NEWS

Report settimanale sui mercati finanziari

E la corsa dell’atleta durerà finchè vorrà la Fed. Nell’ultima ottava le borse mondiali hanno tirato un po’ il fiato dopo aver corso per ben 7 mesi consecutivi ma tale stop è da inficiare solamente alla ripresa del fiato e a nulla di preoccupante. E poi la corsa non si arresterà nel breve (a parte momentanei ribassi) in quanto la Fed, pur studiando la sua exit strategy, ha fatto capire che non è ancora tempo per la stretta monetaria. Se poi l’economia ripartirà davvero, lo capiremo solo il prossimo anno. A livello europeo la piazza migliore è stata Londra con il FTSE100 che è avanzato del 1,01%, mentre l’ indice francese, il CAC40 così come l’indice   tedesco, il DAX30 hanno fatto registrare ribassi rispettivi dello 0,51% e del 0,1%. A livello settoriale dobbiamo segnalare in denaro il settore alimentare (+3,40%), seguito dal settore delle telecomunicazioni (+2,07%) ed infine dal settore energetico (+2,02%) mentre in lettera dobbiamo segnalare il settore delle costruzioni (-3,81%) seguito dal settore assicurativo (-3,53%) ed infine dal settore tecnologico (-2,99%). Fra i principali titoli protagonisti assoluti Daimler (+4,88%), E. ON (+3,10%) e Bnp Paribas (+2,83% per l’ottima chiusura dell’aumento di capitale e per l’ annuncio che restituirà il denaro allo Stato) mentre in lettera segnaliamo Axa (-3,96%), Arcelor Mittal (-3,93%) e Saint Gobain (-3,93%).

Piazza Affari chiude la settimana con un corporoso ribasso dello Ftse/Mib (-3,03%),che non si vedeva dallo scorso luglio. Come da me anticipato nelle scorse settimane, non si tratta di nulla di preoccupante, anzi questo momento (e lo stesso durerà davvero poco) si preannuncia favorevole per poter accumulare titoli in portafoglio. Fra i titoli maggiori dobbiamo segnalare in denaro Tenaris (+1,77% spinto al rialzo da un ottimo report da parte di Goldman Sachs), Parmalat (+1,66% in questa settimana è volato sui massimi dell’ anno grazie anche alla spinta dell’intero settore europeo ma anche all’acquisto di un fondo di private equità a livello internazionale. Il titolo continuerà a far bene ma quello che mi stupisce è stato l’aumento di volatilità nelle ultime due sedute) ed Saipem (+1,38% spinto al rialzo dai prezzi del petrolio e a un aumento di target price da parte di Exane) mentre in lettera, invece, troviamo Impregilo (-9,96% spinto al ribasso dalle voci che sono circolate in settimana che quasi sicuramente perderà il ricorso presentato in Cassazione per la questione relativa alla Pedemontana), Stm (-9,77% trascinata al ribasso per i pessimi dati dell’americana Texas Instruments e il giorno successivo la sua settima trimestrale in perdita) e Unicredit (-8,97% il titolo soprattutto nell’ultima seduta ha accusato un crollo vicino ai cinque punti percentuali per le voci circolanti nell’ambiente che vedono una pessima trimestrale e per i maggiori accantonamenti da parte della società come anticipato dallo stesso ad Profumo).

Durante l’ultima ottava l’S&P500 ha aggiornato i massimi del recente rally, disegnando un top a 1.101 punti, per poi rintracciare a 1.080 punti. La volatilità nella misura del VIX in settimana, sebbene soltanto per qualche ora ha sfiorato il livello del 20%, evento che non accadeva da agosto 2008, livello questo a lungo agognato da parte dei fund-managers soprattutto. Le smanie di profit-taking hanno ossessionato a tratti i traders, intensificandosi all’uscita di un Beige Book che ha mostrato fondamentalmente due concetti: l’economia americana sarebbe in “stabilizzazione/modesto miglioramento”, un passo in avanti rispetto al precedente Beige Book,

rimarcando che il tallone di Achille della locomotiva americana al momento è rappresentato dal commercial-real-estate. Nulla di nuovo e di non noto. Il proliferare delle quotazioni a Wall Street, che negli ultimi tempi era risultato figlio nel complesso dei tassi bassi e del dollaro iperdebole, ha potuto continuare grazie al relativamente positivo valzer delle trimestrali, che finora si sono rivelate meno negative del previsto.

Questa settimana è stata ancora all’ insegna del denaro per il Nikkei225 (+0,25%) che riconquistando quota 10000 punti (10282,99) ha ripreso slancio grazie all’indebolimento della moneta e alla corsa dei settori finanziari ed industriali.

La più che positiva tornata di dati macroeconomici cinesi e i nuovi minimi dell’anno del dollaro sul mercato valutario hanno permesso al mercato delle materie prime di registrare una performance positiva anche nell’ultima settimana. Qualora il trend rialzista dovesse proseguire le quotazioni avrebbero tutto le carte in regola per tentare un allungo fino alla soglia dei 300,00 punti. Da seguire con attenzione l’evoluzione dell’indicatore RSI a 14-giorni, attualmente in prossimità della zona d’ipercomprato tecnico essendo pari al 67%. I protagonisti in assoluto della settimana sono stati il grano (+9,82%), il mais (+6,92%), il rame (+6,57%), l’alluminio (+4,06%) e la benzina (+3,26%). In territorio negativo hanno chiuso gli scambi il cotone, i suini da macello, lo zucchero, il caffè e il succo d’arancia. Il prezzo del greggio al Nymex si è mosso nell’intervallo di prezzo 77,64 $ – 82,00 $ (nuovo massimo delle ultime 52 settimane) per poi registrare una chiusura a 80,50 dollari al barile, in rialzo di circa due dollari. Settimana positiva per quel che concerne il mercato dei metalli preziosi. Il primo contratto future in scadenza sull’oro al Comex ha archiviato gli scambi a quota 1.055,60 $ per oncia, in rialzo di circa cinque dollari. Gran parte del rialzo deriva principalmente dalla debolezza del biglietto verde sul mercato valutario e dalla crisi economico-finanziaria. Per molti il metallo pregiato costituisce un hedging contro l’ inflazione, ma il mercato dell’oro performa bene o male a seconda che la politica fiscale o monetaria funzioni male o bene. In questa fase in cui i deficit in esplosione fanno venir voglia di vendere qualsiasi divisa potrebbe proseguire a performare bene.

Il contratto-future sul decennale, dopo aver avviato le contrattazioni a quota 121,34 punti, ha scambiato nell’intervallo di prezzo 120,74 – 122,04 per poi archiviare l’ottava a 120,84 punti, in calo di oltre mezza figura . Trattasi della terza settimana consecutiva cedente per il mercato obbligazionario europeo coincidente con un trend del mercato azionario in netta controtendenza. Con l’inflazione al rallentatore e il tasso di disoccupazione prossimo alla soglia del 10%, in Europa non tira aria di tassi in rialzo. Il tasso EURIBOR a 3-mesi ha proseguito a scendere in area 0,730%. La curva dei rendimenti tedeschi ha finito per registrare ancora una volta un movimento di steepening: il 2-anni (1,38%) è sceso di 4bps, il 5-anni (2,51%) ha guadagnato 3bps, il 10-anni (3,35%) 6bps e il 30-anni (4,12%) 7bps. Lo spread BTP/BUND si è ristretto di quattro punti base, da 88 a 84 punti base. La correlazione inversa tra il mercato delle azioni e quello dei titoli a reddito fisso ha ripreso a dominare la scena da diverse settimane. La discesa del tasso EURIBOR a 3-mesi ha incoraggiato negli ultimi tempi operazioni di carry trade. Finanziandosi a tassi d’interesse sempre più bassi, banche e investitori hanno acquistato qualunque titolo di Stato a media scadenza guadagnando automaticamente: indebitandosi a tassi bassi e investendo in titoli che hanno tassi più alti.

Questo spiega il perché, nonostante i rendimenti siano ai limiti dell’anoressia, gli investitori abbiano continuato di recente a strapparsi i titoli di mano.

Il bond-market americano ha chiuso un’ottava poco entusiasmante e caratterizzata da un alone di vulnerabilità. Non è cambiato molto nonostante le velate vendite che hanno investito i bonds a lungo-termine, con i tassi in leggera salita. I bonds su questo pezzo di curva hanno già più volte calcato in su ed in giù le attuali zone grafiche, essendo questo movimento poco importante in chiave strutturale. Ciò che si sarebbe voluto vedere per cercare di dipingere un quadro strategico da reputarsi nuovo e cambiato nella sua natura era la risalita dei tassi a breve-termine, che di fatto non si è ancora materializzata.

I tassi a 2-anni americani si collocano a 0,99%, quelli a 10-anni a 3,48%, avendo rotto al rialzo la media-mobile a 50-giorni, e quelli a 30-anni a 4,30%. Molto della partita potrebbe giocarsi intra-week sul dato relativo al GDP americano del terzo quarto, speranzosi che non gli accada quanto accaduto al GDP inglese in settimana, aspettando poi al varco i non-farm-payrolls. Tuttavia l’espansione di base monetaria e l’attivismo della Obama-administration dovrebbero cercare di controbilanciarne gli effetti eventualmente avversi, calmierandoli.

 

Durante l’ottava nulla o poco sembra essere cambiato sul mercato dei cambi. L’anti-dollarismo ha finito ancora una volta per prevalere. L’euro-dollaro dal canto suo ha messo a segno un top intra-week a 1,5064, avendo come prima zona di supporto l’area di 1,4844-1,4890 e come zona di resistenza la fascia di 1,5280-1,5320.  In chiave intra-currency il rally dell’euro-dollaro è stato accompagnato nelle ultime ottave un po’ dal rally del cable, lo sterlina-dollaro (1,6291) ed un po’ dal rally dell’euro-sterlina (0,9227). Il valore del pound oscilla in modo repentino ed erratico, a seconda se il mercato immagini che le autorità inglesi produrranno in futuro un’estensione dell’asset-purchase program oppure no. Il brutto dato sul PIL del Q3 2009 amplifica i rischi di svalutazione del pound. Sull’euro-sterlina il livello tecnico fondamentale sul downside si identifica con la media-mobile a 200-giorni ora a 0,8882. Sulla parte alta la resistenza da battere è a 0,9412. In materia di yen, la settimana si è conclusa con una svalutazione della divisa nipponica. L’euro-yen si è spinto molto in alto, fino a 138,28 cominciando a fiutare le resistenze strutturali di long-term. Una rottura di quest’area di natura rialzista innescherebbe considerazioni bullish sull’euro-yen e si è quasi giunti in area di ipercomprato e se il cross dovesse arrivare sulle resistenze di lungo-termine sarebbe lecito attendersi un po’ di profit taking, come avvenuto nelle scorse settimane per l’ euro sterlina.

 

 

Per suggerimenti e chiarimenti potete scrivere a [email protected]

 

26/10/2009 | Categorie: Investimenti Firma: Vincenzo Polimeno