ottimista sulle possibilità di sviluppo del business. E’ vero che i bilanci statali sono quello che sono, quindi qualche spesa va ridotta, ma la “posizione” assunta sul mercato internazionale, a mio avviso, pare corretta e quindi darà senz’altro frutti nel medio periodo).

Wall Street chiude l’ ottava in denaro ma come detto in precedenza l’intero mercato sembra aver esaurito quello slancio che lo ha caratterizzato per i mesi di marzo ed aprile complice anche la Fed che ha abbassato nuovamente le stime di crescita del pil per il 2009 e il 2010 pur confermando di intravedere segnali di miglioramento che lasciano sperare in un inizio di ripresa nel secondo semestre. Infatti, l’indice S&P500 ha chiuso con un rialzo dello 0,47%, mentre il Nasdaq e il DJIA hanno fatto segnare rispettivamente un misero +0,71% e +0,47%. In quest’ ultima settimana abbiamo assistito al rimbalzo dei macchinari per l’healt care (+39,41%), dei produttori di carta (+12,76%) mentre in lettera dobbiamo segnalare il settore delle banche regionali (-5,78%) e dei servizi finanziari (-4,67%).

Settimana all’ insegna della lettera per il Nikkei225 (-0,42%) dovuta ad una fase di lateralità dopo che è fallito l’assalto alla resistenza dei 10000 punti ( venerdi la chiusra è stata a 9225,81 punti).

Settimana positiva per il comparto delle commodities complice la debolezza del dollaro e il ritorno dei timori su una veloce ripresa dell’economia globale. Forti rialzi per la benzina (+9,53%), il caffè (+5,84%) ed infine per lo zucchero (+5,02%). In questa settimana nonostante il rialzo dei mercati azionari rialzi consistenti anche per  l’ argento (+5,0%), l’oro (+3,6%) e il platino (+2,7%).

Sul mercato dei cambi in settimana a dominare la scena è stato l’improvviso newsflow che ha fatto irruzione sul mercato relativo all’agenzia di rating internazionale Standard & Poor’s che ha rivisto da “stabile” a “negativo” l’outlook sul sovereign-rating dello UK. In effetti il rischio che anche gli USA perdano la “Tripla- A” potrebbe materializzarsi, sebbene questa eventualità costituirebbe soltanto in parte una novità per un mercato finanziario che ha assistito ad un credit- crunch di dimensioni ampie. La perdita della “Tripla-A” costituirebbe una perdita di immagine per le banche centrali dei paesi che la subiscono ed uno smacco a livello di blasone per le divise di riferimento. La notizia del taglio di outlook del sovereign-rating britannico ha spinto i fund managers a vendere i treasuries in portafoglio, reazione questa che ha determinato un’uscita dalla divisa americana contemporaneamente su tutti i fronti, ovverosia contro euro, contro sterlina e contro yen.

Prima di capire dove andrà il dollaro bisogna monitorare come si muoveranno i treasuries. L’euro-dollaro ha come primo supporto la zona di 1,3722-1,3738, dove si poteva ipotizzare la formazione di un doppio-top, e come resistenza l’area di 1,4382 prima e 1,4719 poi, punto ottenuto col portentoso rally sull’euro-dollaro scatenato dallo scandalo- Madoff.
Il price-action intra-week è stato pirotecnico sulla sterlina, divisa mossasi in modo forsennato, in un frangente di estrema volatilità. L’euro-sterlina dal canto suo, ha confermato la rottura al ribasso della trendline ascendente di medio-termine passante a 0,8860-0,8880, pur rimanendo al di sopra della media-mobile a 200-giorni a 0,8676. Sia in chiave strategica che in chiave grafica la view bullish sull’euro-sterlina resta intatta. Sarebbe necessaria la riconquista della trendline ascendente rialzista a 0,8860-0,8880, per avere un primo segnale di recupero. La rottura della media-mobile a 200- giorni sul downside spingerebbe molti traders a tirare i remi in barca e sposare non più il rialzo ma la lateralità.

Quanto all’euro yen suddetto cross ha chiuso la settimana poco al di sopra della media-mobile a 200-giorni ponendosi agli occhi dei graficisti in modo rialzista nell’intra -week. Tuttavia a partire da questa settimana il price- action sull’euro-yen potrebbe essere correlato non tanto alle aspettative minori o maggiori di ripresa ciclica nel mondo ma all’andamento dei credit-default-swaps sul mercato dei sovereigns.

Sul mercato obbligazionario nel corso della settimana si è registrato il taglio dell’ outlook da “stabile” a “negativo” del rating della Gran Bretagna. Se la Gran Bretagna dovesse subire il taglio del sovereign-rating, essa sarebbe la quinta nazione europea occidentale, dopo i tagli prodotti al rating di Irlanda, Grecia, Portgallo e Spagna. La revisione dell’outlook non implica per forza il taglio del rating, tuttavia ne rappresenta l’anticamera. Si tratta di una newsflow che rende comunque rischiosi i titoli di stato da un punto di vista strategico, per quanto il loro price -action diviene rialzista nei momenti di caduta dei mercati azionari.
Il future sul decennale nel Vecchio Continente ha registrato una chiusura settimanale in area 120,25 punti, in flessione di oltre una figura. Dal punto di vista grafico il price-action ha nella media mobile a 200-giorni (120,32 punti) la prima resistenza. La curva dei rendimenti ha registrato un movimento di shifting verso l’alto con i maggiori rialzi concentrati nel segmento di curva 7-10 anni. Il rendimento del decennale si è attestato al 3,55%, in rialzo di 18 centesimi. Dal punto di vista grafico il rendimento ha con forza violato verso l’alto la media mobile a 200-giorni posta al 3,42%. Una prossima area di test potrebbe essere rappresentata dall’area 3,60%. Finora il mercato obbligazionario è stato sostenuto dalla crisi economica-finanziaria mentre ha trovato nell’espansione della base monetaria da parte delle banche centrali e nei rischi di una futura impennata dell’inflazione i principali elementi distorsivi.

Durante l’ottava, invece, il mercato obbligazionario americano ha prima dovuto incassare un flusso di vendite abbastanza corposo per poi risalire con una certa solidità grazie alle Minute della Federal Reserve relative al Federal Open Market Committee del 29 aprile, ed essere venduto a mani basse infine sulla scia del taglio di outlook da “stabile” a “negativo” del rating della GB. E’ risaputo che gli USA sono grossomodo nella stessa situazione della GB e che qualche giorno addietro sul Financial Times era apparso un articolo che si interrogava sulle motivazioni che spingerebbero le case di rating a mantenere il sovereign- rate di tipo AAA relativamente ai titoli di stato USA. In effetti il rischio che anche gli USA perdano la “Tripla- A” potrebbe materializzarsi, sebbene questa eventualità costituirebbe soltanto in pa rte una novità per un mercato finanziario che ha assistito ad un credit-crunch di dimensioni ampie. La perdita della “Tripla- A” costituirebbe una perdita di immagine per le banche centrali dei paesi che la subiscono. Si tratta di un newsflow che rende comunque rischiosi i titoli di stato da un punto di vista strategico, per quanto il loro price-action diviene rialzista nei momenti di caduta dei mercati azionari.

I treasuries a 10- anni sono caduti in ampiezza, passando da un rendimento sotteso di minimo intra-week a 3,07% ad un rendimento di massimo a 3,45%. Il movimento è stato portentoso: sul mercato sono evidentemente passati ordini in vendita di long-term players, accompagnati da una liquidazione anche della divisa, dato che il Dollar Index è scivolato vistosamente sul downside. A prescindere dalle opportunità tattiche in acquisto di treasuries la classe è tutt’altro che affidabile.
Finora hanno avuto ragione quegli investitori che hanno ridotto la duration dei portafogli giocando in difesa su questo fronte.

                     MARKET MOVER DELLA SETTIMANA
 
Per quanto riguarda la settimana macroeconomica europea sarà una sette giorni scarna di dati. Da segnalare solo Lunedì 25 Maggio in Germania la pubblicazione dell’ indice IFO relativo al mese di maggio e poi Mercoledì 28 la pubblicazione dell’ indice di fiducia  economica relativa al mese di maggio,
Spostandoci Oltreoceano la settimana si preannuncia ricca di appuntamenti che portera’ nuove importanti informazioni dal fronte macro. Osservata lunedi’ la festa  del Memorial Day, si iniziera’ martedi’ con gli indici Fed di Chicago, Richmond e Dallas, con la fiducia dei consumatori di maggio misurata dal Conference Board e con l’indice Case-Shiller sulle variazioni dei prezzi delle abitazioni in marzo. Mercoledi’ 27 invece sara’ il turno delle richieste di nuovi mutui nell’ultima settimana e dell’indice sulle vendite di case esistenti in aprile. Giovedi’ appuntamento con le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione, con gli ordinativi di beni durevoli di aprile e con le vendite di nuove case in maggio. Venerdi’ infine gran finale con la prima revisione sulla variazione del pil nel primo trimestre, con il Pmi di Chicago (maggio) e con il dato di fine mese della fiducia dei consumatori misurata dall’universita’ del Michigan.
Per quanto riguarda il quadro macroeconomico nipponico dobbiamo segnalare solo la giornata di venerdi ricca di dati con la pubblicazione della produzione industriale m/m, il consumo delle famiglie ed infine i prezzi al consumo tutti dati  relativi al mese di Aprile.

Per suggerimenti e chiarimenti scrivete a [email protected]

25/05/2009 | Categorie: Investimenti Firma: Vincenzo Polimeno